La copertina di un numero della rivista Odissea, diretta da Angelo Gaccione

Giornalismo

Intervista alla redazione di “Odissea”, fieramente pacifista

Risponde il fondatore della rivista “Odissea” Angelo Gaccione

30 Aprile 2025

Intervista ad Angelo Gaccione, fondatore e direttore della Rivista Odissea.

La rivista Odissea diretta da Angelo Gaccione compie dieci anni | AcriNews.it

 

Da quanti anni esce la rivista Odissea, in che formato e con quale scadenza?

Angelo Gaccione: “Odissea” esce dal 2003, sono oramai 22 anni di vita. Per i primi dieci anni è uscito in formato tabloid e in edizione cartacea; un bimestrale colto, elegante e dalla bella testata azzurra. Poteva contare su decine e decine di rubriche e una compagine di collaboratori molto ampia e prestigiosa, diffusa in tutta Italia e non solo. Dal 2013 con i festeggiamenti del decennale e un incontro pubblico presso la Sala del Grechetto della Biblioteca Sormani di Milano in cui sono intervenute personalità come i filosofi Fulvio Papi, Roberta De Monticelli, Gabriele Scaramuzza, il sociologo Nando Dalla Chiesa, il saggista Giovanni Bianchi, collaboratori come Grazia Livi, Giorgio Colombo, Morando Morandini, Arturo Schwarz e tanti altri, si è decisi di passare in Rete. Da quel momento “Odissea” ha assunto un carattere di vero e proprio quotidiano.

 

Su quanti collaboratori e quanti lettori può contare?

Si deve tener conto che “Odissea”, fungendo da voce pubblica per tutto il variegato mondo dei senza voce (comitati, associazioni, lavoratori, collettivi, sindacati di base, circoli culturali, gruppi musicali, gallerie d’arte, istituzioni intellettuali dalle diverse specie: musei, case editrici, conservatori, e via enumerando) ha una rete di lettori molto vasta. A questo va assommata la galassia dei movimenti (pacifisti, ambientalisti, di difesa della legalità, della tutela del patrimonio architettonico, dei beni comuni, del contrasto alle mafie, della cura del territorio, della solidarietà, dell’antifascismo, dei diritti, delle donne, delle minoranze, ecc.), del dissenso, dell’impegno sociale e culturale, ma anche dei tanti senza partito che condividono le nostre prese di posizioni contro le discriminazioni e le ingiustizie. La società civile è ben rappresentata da “Odissea”. Tantissimi i collaboratori, e tantissimi gli intellettuali e i letterati che supportano, con il loro impegno e la loro intelligenza, il giornale.

Angelo Gaccione, direttore della Rivista Odissea: il disarmo con Cassola e Turoldo

Soprattutto nell’ultimo periodo la vostra pubblicazione si è schierata coraggiosamente contro il riarmo e ogni politica di aggressione militare. Fate riferimento a qualche partito o organizzazione politica in particolare, e da quale pubblico ottenete più attenzione e solidarietà (studenti, professionisti, intellettuali, cattolici, militanti di sinistra?)

“Odissea” sin dal suo nascere si è schierata contro guerre e militarismo: su questo non abbiamo fatto sconti a nessuno. Consapevoli che militarismo e guerra rappresentano due aberrazioni storiche che hanno prodotto le tragedie più gravi del Novecento e stanno portando il mondo verso l’apocalisse nucleare. Il giornale non ha mai nascoste le sue simpatie libertarie e per questo non ha mai operato censure; sulle sue pagine si confrontano uomini di cultura, intellettuali, associazioni e comitati fra i più diversi, in piena autonomia e libertà. Un coro di voci che come ebbe a dire il filosofo Fulvio Papi, trova il suo spazio in un luogo che ha rimesso al centro la moralità, l’etica pubblica. Come è riportato sotto la testata, ora di colore rosso per distinguere il passaggio dal cartaceo alla Rete (da Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel primo editoriale), cerchiamo di essere coerenti con le nostre idee e di non tradirle, come fanno spesso e volentieri i partiti ufficiali, e di tener fede al monito di Robert Musil: “Nessuna grande cultura può trovarsi in un rapporto obliquo con la verità”. Questa è la nostra forza e l’autorità morale che i lettori ci riconoscono.

