Geopolitica
Chi ama l’Italia apre i porti, non li chiude
Un interessante articolo di Andrea Orsini su L’Espresso spiega come il ruolo di Hub-Migranti assunto dall’Italia sia, in realtà, l’impegno che serve al nostro Paese per riconquistare un ruolo strategico sulla scena internazionale, il ruolo centrale perso dopo la fine della Guerra fredda. Fare da porto, e da ponte fra l’Africa, l’Oriente e l’Europa ci serve eccome: è per quel ruolo che staremo ancora seduti al tavolo fra le Grandi potenze. Se sapremo svolgere bene il compito che il nuovo mondo ci affida, il ruolo di porto e di ponte, l’Italia avrà un senso nella fase storica corrente e futura. E sarà rispettata per quello. Se no no.
Mettere in pratica questo ragionamento non è affatto semplice, compete soprattutto alla Politica e la politica finora si è dimostrata gravemente insufficiente a riguardo. Ma tutti noi, gente comune, dovremmo sforzarci di capire che voler bene all’Italia non vuole dire chiudere le frontiere e farci i fatti nostri. Volere bene all’Italia significa consentirle di essere porto e di essere ponte verso il futuro. Non si tratta di accettare passivamente tutto quello che arriva dal mare, il mare è il grande ignoto: non si tratta di essere stupidi, né di essere ingenui. Si tratta di chiedere, di pretendere da chi ci guida, un l’Italia forte per aprirsi, non debole per chiudersi. Siamo la porta d’Europa. Siamo un porto, un approdo. E un ponte. Siamo cose che chiuse non servono a nulla. Ma noi siamo ospitali e ci piace. E ci serve. Siamo furbi, siamo aperti e siamo noi. Amiamoci un po’ di più per ciò che siamo.
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