Immigrazione
Il 3 ottobre, era ieri ed è oggi
Era quattro anni fa. Il 3 ottobre 2013, 368 persone intrappolate nello scafo di una barca di legno affondavano vicino alle coste dell’isola di Lampedusa. Per vari giorni, gli abitanti dell’isola non hanno fatto altro che riportare in superficie dei corpi, e allinearli nell’hangar dell’aeroporto di Lampedusa. Là dove di solito si raggruppano i turisti, quelli che hanno un passaporto ed il diritto di viaggiare in tutta sicurezza. “Non sappiamo più dove mettere i vivi e i morti”, aveva affermato il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini. Era quattro anni fa, davanti alla fila di bare, i dirigenti europei ed internazionali avevano detto: “Mai più”. Qualche settimana dopo, l’Italia “mostrava la strada”[1] lanciando in quel braccio di mare, diventato il più mortale al mondo, l’operazione Mare Nostrum, prima ampia operazione di ricerca e salvataggio in mare al largo delle coste libiche.
Era un anno fa. Il 3 ottobre 2016, i soccorritori dell’Aquarius, aiutati da altre ONG presenti in Mediterraneo, soccorrevano 722 persone in alto mare, al largo delle coste libiche. 722 persone, uomini, donne e bambini, ammucchiati sul ponte e nello scafo di un enorme barcone di legno di 20 metri che rischiava di ribaltarsi. L’imbarcazione era stata avvistata in piena notte, ed è stato solo alla fine di sette ore di soccorso che l’insieme dei 722 passeggeri, di cui 192 donne e 198 minori, è stato accolto sano e salvo a bordo dell’Aquarius, una barca di soccorso affittata da un’associazione civile europea per salvare vite in mare, dopo la fine dell’operazione Mare Nostrum, “silurata dall’Unione Europea”[2] due anni prima.
Era questa mattina, il 3 ottobre 2017, in pieno Mediterraneo Centrale. Sul ponte di prua dell’Aquarius, là dove vengono di solito allineati i sacchi bianchi che avvolgono i corpi ripescati in mare, i soccorritori volontari di SOS MEDITERRANEE e di Medici Senza Frontiere hanno osservato un minuto di silenzio. Un omaggio alla memoria dei 15.696 uomini, donne e bambini che, dal 3 ottobre 2013[3], sono affogati o sono scomparsi in mare, alle porte di quell’Europa dove speravano di trovare rifugio e protezione. “Perché loro, siamo noi”[4], e perché “possiamo evitare questi migliaia di morti annunciate”[5], l’Aquarius continuerà a vigilare nelle acque internazionali al largo della Libia, fintanto che delle persone continueranno a rischiare la loro vita in Mediterraneo.
Dall’inizio della sua missione in Mediterraneo nel febbraio 2016, l’Aquarius ha accolto a bordo 23.063 persone soccorse in alto mare, di cui 16.414 salvate direttamente dai soccorritori di SOS MEDITERRANEE e 6.649 accolte dopo un trasbordo.
Photo : Anthony Jean / SOS MEDITERRANEE
[1] Discorso di Sophie Beau, co-fondatrice e vicepresidente di SOS MEDITERRANEE International alla consegna del premio UNESCO Houphouët Boigny a SOS MEDITERRANEE e a Giusi Nicoini, sindaco di Lampedusa, 27 giugno 2917.
[2] Id.
[3] Fonte UNHCR.
[4] Discorso all’UNESCO di Klaus Vogel, co-fondatore di SOS MEDITERRANEE.
[5] Discorso di Sophie Beau all’UNESCO.
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