Immigrazione

Le deportazioni di massa non sono iniziate: la rabbia e le mosse di Trump

Le deportazioni di massa promesse da Donald Trump non si stanno concretizzando. Il 47esimo presidente non è affatto soddisfatto dai numeri e ha retrocesso due dei leader dell’Immigration and Customs Enforcement (Ice). Foto: Thomas Homan, “zar” di Trump per la frontiera.

18 Febbraio 2025

Le città santuario stanno ostacolando i nostri sforzi. C’è anche la fuga di notizie. Quindi dobbiamo aumentare gli arresti degli alieni illegali, specialmente quelli con condanne penali”. Con queste parole Thomas Harmon, il cosiddetto “zar” della frontiera di Donald Trump, cercava di giustificare i numeri relativamente bassi dei deportati. L’inquilino della Casa Bianca sarebbe addirittura arrabbiato perché la sua deportazione di massa si sta rivelando un flop. In un’intervista a NewsNation Homan si è dichiarato ottimista ma non “soddisfatto” perché ci sono “centinaia di migliaia di alieni criminali” che devono essere arrestati. Il suo capo però non è contento come ci dimostra la retrocessione di due individui con alti incarichi nell’Immigration and Customs Enforcement (Ice).

In campagna elettorale Trump aveva promesso deportazioni di massa mai viste. Adesso dopo poche settimane si comincia a vedere la realtà fra retorica politica e governo. Dal 22 al 31 gennaio le retate dell’Ice hanno condotto all’arresto di poco più di 8 mila persone, una media di 800 individui al giorno. Nel mese di febbraio questi numeri sono scesi e l’Ice non ha rilasciato più cifre. Il direttore temporaneo di Ice Caleb Vitello avrebbe detto ai suoi luogotenenti che ognuno dei 25 distretti doveva effettuare 75 arresti al giorno per un totale di 1200 a 1550 al giorno. Questi obiettivi non sono stati raggiunti.

Nonostante il numero di deportati relativamente basso le retate degli agenti di Ice (Immigration and Custom Enforcement) hanno creato un clima di paura nei migranti.

Homan ha cominciato a trovare scuse additando le cosiddette città santuario di avere ostacolato il lavoro dell’Ice. Le città santuario non nascondono criminali dall’essere deportati. Nella stragrande maggioranza dei casi le direttive locali impediscono alla polizia di collaborare con agenti federali nella deportazione eccetto nei casi di reati criminali. L’altra lamentela di Homan ha a che fare con il bilancio. Lo “zar” della frontiera ha dichiarato che bisogna spendere di più e si aspetta che nuove leggi gli aumenteranno il bilancio. L’Ice ha circa di 5500 agenti per il controllo dell’immigrazione, cifra che non è aumentata da una decina di anni. Il senatore del South Carolina Lindsey Graham, grande sostenitore di Trump, ha anche lui rilevato la necessità di aumentare i fondi all’Ice mediante legislazione. Ciò potrebbe avvenire ma ci vorrebbe tempo e Trump ha fretta per dimostrare alla sua base di mantenere la promessa di milioni e milioni di espulsioni.

Per continuare la retorica dell’invasione dei migranti e la loro pericolosità l’Ice ha iniziato a trasportare migranti a Guantanamo Bay, in Cuba. Si tratta di un tentativo di dimostrare che c’è gente in giro talmente pericolosa che solo un luogo come il carcere fuori dal territorio Usa può tenerli lontani e garantire la sicurezza agli americani. Il centro di detenzione a Guantánamo ha una capienza di 30 mila posti, secondo Trump. Fino adesso solo pochi individui sono stati arrestati e trasferiti nel carcere che in passato era stato usato per accusati di terrorismo. Si tratta di una macchia nella coscienza americana poiché centinaia di individui tenuti fuori dal Paese non avevano i diritti degli accusati in territorio Usa, creando lunghe battaglie legali, costi eccessivi, e alla fine la stragrande maggioranza sono stati rilasciati. Al giorno d’oggi solo 15 ne sono rimasti. La crudeltà dei trattamenti dei prigionieri accusati di terrorismo è stata testimoniata dalle Nazioni Unite nel 2023. Ci sono stati anche episodi di tortura.

Il carcere a Guantánamo, Cuba, noto per avere servito come centro di detenzione per individui accusati di terrorismo dopo l’undici settembre, adesso sarà usato per rinchiudere migranti. Trump vuole in questo modo ricalcare la pericolosità di questi individui avvicinandoli ai terroristi.

Se i numeri di deportati non rispecchiano la retorica di Trump i danni sono però evidenti nel clima di paura che imperversa nelle comunità di migranti in Usa. La gente ha paura di uscire, di andare a lavorare, di andare in chiesa, e persino di accompagnare i loro figli a scuola. In alcuni casi la paura è talmente alta che alcuni migranti chiedono ai loro vicini di fargli la spesa. Questa paura ha già avuto effetti negativi che aumenteranno data l’importanza del lavoro dei migranti all’economia americana. Si calcola che quasi 3 milioni di migranti siano occupati nell’edilizia, ossia il 34 percento dei lavoratori in questo settore. Che i migranti contribuiscano all’economia americano lo sappiamo già poiché questi individui pagano più di 100 miliardi di tasse annualmente. Inoltre i cambiamenti demografici che affliggono i Paesi occidentali non escludono gli Usa. La popolazione americana invecchia e l’America ha anche bisogno di giovani per servire i baby boomers che hanno già raggiunto la pensione.

La deportazione di massa promessa da Trump non si è concretizzata e rimane molto improbabile. In parte ciò si deve al fatto che le retate non hanno fino adesso toccato il settore agricolo o altri dove molti migranti svolgono il loro lavoro. Ciò potrebbe cambiare ma i padroni di queste aziende che in grandissima maggioranza hanno supportato Trump credono che i loro business non sarebbero toccati dall’Ice. Ciononostante i danni all’insicurezza dei migranti rimangono e condizionano la loro vita mantenendoli insicuri. Una situazione che Trump crea non solo con i migranti ma in tante altre delle sue politiche come le minacce di dazi che spesso non si avverano. Creare l’incertezza in quelli che vede come suoi avversari rimane l’arma favorita di Trump. Un’arma ovviamente disumana come nel caso dei migranti, povera gente che solo cerca un tozzo di pane per se stessi e le loro famiglie. L’umanità però non sembra fare parte del vocabolario trumpiano. Il mondo consiste di nemici da sconfiggere. E qualunque arma, legale o illegale, è utile anche se come nel caso della deportazione di massa produce una piccola parte degli obiettivi desiderati.

 

 

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