Immigrazione

Beati i popoli che non hanno bisogno di Obama (e di Fabio Volo)

10 Maggio 2017

A Milano, dove ogni giorno un esercito di affamati sono abbandonati alla scelta tra elemosina e delinquenza e dove la polizia, davanti alla Stazione Centrale, ha appena tentato di arginare con le cattive questo esercito, organizzano un evento fighettissimo dedicato al cibo chiamato, in inglese, “Food Week” (primo paradosso).

Mattatore dell’evento, un tizio che ha fondato Ticketone, società che vende biglietti per spettacoli dal vivo  che, lo riportiamo per dovere di cronaca, si è presa recentemente un bel multozzo da 1 milione di euro dall’Anti-Trust. Questo tizio dice che aveva bisogno di un “testimonial” e quindi ha ingaggiato Obama pagandolo 350 mila euro, come si fa con i tizi del Grande Fratello nelle discoteche di Paese (secondo paradosso).

Con 350 mila euro in tasca, Obama arriva a Milano accolto da uno stuolo di giornalisti che si rotolano ai suoi piedi come porcellini d’India. Pare di essere tornati indietro al 2008, quando credevamo tutti che Obama avrebbe cambiato il mondo. Ora il mondo è effettivamente cambiato, ma in peggio, eppure ciò non turba neppure per un secondo l’onestà intellettuale dei porcellini d’India di cui sopra, che seguono beati a rotolarsi mentre cantano le lodi di Barack (terzo paradosso).

Obama fa il suo discorso in favore della solidarietà, davanti a una platea di gente che ha pagato 900 euro per sentirlo. I giornali parlano di “lunghissime file di curiosi”  che cercano di “immortalare l’ex Presidente con lo smart-phone”: le immagini mostrano sparuti gruppi di cittadini distratti.

Nel frattempo, in altri punti della città, file davvero mostruose si formano ovunque ci sia una distribuzione di cibo. Gli operatori del settore lamentano di non essere più in grado di gestire l’emergenza, di non avere abbastanza volontari e alcuni di loro dicono di aver subito aggressioni fisiche per avere una razione extra o un paio di scarpe. Nessuno presta loro la minima attenzione anzi, se qualcuno si occupa di questo settore è per accusare dette associazioni di essere associazioni per delinquere che speculano sull’immigrazione clandestina (quarto paradosso).

Immigrazione clandestina che proviene quasi completamente dai Paesi in cui scoppiarono le cosiddette Primavere Arabe, appoggiate da Obama che poi si è scoperto non avere alcuna idea sulla gestione del dopo. Del resto Obama è abituato a parlare un po’ a casaccio: un giorno disse che in Siria non avrebbe tollerato l’uso di armi chimiche. La gente insorse con più forza, Assad uso’ le armi chimiche per sterminarla ma lui per tutta risposta si mise a ballare con Michelle, in un tripudio di pollici alzati e cuoricini (quinto paradosso).

Mentre in America l’opinione pubblica indipendente mostra con rigore agghiacciante, in documentari come “Last Men in Aleppo” o “City of Ghost”, le conseguenze di Obama in politica estera, da noi nessuno si pone minimamente il problema. Con un provincialismo quello sì da premio Nobel, Obama è accolto come un Messia, e tra un gelato bio e del delizioso finger food l’ex Presidente ci racconta quanto ami la pizza, il gelato e magari pure il mandolino (sesto paradosso).

Addirittura si scrive che Obama “lancia la sfida a Trump”: peccato che come si legge in articoli come questo del Telegraph, nel resto del mondo si pensa ormai che il vero responsabile di quella sciagura chiamata Donald Trump sia Obama stesso e l’eredità di molte delle sue politiche spesso irresponsabili (settimo paradosso).

Dopo una due giorni di pranzi e cene, gonfio di cibo (e soldi) come un tacchino, Obama toglie il disturbo. Alla Stazione Centrale tutto è tornato come una settimana prima, ma la notizia viene riportata in un angolino a fondo pagina. Sazi, i giovani impegnati che hanno pagato 900 euro per sentire Barack tornano alle loro faccende, e Milano volta pagina, tornando fino alla prossima emergenza a far finta di niente. (ottavo paradosso).

Insomma: la sensazione di essere stati muti testimoni di una spericolata operazione di marketing che strumentalizza i buoni sentimenti di tanti per gli interessi di pochi – e che contemporaneamente mistifica la storia recente del Mondo, prendendola a schiaffi – è travolgente, e per scacciarla non basta nemmeno il massiccio ricorso allo Xanax.

P.S. Ha destato molto scalpore il fatto che a sentire Obama, nel pubblico ci fosse lo scrittore Fabio Volo. Non ne capiamo il motivo: Fabio Volo è tra i tre scrittori italiani più venduti in Italia ed è del tutto normale che un intellettuale di tale livello sia invitato per assistere alla visita di un ex Capo di Stato.

Del resto, in un mondo in cui Obama vince il Nobel per la Pace, è assolutamente normale che Fabio Volo possa vincere, un giorno, quello per la letteratura (nono paradosso ovvero Paradosso della Nostra Era).

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