Giornalismo

I centri in Albania serviranno come deterrente? F. Sarzanini (Corriere): “Io non credo”

28 Gennaio 2025

Fiorenza Sarzanini, figlia di Mario Sarzanini che si occupava di cronaca giudiziaria, per lei un faro, coltiva la passione del giornalismo proprio grazie a suo padre. Inizia la professione giovanissima al Messaggero alla corte di Pietro Calabrese, passa poi al Corriere della Sera dove collabora da più di 20 anni, occupando oggi il ruolo di vice direttrice che rivendica per meriti sul campo e non grazie alle quote rosa.  Ci rincorriamo visti i suoi numerosi impegni, ne nasce una bella intervista, servono due fasi per completarla, qui uno stralcio dell’intervista integrale che verrà pubblicata nel libro in uscita nella primavera di quest’anno.

Questa è solo un’anticipazione di un’intervista integrale che sarà pubblicata nella seconda metà del 2025, in un libro intitolato “Giornaliste Italiane” un progetto nato con l’editore Luca Sossella e che comprende già un primo volume “Giornalisti Italiani” attualmente in libreria. L’idea è quella di proseguire il viaggio, iniziato con i giornalisti, attraverso la storia del giornalismo italiano e del nostro Paese, dagli anni ’70 a oggi. Come già successo per le interviste ai giornalisti, anche per questo secondo volume, alcune parti delle interviste alle giornaliste, soprattutto quelle che riguardano argomenti di attualità, saranno pubblicate in anteprima su Gli Stati Generali.

Nella tua carriera hai vissuto il passaggio dal cartaceo al digitale, quali sono state le difficoltà maggiori?

È una cosa esaltante, non si tratta di un passaggio, ma di un’aggiunta, ho vissuto questo durante il Covid. Il nostro sito, che funzionava già molto bene, era diventato l’unico strumento tra noi e i lettori e i cittadini, con Monica Guerzoni ci siamo inventate “Covid istruzioni per l’uso”, una guida dove tutti i giorni pubblicavamo in modo chiaro le regole e i consigli comportamentali, tanto da diventare un punto di riferimento fondamentale per i lettori. Più volte al giorno il sito veniva aggiornato, lavoravamo in tandem sui provvedimenti del governo e sui continui aggiornamenti. Per me internet è uno strumento fondamentale, lo uso quotidianamente divertendomi tantissimo, non faccio una distinzione tra carta e sito, è uno strumento giornalistico favoloso, importante per le cronache locali, ma anche per il giornale in generale, soprattutto in questo momento dove i giovani sono maggiormente attratti da queste forme di divulgazione alternative alla carta.

Il futuro del giornalismo su quale campo si gioca? Su quello del mezzo, quindi carta vs digitale o sui contenuti, quindi commenti vs clickbaiting?

Si gioca tutto insieme, non c’è una cosa che prevale sull’altra, se ho un bellissimo sito con i contenuti scarsi non vado da nessuna parte, così come se ho buoni contenuti ma non una tecnologia che mi consente di arrivare ai miei lettori. L’obiettivo deve essere sempre dare un’informazione corretta ed esaustiva, anche con mezzi tecnologici adeguati.

Con il tuo lavoro indaghi anche il mondo dei giovani, nel podcast Specchio in cui si parla di disturbi alimentari e con il suo libro “Affamati d’amore”, come stanno i giovani oggi?

 Purtroppo stanno male per colpa di noi adulti, non siamo stati bravi a garantire la continuità di scuola e di vita sociale durante il Covid, non scorderò mai la scelta scellerata di chiudere le scuole, quando si teneva aperto molto altro, solo perchè in quel momento bisognava pensare all’economia. Oggi non abbiamo la capacità, la forza e anche una situazione economica per aiutarli tutti. Io stessa sono stata malata, so cosa significa, per questo mi occupo tanto dei giovani, scrivendo su Io Donna, l’inserto settimanale femminile del Corriere della Sera, facendo podcast sul tema… Ho scritto il libro “Affamati d’amore”,  la decisione di mettermi in gioco l’ho presa per questo, non mi vergogno di essere stata malata, ma penso che un giornalista non debba mai diventare una notizia, ho accettato il rischio di farlo perché ho pensato che in una situazione tanto drammatica il fatto che anch’io, in prima persona avessi affrontato il problema, potesse essere d’aiuto ad altri, soprattutto durante la pandemia. Questo è stato l’unico motivo per cui ho deciso di fare questa cosa.

E i genitori come stanno?

Un po’ meglio dei ragazzi, ma non tanto, non so cosa sia meglio o peggio, le generazioni precedenti tendevano a nascondere i problemi e i contrasti, noi invece tendiamo quasi a mostrarli ai figli, per dimostrare che tutto sia chiaro, che tutto venga svelato, penso che così facendo abbiamo trasferito le nostre fragilità ai ragazzi.

Due mesi fa circa hai intervistato Piantedosi, che idea ti sei fatta in merito ai centri di accoglienza in Albania? Poteva essere una buona idea che non ha funzionato o non ci ha mai creduto nessuno?

Nelle intenzioni del governo i centri di accoglienza in Albania dovevano essere solo esclusivamente un deterrente, prevedere una massima capienza di tremila persone non è un provvedimento che serve a sfollare i nostri centri presenti in Italia, serve solamente dire a chi parte “è inutile che venite, tanto non arriverete in Italia e quindi in Europa”. Non credo a questa misura deterrente, sono stata in Libia più volte e ho visto i centri dove stanno queste persone, ho visto la loro determinazione ad attraversare quel complicato tratto di mare e non penso che siano scoraggiate dal fatto di andare in Albania, chi accetta il rischio di affogare non si spaventa solo per il fatto di sbarcare a Tirana piuttosto che a Lampedusa.

Le dimissioni di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle entrate, sono state una sorpresa o il frutto di un malcontento già esistente?

Mi sembra che Ruffini abbia ben espresso il suo malcontento, è stato lui stesso a raccontarlo nell’intervista, sicuramente esisteva da tempo, c’è poi un momento nel quale una persona fa una scelta e prende una decisione, io non posso che ringraziarlo per aver scelto me e il Corriere per annunciarlo.

Risolveremo mai il problema dell’evasione fiscale?

Nessuno da solo può risolvere il problema dell’evasione fiscale nel nostro Paese, si tratta di una mentalità, in Italia si dice da sempre che i lavoratori dipendenti sono quelli maggiormente penalizzati rispetto ai professionisti, noto però che pur essendo i più tartassati nel loro piccolo, non disdegnano sconti concessi in mancanza di regolari ricevute, non chiedono sempre lo scontrino ecc, manca proprio un’educazione alla cultura della legalità.

Cosa succederà secondo te a report e Ranucci dopo l’ultima puntata su Berlusconi e le successive dichiarazioni di Marina Berlusconi?

Ranucci rimarrà conduttore del programma e sarà sempre un grattacapo per i vertici della RAI, che con la sua presenza possono giustificare la messa in onda di altri programmi, dove non si parla di nulla. Detto questo ci sono puntate di Report  che mi convincono e altre puntate che mi convincono meno.

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