Giornalismo
Valentina Bendicenti: “con Trump al potere tutto può succedere”
Approda al giornalismo direttamente dai campi di tennis, a soli 20 anni inizia la gavetta a Tele Roma Europa, approda a Stream alla corte di Antonio Marano, Stream si fonde con Telepiù e nasce Sky, Emilio Carelli diventa direttore e decide di fare un telegiornale a coppie come SkyNews di Londra, dal Tg 5 arriva Salvo Sottile, con lui conduce la prima edizione assoluta di SkyTg24. Valentina Bendicenti, volto notissimo agli spettatori di SKY, inviata di guerra a Nassirya e Bagdad, con lei in una piacevole e lunga chiacchierata abbiamo parlato dell’elezione di Trump, del nonno partigiano e di come è cambiato il modo di fare il tg in questi 20 anni. Da ex giocatrice e attuale esperta di politica sogna un match di tennis fra Salvini e Calenda.
Questa è solo un’anticipazione di un intervista integrale che sarà pubblicata nella seconda metà del 2025 in un libro intitolato “Giornaliste Italiane” un progetto nato con l’editore Luca Sossella e che comprende già un primo volume “Giornalisti Italiani” attualmente in libreria. L’idea è quella di proseguire il viaggio, iniziato con i giornalisti, attraverso la storia del giornalismo italiano e del nostro Paese, dagli anni ’70 a oggi. Come già successo per le interviste ai giornalisti, anche per questo secondo volume, alcune parti delle interviste alle giornaliste, soprattutto quelle che riguardano argomenti di attualità, saranno pubblicate in anteprima su GliStatiGenerali.
Hai condotto la prima edizione di SkyTg24 nel 2003, una grande responsabilità? C’è qualche aneddoto che hai voglia di condividere rispetto a quella esperienza?
Forse in quell’edizione non eravamo completamente in sintonia con la parte tecnica, era tutto nuovo, strano, parlavamo tra noi con i microfoni aperti, cose così, che poi sono finite in un contenitore spiritoso che si chiamava SkyTg48. Quel giorno tra la mattina e la sera abbiamo fatto qualche gaffe, anche divertente e, avendo condotto sia l’edizione delle 6 che quella delle 20, abbiamo avuto qualche piccolo screzio per la stanchezza e l’ansia, tipo: questo dovevi dirlo tu, no toccava a te intervenire, sembravamo un po’ Sandra e Raimondo, liti coniugali durante la conduzione.
Come è cambiato il modo di fare i tg in questi 20 anni?
È cambiato tanto, come è cambiato il mondo del giornalismo in genere in questi anni, sempre più digitale e meno cartaceo, il boom dei social, la modernizzazione delle tecnologie, noi ci siamo adeguati. Gli utenti hanno oramai la necessità di ricevere le notizie in tempo reale e noi ci siamo attrezzati per dargliele attraverso tutti gli strumenti possibili, sui nostri profili social, sul nostro sito, con la diretta streaming.
Anche nelle redazioni dei TG ci sono pochissime direttrici donne, cosa ne pensi?
In verità Skytg24 una direttrice donna l’ha avuta ed è stata Sarah Varetto, ma purtroppo quello che dici rappresenta una realtà certificata dai fatti, e non riguarda solo direttrici di giornali o Tv ma molti altri mestieri, è sicuramente un gap da colmare. Non sono una femminista, non mi piace appartenere ad alcuna categoria, mi dispiace molto però constatare che ci sia ancora un grande pregiudizio nei confronti del genere femminile, in un momento in cui abbiamo una donna alla guida del governo italiano, così come alla presidenza parlamento europeo, ai vertici della commissione e alla Banca centrale europea. Appena scendi di livello ti accorgi che per le donne non c’è lo stesso trattamento e lo stesso riguardo, la questione andrebbe affrontata con maggiore attenzione.
Sei stata inviata di guerra nel 2003 in Iraq, in occasione della strage di Nassiriya, e a Baghdad nel 2004 per raccontare il primo anniversario dell’attacco americano. Cosa pensi della situazione che si sta delineando oggi in Medio Oriente? Come influirà la vittoria di Trump? Cosa cambierà invece in Europa?
