Giornalismo

Welcome to America

18 Novembre 2024

L’emigrazione italiana è il fenomeno su larga scala finalizzato all’espatrio che ha riguardato dapprima l’Italia settentrionale e, verso la fine dell’800, il Mezzogiorno d’Italia. Le estreme difficoltà economiche dell’Italia del primo dopoguerra e le gravi tensioni interne, portarono nel 1922, alla nascita del fascismo, ma quando i militanti salirono al potere, ci fu un generale rallentamento nel flusso di emigranti dall’Italia, voluto dal regime, per contenere lo spopolamento dei piccoli borghi. La simbolica data d’inizio dell’emigrazione italiana è considerato il 28 giugno 1854 quando, dopo ventisei giorni di viaggio da Palermo, il piroscafo Sicilia, giunse nel porto di New York: welcome to America. L’originario giudizio positivo della società statunitense verso gli italiani emigrati cominciò a subire una progressiva involuzione a causa della provenienza meridionale già a partire dai primi anni dell’Ottocento. Italiani e loro discendenti furono a lungo considerati individui inferiori, propensi alla violenza, inclini alla criminalità e concorrenti sleali sul mercato del lavoro.

Gli emigranti italiani negli Stati Uniti provenivano principalmente dalle regioni meridionali dell’Italia, in particolare Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, conterranei che, ancorati alle proprie radici ma desiderosi di mutare le proprie sorti, contribuirono allo sviluppo della moderna cultura americana, mantenendo le principali caratteristiche di provenienza prettamente meridionale, coloro che diedero vita alle “Little Italies” all’interno di grandi realtà urbane oltreoceano in cui poter mantenere lingua, usanze e tradizioni della terra d’origine. Ma fu proprio questo atteggiamento ad accentuare le prime rappresentazioni negative degli immigrati. Il degrado dei distretti urbani dove andarono a vivere fu considerato come un costume importato dall’Italia meridionale, foto storiche riportavano donne che camminavano per strada con fagotti sulla testa, intere famiglie che lavoravano e vivevano in ambienti domestici angusti e sovraffollati, con i contadini che si accalcavano in abitazioni fatiscenti. E si insinuavano già le prime discriminazioni geografiche, con i meridionali che rientravano in una stirpe mediterranea meno sviluppata per le forti influenze africane, mentre le regioni del Settentrione erano considerate più civili e meno primitive. Fortunatamente la concezione xenofoba e geografica dell’Italia cambiò gradualmente con gli anni, l’Italia cominciò ad essere ricordata come la terra di Michelangelo e D’Annunzio, associata a un insieme di qualità artistiche, letterarie e musicali che avevano contribuito a rendere la penisola, agli occhi dei ceti americani più agiati, un’ambita meta per un eventuale Grand Tour europeo giunto ai giorni d’oggi.

20 milioni di americani di origine italiana in America si sono fatti strada in tutti i settori della vita del Paese (politica, economia, arte, cinema, sport), giovani imprenditori negli USA hanno fatto fortuna, scienziati e ricercatori hanno applicato le loro scoperte in ambito industriale, nei settori dell’informatica e dell’Hi-Tech, contribuendo al crescente prestigio dell’Italia negli Stati Uniti. I rapporti di amicizia e collaborazione dell’Italia con l’America sono caratterizzati da una profonda condivisione di valori e interessi economici, relazione bilaterale che rappresenta un vero e proprio ponte di sviluppo e di crescita per il nostro Paese, oltre che un dialogo fondamentale anche per l’Unione Europea. La nostra capacità di dialogo e mediazione con le diverse componenti della comunità internazionale, il forte impegno italiano al mantenimento della pace, la lotta al terrorismo e al crimine organizzato, fa sì che gli Stati Uniti abbiano concepito l’Italia quale punto di riferimento essenziale sul piano internazionale. Le frequenti visite e incontri istituzionali del Presidente Mattarella negli Stati Uniti testimoniano l’intensità del rapporto politico, economico, culturale e di collaborazione scientifico-accademica tra i due Paesi.

Sul piano dei rapporti economici, grazie all’alta considerazione di cui gode il Made in Italy, gli USA costituiscono il primo mercato per il nostro export nel settore manifatturiero e degli articoli farmaceutici. Le relazioni culturali, scientifiche e tecnologiche risultano fondamentali, sono decine e decine i nomi di artisti, politici, scienziati, inventori, letterati, sportivi e giuristi ma anche di criminali italoamericani che hanno contribuito a fare la storia degli States. Sebbene l’inglese rimanga la lingua universale per comprendersi in tutti i luoghi e contesti, ad oggi circa 1 milione di studenti americani frequentano negli Stati Uniti corsi di lingua italiana con un interesse crescente verso il nostro Paese che si riscontra anche nell’incremento del numero di studenti americani che scelgono l’Italia come meta di studio e del turismo in crescente aumento.  Recenti statistiche confermano che il 75% degli americani considera l’Italia come la meta favorita in Europa, definendola “interessante, accogliente e sicura” con i turisti americani che di Roma, Venezia e Firenze ne  fanno tappa obbligatoria perché mete dai toni del fascino e del romanticismo. Come non ricordare nella cinematografia di Hollywood il Belpaese di Vacanze Romane, film cult del 1953, con Gregory Peck e Audrey Hepburn, che attraversano Roma in Vespa in una esibizione dei posti più belli della città, da fontana di Trevi a via Margutta.

