Immigrazione
Il frastuono della mancata rielezione di Giusi Nicolini a Lampedusa
Tenutesi meno di una settimana fa in oltre 1.000 comuni le amministrative 2017, un risultato ha fatto rumore. La sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini non è stata rieletta. E’ arrivata terza, dietro Totò Martello, rieletto sindaco dopo 15 anni, e Filippo Mannino.
Alla Nicolini era stato conferito due mesi fa il premio UNESCO per la pace Felix Houphouet- Boigny, per “la sconfinata umanità e il risoluto impegno dimostrati nella gestione della crisi migratoria e nell’ integrazione dei migranti giunti a Lampedusa e in Italia”.
La sindaca si ritrova osannata all’estero e ripudiata nella sua terra.
Alcuni attribuiscono il fallimento elettorale della Nicolini al suo eccessivo impegno internazionale andato a discapito della gestione di Lampedusa. Altri parlano di invidie nei confronti di un’eroina. Queste analisi focalizzate su Lampedusa o sulla persona di Giusi Nicolini non contestualizzano sufficientemente la vicenda.
La Sicilia è una terra nella quale l’integrazione e il multiculturalismo hanno avuto inizio molti secoli fa. Le numerose dominazioni che si sono succedute sull’Isola la rendono un crogiolo di genti, lingue e costumi. Esempi di convivenza pacifica tra musulmani e cristiani risalgono all’XI secolo. Più recentemente, Jeffrey Cole, sociologo statunitense, ha dimostrato che la classe medio-alta palermitana non prova alcun sentimento di razzismo nei confronti degli immigrati residenti in Sicilia. La classe operaia compete con gli immigrati per le stesse tipologie lavorative, vedendo questi ultimi come avversari, senza però nessun odio razziale. Infine, l’arretratezza economica che ha caratterizzato la Sicilia post-risorgimentale ha fatto si che il siciliano medio sia legato a doppio filo al fenomeno dell’emigrazione. Molti siciliani sono, sono stati o hanno amici e parenti emigrati.
Per queste ragioni la mancata rielezione di Giusi Nicolini fa rumore, un rumore che però non ci sorprende. Nel 2016, Mediterranean Affairs, un think tank specializzato in analisi socio-politiche nel Mediterraneo, ha pubblicato un report che associa l’aumento dei flussi migratori in Sicilia alla possibile ascesa della destra radicale sull’Isola. La Lega Nord ha dato inizio al suo processo di nazionalizzazione nel Sud cavalcando l’onda dell’anti-immigrazione. Non a caso il candidato di destra alle amministrative di Palermo, Ismaele La Vardera, ha recentemente ricevuto il supporto di Matteo Salvini.
Tutti questi indizi fanno pensare ad un possibile cambio nelle attitudini siciliane rispetto all’ immigrazione. La Sicilia, una terra fino ad oggi conosciuta per la sua ospitalità e accoglienza nei confronti del diverso, potrebbe aver cambiato rotta.
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