Immigrazione
Il Ministero toglie il finanziamento, ma Migrarti non vuole fermarsi
Settanta anni fa fu proclamata la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Oggi, in occasione delle celebrazioni, Amnesty International dice che la maggioranza di Governo italiano cresce togliendo, tagliando, riducendo i diritti. Quello che fu un grandissimo gesto di civiltà rischia di mutarsi in un bel ricordo.
Il panico, la paura dell’altro, consente tutto: negare il salvataggio, l’accoglienza, la solidarietà. Fa sì che uno Stato non si preoccupi più di fornire a tutti le stesse possibilità, ma anzi rifiuti, ostacoli, inciti al conflitto, al razzismo più bieco. La spavalda politicuccia, reazionaria e violenta, ingaggiata dal ministro Salvini a colpi di slogan e di ruspe, sembra negare ogni futuro, se non quello dello scontro. Senza attenzione per le necessità dei più deboli e poveri (di qualsiasi etnia siano), senza alcuna cura per le nuove generazioni, si inneggia al nemico non solo da abbattere ma da sfottere, da denigrare, da umiliare addirittura. Con buona pace di quanti, da decenni, lavorano seriamente per l’integrazione e il multiculturalismo in ogni settore, a partire dalla scuola.
In questa prospettiva, c’era da attendersi che le conseguenze si riflettessero anche nella vita culturale e teatrale.
È di poco tempo fa la notizia che il Mibac non ha rinnovato il sostegno al progetto Migrarti. Ne avevo scritto tempo addietro (per L’Espresso: qui): la decisione era nell’aria, era banalmente prevedibile. Migrarti funzionava, ma andava, per senso ed esiti, esattamente in controtendenza rispetto alle narrazioni dominanti. C’era da sperare che il Ministro della cultura, Bonisoli, facesse uno slancio? un’apertura? Invece no. Bonisoli è persona garbata, e attenta, ma evidentemente la politica spinge altrove. E così, anche così, l’impoverimento culturale di questo nostro strampalato paese continua a crescere, avvertibile giorno dopo giorno, ovunque. Insomma, nel silenzio pressoché totale delle opposizioni – forse mi è sfuggita qualche presa di posizione? – Migrarti non potrà contare sul sostegno pubblico.
Ho raggiunto Paolo Masini, ideatore e instancabile organizzatore di Migrarti: lui certo non si fa scoraggiare, e anzi ha già individuato altre strade percorribili per tenere vivo il progetto non solo nell’ambito dello spettacolo dal vivo ma anche per i cortometraggi, dove peraltro ha riscosso davvero successo.
Dice Masini: «Trovo profondamente sbagliato per questo Paese annullare un progetto come Migrarti. Un progetto che ha rappresentato una stagione nuova nel campo dell’inclusione. Per la prima volta, e non solo in Italia, si è affrontato il tema delle immigrazioni attraverso la leva culturale».
Come? «Con alto livello professionale e coinvolgimento concreto e diretto delle comunità. Sia nel campo dello spettacolo dal vivo che in quello del cinema. Si tratta di un volano anche economico, considerato che spesso il contributo ministeriale sviluppava un indotto tre volte superiore all’investimento. I progetti hanno avuto la forza di sconfiggere le paure, attaverso spettacoli e corti che hanno avuto come linea conduttrice il racconto di storie con il sorriso sulle labbra. Di contro una scelta tutta ideologica quella di annullarlo, Migrarti ha rappresentato e rappresenta infatti l’antidoto più pericoloso che contribuisce a debellare il virus dell’odio e della paura che caratterizza buona parte di questo governo». Quali sono dunque le prospettive? Arrendersi? Smettere? «Per tutti questi motivi – conclude Paolo Masini – stiamo proponendo a varie Fondazioni di permetterci di proseguire questo percorso indispensabile per il Paese. Soprattutto in questo momento. A partire dai Comuni italiani, con una attenzione sempre più importante nei confronti dei ragazzi di seconda e terza generazione. Le Scuole, come già sta avvenendo, saranno luogo privilegiato di diffusione dei progetti. Potrete seguire la vita del nuovo Migrarti sul nostro sito e sui profili Fb».
A confermare piena disponibilità e voglia di andare avanti è il regista palermitano Giuseppe Provinzano che, con lo spettacolo Volver di Progetto Amunì ha vinto Migrarti 2018 (nella foto di copertina un momento del lavoro).
«La vittoria del Premio Migrarti ci inorgoglisce, ci riempie di gioia e colma gli enormi sforzi fatti per inseguire l’utopia della costituzione di una compagnia dei migranti. Ma se da un lato questo riconoscimento ci avvicina all’ utopia, la notizia che non vi sarà un nuovo Migrarti perché il Ministero ha “altre priorità”, ci fa piombare coi piedi per terra e ci dà la misura di quanto bui siano questi tempi. Anche perché, numeri alla mano – quei numeri che tanto piacciono al Ministero – Migrarti è un progetto super vincente, con numeri super positivi! Allora questa chiusura assume il sapore di una scelta ideologica, e questo fa paura e rabbia! Ovviamente – conclude – non si arresta il vento con le mani e continueremo a inseguire il nostro piccolo sogno e magari portarlo fuori dalla Sicilia, per quello che siamo: una compagnia di volti e storie differenti ma che lavora per un unico messaggio, il rispetto delle differenze. Abbiamo lavorato tanto perché fossero i ragazzi i veri protagonisti dello spettacolo: troppo spesso i migranti sono utilizzati come contorno, noi li abbiamo resi attori in prima linea, dando loro anche una possibilità importante di espressione artistica. Ed è per questo che non abbiamo intenzione di fermarci!».
Di fatto, Migrarti, nella sua complessità, non “costava” nemmeno troppo alle casse dello Stato, anche perché il finanziamento, a ricaduta, serviva anche a far lavorare i “giovani italiani” tanto cari al nostro Salvini. Quanta gente (italiani) si dedica, con coraggio, altruismo, professionalità, all’accoglienza? Quante persone, uomini e donne (italiani) lavorano seriamente per mutare una “emergenza” in un modello sociale compatibile con il futuro?
Sono altre le scelte, ribadiscono dunque al Ministero. Legittimo, per carità. Prerogativa del Ministro è quella di dare l’indirizzo del proprio dicastero. Dunque è del tutto compatibile (e prevedibile) che l’orientamento sia altro. Ma è buffo, no? Una volta che c’è un progetto capace di lenire un po’ le ferire dell’immigrazione, di risolvere forse qualche problema, in quella che è considerata la “questione” prioritaria, lo si cancella. Il problema deve rimanere tale, altrimenti poi le ruspe che fanno?
Che dire? Questo Paese ha già fatto, in passato, i conti con la negazione dei diritti, con il razzismo, con la legge del ducetto di turno che strillava più forte. Ha già fatto i conti con il fascismo. Ne siamo usciti una Repubblica certo perfettibile ma viva e vera, sancita da quella Costituzione che dice, tra l’altro: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione». Vale la pena ricordarlo, anche parlando di Migrarti.
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