Immigrazione
Immigrazione: proviamo, per favore, ad essere un po’ egoisti?
Per ragioni di lavoro ho passato questo fine settimana a Parigi e, a causa dei blocchi stradali causati dall’arrivo domenicale del Tour de France, ho approfittato più del solito della rete del famoso metró della capitale francese. Dirigendomi verso l’aeroporto sulla RER (la rete interurbana e caso esemplare di infrastruttura per lo sviluppo del turismo), mi sono guardato intorno e mi sono reso conto di come la percentuale di passeggeri caucasici fosse abbondantemente al di sotto del 20%. Inoltre guardando il “campione” che avevo sotto gli occhi non ho potuto fare a meno di notare come proprio quei “bianchi occidentali” – a cominciare dal sottoscritto – fossero tutti abbastanza avanti negli anni, mentre la maggioranza degli occupanti del mio vagone fossero, ad occhio e croce, al di sotto dei 30 anni. Inoltre nello stesso vagane vi erano ben 4 passeggini, due occupati da bellissimi bimbi di colore, un terzo da una altrettanto bella ed allegra bambina araba ed un altro ancora, da una bimba asiatica addormentata placidamente. Di bimbi indoeuropei, ahimè, nemmeno l’ombra.
Tale osservazione mi ha fatto immediatamente tornare alla mente le numerose polemiche che, negli ultimi giorni e mesi, hanno attraversato i media italiani in merito alla questione immigrazione.
Ancora di più mi sono rimbombate nella testa le polemiche che hanno causato le parole del Prof. Boeri in merito alla contribuzione degli immigrati al PIL ed al pagamento delle pensioni. Nel corso dei viaggi la mente spesso vaga cercando di collegare cose viste, ricordi, riflettendo su aspetti che magari al di primo acchito sono sfuggiti.
Ecco allora che mi sono venute spontanee alcune riflessioni ulteriori: la scorsa settimana, nel corso di un incontro riservato in cui si parlava di Europa, ho domandato ad un noto esponente del PD come mai nessun politico europeo si fosse mai attivato nel comunicare quello che, in termini forse un po’ tecnici, ci ha appena detto il professor Boeri: l’Occidente ha bisogno degli immigrati come, in passato ed ancora oggi, ne hanno avuto bisogno gli Stati Uniti. Un Paese che proprio sui flussi migratori, oltre che sulle guerre, ha costituito la sua crescita economica. La risposta è stata che, in questo momento politico, la paura prevale sulla razionalità e che parlare di queste cose significa entrare in un campo minato.
Eppure qualche tempo fa leggevo un’analisi demografica della popolazione americana che evidenziava come all’interno dei circa 360 milioni di abitanti registrati in USA, il gruppo della fascia di età compresa tra i 18 ed i 35 anni conti circa 60 milioni di persone (circa la popolazione dell’Italia!). La maggioranza di questa fascia di popolazione, definita Millennial perché nata alla fine del secolo, è fatta da immigrati. Si tratta di coloro che devono mettere su famiglia, comprare casa, mandare i figli a scuola, comprare o cambiare la macchina, tutti coloro che, alla fine è tramite i consumi, contribuiscono pesantemente a far girare l’economia permettendo agli USA di crescere al 3% l’anno.
Cito invece i dati del pezzo, tra i tanti al riguardo, di Filippo Mastroianni: L’età media è 44,9 anni. I numeri dell’Italia che invecchia, pubblicato sul Il Sole 24 Ore dello scorso 7 marzo. Nel pezzo scrive che nel corso del 2016 la popolazione italiana è scesa di 86.000 unità; la natalità è scesa del 2.4% nello stesso anno e i decessi si sono ridotti del 6% rispetto all’anno precedente.
Il che tradotto in concetti semplici e comprensibili anche agli elettori leghisti, significa: maggiore spesa sanitaria ed assistenziale, un maggiore onere per le pensioni, che vanno infatti pagate più a lungo, una sempre maggiore quantità di persone che consumano poco (salvo per i prodotti ed i servizi legati alla assistenza).
Con l’avvicinarsi dell’atterraggio a Milano ecco che mi sono sorte alcune domande che vorrei condividere con voi degli Stati Generali:
Perché i nostri politici – salvo quelli che della battaglia anti-immigrazione hanno fatto la loro bandiera, non cominciano a comunicare questi semplici dati? Perché noi elettori (o almeno alcuni di noi) vogliamo continuare a credere che l’immigrazione sia una iattura? Perché una volta tanto non riconoscere che, non per buonismo o alti valori morali, che comunque non guastano mai, potremmo cominciare ad essere un po’ egoisti e capire che l’immigrazione è la nostra unica speranza di vedere il ciclo economico riprendere e la nostra sopravvivenza meno incerta negli anni a venire?
Rispondo anche all’amico politico di cui sopra che mi diceva che parlando di queste cose non si vincono la elezioni: perché dimenticare che Macron ha vinto in Francia proprio così, parlando di Europa e di integrazione, anche se poi ha messo in atto alcuni provvedimenti non proprio allineati? Ciò significa che se, anziché condannare tout court l’immigrazione, si cominciasse a parlare di come gestire nell’interesse del paese i flussi migratori invece che appiattirsi sulle posizioni fattualmente sbagliate di Grillo, Salvini, Meloni etc. se ne potrebbero anche ricavare degli elettori a supporto.
Suvvia cerchiamo di essere per una volta tutti un po’ egoisti.
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