Governo
Colpevoli di salvare vite umane
È il comportamento del governo italiano a violare le norme internazionali, non la Sea Watch. La surreale criminalizzazione del soccorso in mare e la realtà rovesciata. Carola Rackete ha vinto.
Al termine di oltre due settimane di ansia continua e di dibattito surreale sulla pelle di quarantadue naufraghi ammassati sotto la coperta di una nave a tredici miglia dall’Italia e dall’Europa sovvengono alcune considerazioni su diritto, etica pubblica e senso del dovere e delle istituzioni, nella consapevolezza che l’esito della vicenda è stato, in fin dei conti, positivo.
Come spiegano in maniera semplice ed efficace Vitalba Azzollini su Linkiesta e il Prof. Pasquale De Sena su Avvenire, il governo italiano avrebbe dovuto concedere il “place of safety” alla Sea Watch, mentre il decreto sicurezza bis utilizzato contro la nave dell’Ong viola le convenzioni internazionali (Sar, Solas, Rifugiati), che la Costituzione, tramite gli articoli 10, 11 e 117, considera sovraordinate alla legge nazionale. A nulla può servire l’acrobazia giuridica di definire la richiesta di approdo del capitano Rackete un “passaggio non inoffensivo”, in quanto la pretesa attività di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina imputatale è palesemente priva di fondamento, avendo ella tratto in salvo persone su un barcone in difficoltà e avendo chiaramente comunicato le proprie intenzioni consistenti nel terminare l’operazione di salvataggio in collaborazione con le autorità italiane. Nemmeno può essere invocata la mancata rotta verso la Libia, la Tunisia, Malta (questa non esente spesso da contraddizioni e comportamenti discutibili in materia di soccorso in mare) o altri stati, essendo questi paesi dove, alternativamente, è stato ampiamente dimostrato lo stato di grave pericolo in cui i migranti verrebbero a trovarsi, non vengono rispettate le convenzioni su asilo e condizioni di accoglienza, o non sono i più vicini (tanto meno Olanda e Germania, citate da Salvini) al luogo di raccolta dei naufraghi stessi. Una volta avviato il processo alla comandante tedesca il decreto sarà facilmente impugnabile per incostituzionalità.
Ad ogni modo, al di là dell’aspetto giuridico e stendendo un velo pietoso sulla campagna di vomito e bile lanciata sui social contro il capitano Rackete, come su alcune farneticanti uscite di primari leaders politici, incluso il Ministro degli Interni, rimane la coraggiosa assunzione di responsabilità di una donna che rischia personalmente per portare a termine un salvataggio di quarantadue (!) PERSONE, di cui lei, e solo lei, può conoscere e giudicare lo stato psicofisico in cui versano, nonostante l’allucinante opposizione di autorità statali che avrebbero il primario basilare dovere di garantirle la collaborazione. Opposizione giunta al punto di ordinare ad una motovedetta della Guardia di Finanza di frapporsi davanti a una banchina con annessi movimenti finalizzati a ostacolare l’attracco ormai imminente di un’imbarcazione di cinquanta metri di lunghezza in ore notturne, con chiari rischi per l’incolumità dell’equipaggio. Con buona pace di chi parla di speronamento.
Quello a cui stiamo assistendo in Italia, senza dimenticare la scarsa solidarietà di buona parte dei paesi europei in anni in cui arrivavano più di 100 mila migranti dalla Libia, è un rovesciamento di prospettiva lunare, dove chi salva PERSONE è considerato criminale da un governo che in tutti i modi tenta di impedire di portare a termine il soccorso, perfino quando avrebbe potuto mettere in atto le misure di multa, sequestro e incriminazione (ci spiace per l’On. Meloni, ma l’affondamento ancora non è incluso) previste dal decreto già citato. Per di più in una fase in cui non vi è alcuna emergenza, dato che dall’estate 2017 i flussi si sono notevolmente ridotti e sono ora di qualche centinaio di persone al mese, alcune delle quali peraltro giungevano su barchini a Lampedusa nei giorni e nelle ore in cui la Sea Watch era in attesa davanti al porto. Tale contrasto dovrebbe suscitare ilarità, se non fosse altamente drammatica la situazione descritta.
Di fronte ad una tale propagandistica mistificazione della realtà è consolante che, alla fine, nonostante tutto, Carola Rackete ha raggiunto il suo obiettivo: i naufraghi sono stati fatti sbarcare. Il capitano Rackete ha vinto. I migranti sbarcati anche. Ora succeda quel che deve succedere e la giustizia faccia il suo corso.
Bacioni all’altro “capitano” (quello con le virgolette).
Francesco Linari
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