Le residenze estive di George Clooney sul lago di Como, hanno contribuito alla promozione del lago come destinazione turistica a beneficio dell’incrementato numero di turisti americani in visita al lago e il numero di proprietà immobiliari di prestigio acquistate da investitori americani. E potremmo continuare all’infinito, perché l’Italia è fonte di ispirazione pensando alla storia, l’arte, l’architettura, il design, gli aspetti che confluiscono nella mente dei visitatori americani, una desiderabilità dell’Italia che sempre va ampliata e che gli italoamericani mantengono viva anche da lontano. La scrittrice Frances Meyes, nel suo libro “Sotto il sole della Toscana” racconta un tributo alla Toscana tra conserve sott’olio e marmellate, Chianti, Brunello e salumi italiani tanto amati dai turisti e se un italiano probabilmente non oserebbe neanche tentare l’assaggio, lo stesso chef Bastianich conferma che per un  americano è normale accompagnare un piatto di pasta o un buon tagliere a una tazza di cappuccino fumante.

La moda poi è una grandiosa influencer e quella americana è fortemente influenzata dallo stile italiano che ispira i designer americani nel creare capi di abbigliamento contemporanei sempre celebrati sulle copertine di Vogue. Hollywood è stato inoltre volano per lo stile italiano: Elizabeth Taylor scopre lo stile Valentino mentre girava a Roma il film “Cleopatra”, mentre Richard Gere vestiva Giorgio Armani in “American Gigolo”. Allargando l’orizzonte alla musica, il gruppo italiano rock dei Maneskin é riuscito a sfondare nel panorama musicale americano, definito dal Times, come gruppo rock più famoso d’America con gli outfit griffati Gucci. Non da ultimo, la cucina italiana, con la sua ricchezza e varietà di prodotti tipici: Eataly, la catena di punti vendita e ambasciatrice dei prodotti enogastronomici italiani, é presente nel mondo ma maggiormente in America. Nell’export dei prodotti alimentari, il Made in Italy troneggia negli Usa con il settore dei vini, l’olio d’oliva e l’esportazione di pasta e farinacei. Tra i tanti produttori del Belpaese, degno di menzione per la visione strategica, Giovanni Rana, il re del tortellino, è entrato nel mercato Usa come leader nel segmento della pasta fresca accanto a Bialetti e la sua Moka, diventati oggetto di culto del design italiano ed entrato di diritto tra i capolavori dell’arte moderna nelle collezioni del Moma di New York. Da Antonio Meucci, l’uomo che inventò il telefono a Emilio Segrè, scappato in America dopo le leggi razziali fasciste per proseguire le sue ricerche nel campo della fisica, da Al Capone a Francis Ford Coppola, regista originario di Bernalda, in Basilicata, la lunga schiera di attori e cantanti con origini italiane giunge a Madonna e Lady Gaga solo per citarne alcuni.

E il legame degli emigrati con la madre patria dagli albori dell’800 rimane imperituro. Il Vittoriano a Roma, monumento dedicato a Vittorio Emanuele II di Savoia, conserva il ricordo lontano nel tempo e nello spazio: sui due bracieri che ardono perennemente all’Altare della Patria, a fianco della tomba del Milite Ignoto, è collocata una targa il cui testo recita “Gli italiani all’estero alla Madre Patria” in ricordo delle donazioni fatte dagli emigrati italiani: un significato allegorico delle fiamme che ardono immortali a simboleggiare il ricordo sempre vivo degli italiani lontani dal loro Paese, che mai svanirà. A pochi giorni dall’Election Day, data che ha portato alla rielezione di Donald Trump alla Presidenza dell’America, alla larga da ‘tifoserie’ verso l’uno o l’altro candidato, si sta alla finestra guardando anche al futuro dell’Italia. “Italia e Stati Uniti sono nazioni sorelle, legate da un’alleanza incrollabile, valori comuni e una storica amicizia. È un legame strategico, che sono certa ora rafforzeremo ancora di più. Da questo voto l’Italia esce rafforzata in Europa” – quanto sostiene Giorgia Meloni riguardo al tycoon. In questa “famiglia” politica, con una matrice di battaglie e valori comuni, tra corrispondenze di amorosi sensi, chi sfoggia cravatte rosse e chi si sforzerà di entrare in empatia con il filo spinato della Casa Bianca, una cosa è certa: il nostro benessere nazionale.  Scriveva Oriana Fallaci: “L’America è un paese che accoglie chiunque, compreso chi la critica, e quest’Italia, un’Italia che c’è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade…guai a chi me la tocca.”

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