Governo

Anche noi abbiamo una “pancia” e non regge più alla barbarie contro i migranti

30 Agosto 2018

Anche noi abbiamo una “pancia”, e non regge più a questa orda barbarica contro i migranti.

Viviamo al cospetto di una moltitudine collusa, assuefatta, imbrigliata nella paura e nella paura di aver paura. Schiacciata dal rancore, dall’ignoranza, da virgulti antichi, da un odio che è stato legittimato, sdoganato, che ha fatto il salto dalla pancia alle parole, dalle parole all’indifferenza. Possiamo elencare il tutto che non torna di questo governo, anche ironizzare, gonfiarci di sarcasmo, ma non basta. Non basta più. Non serve politicamente, ma non serve neppure alla nostra “pancia”. Perché anche noi, abbiamo una “pancia”. E se possiamo sperare che, alla fine, una risata li seppellirà, che l’Italia saprà reggere anche all’urto di questi barbari senza “sapere”, su questa aberrazione dei migranti no! Su uomini e donne in mare che vagano alla ricerca di una salvezza, e che sia economica o di sangue poco importa, no! E poco importa se di questi governanti oggi al comando il dire supera, di lunga, il fare. Le parole incarnano. Sempre. Ed incarnano anche il male. Le leggi internazionali, gli accordi, il diritto. Nulla può coprire l’orrore.

Continuiamo a chiamarli migranti, ci affidiamo alle “categorie”, ma dovremmo ogni volta nominarli, uno per uno. Raccontare le loro storie, la loro pena. Le categorie si possono uccidere, buttare a mare, seppellirle vive, farne oggetto da macello. Le categorie non respirano, non hanno sangue, non hanno battito. Le categorie non sono persone. Mi chiedo, oltre il nostro dire, oltre la nostra pretesa individuale, cosa possiamo fare? Scomparsa la catena di trasmissione tra Polis e popolo, le tante voci isolate necessitano di compagnia. Dovremmo farci scandalosi. Praticare lo scandalo, per l’umano. In una piazza, in una via, in un piccolo anfiteatro, senza vessilli, senza parole d’ordine, senza capi-corrente, solo per dirci “No. Noi Siamo altro. Siamo altro dalle vostre parole”. Solo per questo. Solo per un sussulto di civiltà, senza alcun scopo prettamente politico, seppur la testimonianza, in questa epoca, possa considerarsi, a tutti gli effetti, un gesto militante.

 

Immagine di copertina di Massimo Sestini

 

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