In Iraq sono stata tre volte, l’ultima nel 2005 ancora a Nassiriya, la situazione in medio oriente rispetto a quando ci sono stata io non è cambiata molto, è sempre come una polveriera, ci sono state tregue apparenti in questi anni, condizionate dai presidenti delle super potenze di turno, in particolare quella americana. In Iraq, sotto il regime di Saddam, purché dittatoriale, le cose erano più in ordine, la gente aveva il lavoro, molti godevano di uno stipendio, tutto era sotto controllo, questo dalla voce di molti cittadini iracheni con i quali mi sono confrontata. Durante l’occupazione americana a Baghdad si sono visti tanti atti di violenza sulla popolazione. Dall’altra parte, tra lo stato di Israele e il mai riconosciuto stato Palestinese l’equilibrio nell’ultimo decennio è sempre stato molto instabile, con la situazione vicina a precipitare anche per il più piccolo pretesto. Fino al feroce attacco del 7 ottobre 2023. Ora con la vittoria di Trump, tutto può succedere. L’Onu si è spesa molto per il riconoscimento di uno stato Palestinese, ma il forte legame tra Netanyahu e Trump non depone a favore di una possibilità del genere.
Tuo nonno Donato Bendicenti, fu un partigiano e fu ucciso nell’Eccidio delle Fosse Ardeatine. Come ha influito questo sulla sua famiglia?
Portiamo io e la mia famiglia la figura di mio nonno dentro di noi, è una figura che ci è stata solo raccontata, ha influito molto su tutti noi soprattutto su nostro padre e quindi sulla sua, ma anche sulla nostra crescita. Io da ragazza, giovane giornalista, quando lavoravo a Tele Roma Europa ho dovuto seguire tutto il processo a Erich Priebke, ho guardato molto bene il leader nazista, mio padre invece non ha mai nemmeno voluto accendere la televisione, all’epoca lui e sua sorella erano parte civile. A me toccò invece di seguire tutto il processo al tribunale militare di Roma, pensai: com’è strana la vita, io giovanissima 21-22 anni mi trovo davanti questa persona che aveva ordinato l’uccisione di mio nonno. Mia nonna era tedesca e cercò di trattare con i nazisti per risparmiargli la vita, ma fu tutto inutile. Il nonno fu catturato alla fine di una delle riunioni del Partito comunista di cui era dirigente, era un famoso avvocato tributarista, un’aula della Cassazione qui a Roma in Piazza Cavour è a lui intitolata. Dopo la cattura si rifiutò sempre di confessare qualsiasi cosa, ottenne per questo la medaglia d’argento al valore militare, ma pagò il tutto con la propria vita, fu prima torturato e poi fucilato. Mia nonna dopo la fucilazione tornò a casa, mio padre, un ragazzino di soli 8 anni, rimase senza padre e senza il suo cagnolino, fu spedito subito all’estero in una famiglia straniera, questa storia ha influito molto nel prosieguo della sua vita e della nostra vita, nonostante tutto siamo fieri ed orgogliosi di quello che è stato e di ciò che ci ha trasmesso: i valori della lealtà e della giustizia . Conservo la sua foto di quando aveva 36 anni, poco prima di morire, era calabrese di Rogliano, a Cosenza c’è la via Donato Bendicenti a lui intitolata.
Alla luce di questo come interpreti l’ondata delle nuove destre in Italia e in Europa?
Il nazismo non esiste più. Ma per quello che è successo a mio nonno Donato Bendicenti, e per quello che mio padre subì di conseguenza, posso solo dire che qualsiasi ritorno a forme di intolleranza o xenofobia, ovunque, mi spaventa e mi suscita profonda angoscia.
Ti faccio la stessa domanda che ho fatto a Claudia Fusani, anche lei appassionata di tennis: il match insolito fra due politici al quale vorresti assistere e perché?
Con Claudia abbiamo giocato anche insieme ai campionati dei giornalisti. Visto che il tennis è il mio sport mi piacerebbe vedere un match tennistico tra Salvini e Calenda. Il primo avrebbe bisogno di perdere qualche etto, gli farebbe solo bene, il secondo dovrebbe imparare un po’ di più a prendere le misure del campo e non solo, e il tennis in questo aiuta, affina la precisione.
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