Scritti contro la guerra - Angelo Gaccione - ebook

Come ritenete di poter intervenire in maniera incisiva nel mobilitare l’opinione pubblica nei riguardi delle recenti posizioni europee sulle spese militari?

Quasi quotidianamente scriviamo di questi argomenti mettendo in guardia sui pericoli che l’Europa corre, e quotidianamente inviamo i link degli articoli a politici e a rappresentanti delle istituzioni. Ma “Odissea” chiama i suoi lettori anche a un impegno pubblico personale in occasioni di mobilitazioni come quelle recentemente svoltesi a Roma, Milano e in tante altre città, contro il riarmo e per un ruolo pacifico e diplomatico delle istituzioni europee. Molti di noi vi hanno preso parte attiva fisicamente e vi contribuiscono con idee e scritti anche radicali. Molti si stanno interrogando sul concetto di difesa in epoca nucleare, e non siamo più soli a parlare di neutralità, di alleanze militari pericolose, di spesa di riarmo criminale che affama i popoli e crea tensioni internazionali.

La mia Milano - Angelo Gaccione - copertina Contrappunti

Quale posizione assume Odissea sui conflitti in Ucraina e in Medio Oriente?

Già prima che il contrasto russo-ucraino degenerasse in guerra aperta, ci siamo schierati per una soluzione diplomatica da attivare subito. Abbiamo consigliato parlamentari e Governo di farsi parte attiva affinché l’Europa svolgesse questo ruolo di mediazione pacifica per evitare un conflitto che avrebbe provocato morti, lutti, rovine e profughi, come è poi avvenuto. Siamo scesi in piazza in una manifestazione oceanica a Milano, abbiamo creato un Comitato Nazionale di artisti, poeti, cittadini di buona volontà raccogliendo firme e pubblicando appelli e testimonianze su “Odissea”. Abbiamo organizzato una lettura poetica e di testimonianze in Piazza della Scala, fra le tante, quelle arrivate dal fisico Carlo Rovelli e dallo storico Franco Cardini. Abbiamo portato tutte quelle firme al prefetto di Milano che le ha trasmesse, con i punti da noi individuati per una risoluzione pacifica, al Parlamento, al Governo, al presidente della Repubblica. Suggerivamo la città di Assisi, città mondiale per la Pace, come luogo fisico delle trattative; coinvolgendo le tre massime autorità spirituali mondiali delle tre religioni monoteiste. Il papa, aveva espresso le nostre stesse idee e i frati di Assisi sarebbero stati disponibilissimi, così come l’amministrazione pubblica di quella città. La nostra bellissima nazione avrebbe potuto svolgere un ruolo straordinario che ci avrebbe resi tutti orgogliosi, se avesse intrapreso questa strada favorendo le trattative ai massimi livelli politici ad Assisi. Abbiamo ripetuto fino alla noia che era meglio un anno di negoziati che un giorno di guerra; meglio una pace ingiusta di una guerra giusta, perché il tempo avrebbe risanato i contrasti e attutiti gli odi. Invece restarono sordi e iniziarono a soffiare sul fuoco inviando armi e contribuendo al massacro. Allora si era ancora in tempo; ora la deriva è il riarmo e la follia di volere mandare truppe europee sul teatro di guerra dopo tre anni di morte. Sul Medioriente ci siamo espressi e ospitiamo tuttora scritti provenienti anche da quella terra martoriata. Abbiamo sempre sostenuto i comitati palestinesi in Italia e le iniziative di piazza, oltre a pubblicare le locandine degli incontri e delle proteste pubbliche. Lo riteniamo un dovere morale oltre che umano. Sono gli indifferenti che non sopportiamo, perché come ebbe a scrivere Gramsci: “L’indifferenza è il peso morto della storia”.

 

 

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