Germania

La Baviera a circa tre mesi dal voto vara maggior severità verso i migranti

1 Agosto 2018

Entra oggi in funzione, dopo la sua presentazione cinque giorni fa, il nuovo “Ufficio della Baviera per asili e respingimenti” (Bayerisches Landesamt für Asyl und Rückfürungen) a Manching, vicino ad Ingolstadt.  Anche se è previsto che agisca in collaborazione con l'”Ufficio federale per la migrazione ed i rifugiati” (Bundesamt für Migration und Flüchtlinge) è in effetti sotto l’egida esclusiva del Land e dagli inziali 120  impiegati dovrebbe passare, nei piani del Governatore bavarese Markus Söder, ad averne fino a 1.000. Con esso la Baviera vorrebbe nominalmente garantire maggiore integrazione dei rifugiati, contemperata a maggiore rigore nei respingimenti. Un mese fa il Land tedesco aveva già anche riattivato a Passau la polizia di frontiera, che era stata sciolta nel 1998.

La Baviera d’altronde lancia contestualmente oggi, primo agosto, come primo Stato tedesco anche sette “Centri di arrivo, decisione e respingimento” (AnKER Zentren) previsti dal piano lanciato dal Ministro degli Interni, per l’Edilizia e della Patria, Horst Seehofer (il dicastero si chiama così, con il riferimento alla Patria, in tedesco Heimat, per sua espressa volontà). Il loro acronimo in tedesco significa “ancoraggio” ed in effetti nella presentazione del loro ideatore dovrebbero simboleggiare che il richiedente asilo “getta l’ancora” e vi è trattenuto prima di poter procedere oltre nel Paese. L’idea alla loro base è che le procedure di decisione su chi possa godere del diritto d’asilo e chi invece debba essere rimpatriato siano più rapide ed i respingimenti più fluidi. Sono concepiti come complessi sorvegliati, dai quali i richiedenti asilo non possano uscire -se non per fare piccoli acquisti nei negozi vicini- prima che sia presa una decisione sulla loro domanda e cercare di rendersi irreperibili laddove essa venga respinta. In effetti per una maggiore velocità di decisione sulle domande di asilo ci vuole a monte maggiore coordinamento tra Federazione, Stati e Comuni e la nuova struttura ambirebbe a favorire che essi lavorino a più stretto contatto. Non è chiaro però come, né se essa non si ridurrà invece piuttosto solo a concentrare i rifugiati con conseguenti problemi di sovraffollamento, senza essere affatto più efficace dei Centri di accoglienza per i rifugiati già esistenti.

In altri Länder, come ad esempio il vicino Baden-Württemberg, per ora infatti non è previsto di creare queste nuove strutture. Il Ministro degli Interni Seehofer dovrà dunque convincere pazientemente gli omologhi a livello regionale della bontà della strada avviata dalla sua CSU in Baviera. I rilievi dei lettori che si trovano in rete, a commento della notizia dell’ingesso in funzione degli Ankerzentren nel suo Land,  lascerebbero peraltro intendere una larga approvazione nell’opinione pubblica, ma in effetti non si può escludere che in vista delle elezioni a metà ottobre non siano altro che campagne orchestrate. A dare fiato ai pregiudizi che spesso animano coloro che usano i toni più insofferenti sull’immigrazione contribuiscono letture di parte dei dati appena diffusi dall’Ufficio federale di statistiche tedesco secondo cui nel 2017 i cittadini residenti in Germania con origine straniera (che non sono cioè essi stessi od uno dei loro genitori originariamente tedeschi) sono aumentati di più del 4%. Il 51% degli appartenenti a questo gruppo però in effetti ha passaporto tedesco anche se il loro numero supera i 19 milioni, cioè quasi un quarto degli abitanti -in testa turchi e polacchi, seguiti da russi, kazachi e romeni- ed in circa 2 milioni e mezzo di famiglie il tedesco non è ancora la lingua principale. È difficile stabilire quanto non contribuiscano in effetti a creare avversione verso gli immigrati, dipingendoli indirettamente come corpo estraneo, anche proposte come quella lanciata da Markus Söder -ben prima di quanto non abbia fatto il Ministro degli Interni Matteo Salvini- di mettere il crocefisso in ogni aula pubblica, anche se oggi è quasi già dappertutto, ancorché magari in un corridoio, per ribadire il ruolo fondante dei valori cristiani. Quand’anche nelle intenzioni del proponente evidentemente esso dovrebbe valere a ribadire che nella società ospite vigono dettami di tolleranza ed accoglienza, da molti è colto come incitazione a fermare una “invasione mussulmana” ricondotta alla religione di molti migranti.

In contro-tendenza alla campagna di rigore bavarese riprende al contempo in tutta la Germania il via la possibilità dei ricongiungimenti familiari per 1.000 persone al mese in favore di coloro che hanno ottenuto la cosiddetta tutela sussidiaria, cioè il diritto di permanenza temporaneo sul territorio per motivi umanitari in persistenza di eventi bellici nei Paesi di origine. La possibilità è aperta solo in favore di chi fugga da scenari di guerra, non abbia precedenti per reati puniti con una pena detentiva maggiore di un anno e possa far valere un legame familiare pregresso alla accettazione della domanda di tutela del congiunto già accettato in Germania. In buona sostanza il coniuge sposato prima di scappare (e nei casi di poligamia, solo uno) ed i figli minori se la richiesta di ricongiungimento è stata fatta prima che essi abbiano compiuto 18 anni, così come nel caso di minori che siano arrivati non accompagnati in Germania i loro genitori. Precedenza dovrà essere data alla tutela dei minori ed alle prospettive di integrazione, ma nella prassi è prevedibile che non sarà sempre facile per i funzionari scegliere e facilmente le loro determinazioni provocheranno ricorsi giudiziari. L’emittente nazionale tedesca ARD riporta che già da due anni le sedi consolari raccolgono domande di visto e che sarebbero già 34.000. Se per la scrematura delle richieste di visto la Germania può contare sull’ausilio dell’Organizzazione Internazionale per la Migrazione che al suo interno La Repubblica tedesca abbia disposto in tutto e per tutto 60 nuovi posti nell’Amministrazione federale, il Bundesverwaltungsamt, potrebbe rivelarsi del tutto insufficiente. Per equilibrare i tempi di messa a regime delle procedure, è inizialmente previsto che se in un mese le domande elaborate saranno meno di 1.000, la differenza possa essere recuperata nel mese successivo, ma ciò solo fino alla fine dell’anno; dopo di che il tetto di 1.000 dovrà essere rigidamente osservato. Sandra Stalinsky della ARD indica che in Germania ci sono 200.000 persone che fruiscono della tutela sussidiaria, ma è del tutto incerto quanti parenti possano avere lasciato dietro di sé. Una stima dell’Istituto per il mercato del lavoro e la ricerca delle professioni di un anno fa, indicato dalla stessa autrice, ipotizza da 50 a 60.000 persone.

 

 

 

Immagine di copertina: lavoratori italiani alla stazione di Stoccarda nel 1961, tratta da https://lebenswege.rlp.de/de/dauerausstellungen/arbeitsmigrationsgeschichte-in-rheinland-pfalz/kommen-gehen-bleiben/die-neuealte-heimat-beginnt-am-gleis/

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