Immigrazione

Gli stranieri in Lombardia? Calano, lo dice lo studio commissionato da Maroni

20 Aprile 2017

L’invasione di immigrati, spesso sbandierata dai politici, non c’è. Non lo dice qualche buonista ma i dati di uno studio ufficiale commissionato, pensate un po’, dalla regione Lombardia guidata dalla Lega di Roberto Maroni. Per la prima volta da molti anni, infatti, il numero degli stranieri residenti in Lombardia è calato. Per la prima volta in sedici anni la variazione della popolazione straniera proveniente dai Paesi a forte pressione migratoria e presente in Lombardia è risultata negativa.  

«Da alcuni anni la dinamica dei flussi migratori dall’estero sembra essersi decisamente affievolita», recita il Sedicesimo rapporto sull’Immigrazione in Lombardia a cura dell’Osservatorio regionale per l’integrazione e la multietnicità (ORIM) in collaborazione con Eupolis Lombardia e Fondazione ISMU. Eppure nell’introduzione allo stesso Rapporto, scritta dall’assessore alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione della Regione Lombardia, Simona Bordonali, si legge che «l’immigrazione di massa è un problema da risolvere, per l’Italia come per la Lombardia – e che – i numeri lo certificano», tanto da definire i dati inquietanti e rappresentativi di una gestione del fenomeno completamente fallimentare.

I dati statistici ufficiali di fonte Istat, però, indicano per il 2015 un aumento della popolazione straniera residente in Italia che è “solo” di 12mila unità, mentre l’equivalente dato lombardo evidenzia persino un calo di 3mila residenti. Dal 2011 il flusso in ingresso di cittadini non comunitari verso il nostro Paese è in flessione: nel corso del 2015 i nuovi permessi rilasciati sono stati il 3,8% in meno rispetto all’anno precedente. Gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2017 sono 5 milioni 29mila e rappresentano l’8,3%
della popolazione residente totale, stessa percentuale di un anno fa. Rispetto al 1° gennaio 2016 l’incremento è di appena 2mila 500 unità, per un tasso pari allo 0,5 per mille. 

I numeri della crescita (o della decrescita), secondo ORIM, andrebbero rivisti anche alla luce sia del forte aumento di acquisizioni di cittadinanza – 178mila in Italia e 46mila in Lombardia – sia del movimento naturale; ma se fino agli anni della crisi era il saldo migratorio dall’estero a spingere la crescita della popolazione straniera presente in Lombardia e il contributo netto del saldo naturale trovava quasi del tutto compensazione nelle “perdite” per passaggio alla cittadinanza italiana, nel secondo decennio del secolo il flusso netto dall’estero si è progressivamente contratto, al punto da non compensare, come è accaduto nel 2015, le stesse acquisizioni di cittadinanza.

Sembra quindi essere in atto una stagione caratterizzata sì dalla pressione dai flussi “straordinari” legati al consistente aumento degli sbarchi di cui sentiamo incessantemente parlare ma che vede il numero complessivo di immigrati residenti diminuire per via delle persistenti difficoltà di ordine economico-occupazionali, nonostante i progressi nei percorsi di integrazione di chi è da tempo presente nel nostro paese (il 10% delle scuole lombarde ha oltre il 40% di iscritti figli di stranieri e tra Irpef, Iva e contributi detratti dalla busta paga gli immigrati risiedenti in Lombardia versano allo Stato oltre 4 miliardi di tasse: 32 milioni più di quanto ricevono dallo Stato in termini di prestazioni sanitarie, scolastiche e previdenziali). Sulla dinamica complessiva, poi, agisce anche il consistente numero di quanti acquisiscono cittadinanza: residenti regolari, ormai integrati.

In Lombardia ORIM registra così un milione e 314mila stranieri provenienti dai “Paesi a forte pressione migratoria (Pfpm)” al 1° luglio 2016 con una grande novità: rispetto a dodici mesi prima, c’è stato un calo dello stock di immigrati stranieri presenti sul territorio regionale (-7mila unità). E i dati riguardano residenti, regolari non residenti, irregolari. Tra i presenti si contano anche gli “sbarcati”, quest’ultimi infatti possono rientrare sia tra i regolarmente presenti (in quanto richiedenti asilo in attesa dell’esito della domanda o del ricorso e quindi in possesso di un regolare titolo di soggiorno sin tanto che non abbiano l’esito della domanda), sia tra gli irregolari.

Si tratta di un segnale di rottura che va tuttavia interpretato anche alla luce dell’azione “frenante” dei flussi di passaggio alla cittadinanza italiana che potrebbero aver raggiunto nei dodici mesi a cavallo tra il 2015 e il 2016 ben 50mila unità nel complesso della Regione.

Ma anche il dato che riguarda la densità delle presenze cresce sempre meno. Dopo il forte incremento che lo ha triplicato dal 2001 al 2011, il dato mostra un modestissimo calo dell’ultimo anno: le presenze di stranieri provenienti da Pfpm da 132 sono calate a 131 per mille residenti. La più alta densità di presenza è detenuta dalla Città metropolitana (162,2 stranieri per mille residenti), seguita a breve distanza da Brescia (153,6).

È vero che nel 2016 sono giunte via mare in Italia 181mila persone a fronte di 154mila nel 2015 e che al 31 dicembre 2016 risultavano presenti oltre 176mila migranti, di cui a fine 2016 risultavano accolti in regione oltre 23mila (il 13% a livello nazionale), a dimostrazione che il fenomeno non è più emergenza ma ormai fisiologico. Ed è vero che la regione ospita in totale 1 milione 314 mila immigrati e tra questi circa 96.000 vivono in condizione di irregolarità, ma l’assessore dimentica di sottolineare che il dato complessivo è in diminuzione.

Per quanto riguarda, peraltro, la provenienza dei migranti presenti nel nostro territorio, al primo posto si conferma il primato degli Est-europei con 476mila unità (4mila in meno rispetto a dodici mesi prima), che precedono gli asiatici, con 335mila (6mila in più). Il terzo gruppo per importanza, i nordafricani, si caratterizza con 233mila unità e quasi 7mila in meno rispetto al 2015, ed è seguito dai latinoamericani, stimati in 166mila (2mila in meno), e dagli “altri africani”, la cui consistenza numerica al 1° luglio 2015 è valutata in circa 109mila unità (mille in più).

Insomma, niente invasioni, anzi. Quelle sono buone per le introduzioni e per la propaganda. I dati, basta girare pagina, raccontano tutta un’altra storia.

(Per consultare lo studio completo Orim Eupolis cliccate qui)

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