Giornalismo
Borselli: “Che fatica essere donna, di destra, e non aderire al femminismo da salotto”
Da Miss Estate Festivalbar a firma di punta del quotidiano Il Giornale, lei stessa afferma che professionalmente è come se avesse avuto due vite, anche se il suo sogno fin da giovanissima era proprio quello di diventare giornalista.
La sua grande passione sono le interviste, anche se non ama farsi intervistare, ma è molto entusiasta di far parte di questo mio progetto sulle giornaliste italiane e mi dà l’opportunità di incontrarla a Roma. Lei è Hoara Borselli e questo è il suo punto di vista su alcuni fatti di attualità e sulla figura della donna nel giornalismo, ma non solo.
Secondo te nel vostro ambiente (giornalismo) una donna deve sempre dimostrare di più?
Bisogna faticare sempre a prescindere, se sei donna maggiormente, se poi sei anche di destra ancora di più. È luogo comune per molti pensare che chi è di destra, uomo o donna che sia, è ignorante per definizione, e che l’intelligenza sta a sinistra. Quelli di destra sono visti come quelli che hanno qualcosa in meno. Al di là di questo, personalmente, pur non avendo una grande storia accademica, non provenendo dal giornalismo, scrivo comunque su uno dei quotidiani più importanti. Non ho trovato grandi impedimenti, non ho dovuto scalare montagne, se dobbiamo parlare per luoghi comuni la donna fa più fatica, ma per la mia esperienza, pur essendo donna, posso dire che, se vuoi, i tuoi spazi li trovi.
Spesso nei tuoi interventi critichi le femministe contemporanee, cosa non ti piace?
Tutto. Il femminismo dovrebbe essere universale, se sei femminista devi esserlo con le italiane e con le straniere, se devi protestare e scendere in piazza per uno stupro subìto da una nostra concittadina, italiana lo devi fare anche, ad esempio, per ciò che è capitato a Sanam Abbas. Il femminismo deve essere trasversale, non esistono due pesi e due misure. Detesto il femminismo legato a cose “stupide”, effimere che non rappresentano delle vere e proprie battaglie, mi riferisco alle vocali al femminile, l’asterisco, tutte cose inutili, per me il femminismo vero è quello degli anni ’70 che ci ha fatto ottenere conquiste. Non potrò mai sentirmi vicina a persone che si offendono se non si dice “la presidente” invece che “il presidente”, è un femminismo a convenienza, urlato quando torna comodo, silente quando invece non conviene. Prendi ad esempio quelle che dicono che una donna non deve essere fischiata per strada: può capitare no? E allora se le piace il fischio sorride, altrimenti manda a quel paese colui che ha fischiato, o lo ignora completamente, ma non deve piagnucolare per un fischio di un uomo, perché allora è inutile che si parli di parità o di conquiste della donna, che non deve aver paura o lamentarsi se un alpino gli mette un cappello in testa. Negli anni ’70 quando qualcuno osava toccarti con la famosa mano morta, si beccava una bella gomitata nello sterno, ecco io mi sento rappresentata da queste donne.
Perchè sono ancora possibili casi come Sangiuliano/ Boccia, nel 2024? Berlusconi non ha insegnato nulla?
Certi episodi, purtroppo, succedono ancora perché avallati, sostenuti e appoggiati dalla parte dominante del “politicamente corretto”, credo che il “MeToo” sia stato una rovina per le donne che vogliono sentirsi protette a prescindere, qualunque cosa facciano; l’uomo è colpevole per definizione, queste donne sanno di essere dalla parte giusta, dalla parte dei buoni e si sentono in diritto di fare anche delle cose (hai citato il caso Sangiuliano) che squalificano l’immagine di loro stesse. In quella vicenda non c’è chi ha torto o ragione, queste sono dinamiche personali, ma quando usi per i tuoi fini il ricatto, per mettere in difficoltà una persona, perché non hai ottenuto ciò che volevi, giochi sporco, il mezzo non è più lecito. Mi riconosco perfettamente nelle dichiarazioni di Giorgia Meloni che sulla vicenda Boccia-Sangiuliano dichiarò di avere altre idee su come una donna debba guadagnarsi spazio nella società. Ci sono state moltissime donne invece che hanno difeso l’operato scorretto della donna in questione.
È passato più di un anno dal nuovo conflitto fra Israele e Palestina, che oggi si è allargato anche al Libano. La Presidente Meloni ricorda che il diritto a difendersi di Israele deve però rispettare il diritto nternazionale umanitario. Qual è la tua opinione in merito? Perché si parla solo del 7 ottobre e non di come ci si è arrivati e di come quotidianamente si scelga di non trovare una tregua?
Credo che si parli poco del 7 ottobre, una giornata che ricorda un feroce attacco terroristico contro un popolo, dove circa 1500 persone civili sono state ammazzate in un modo brutale, e ci sono ancora ostaggi dell’aggressore. Vista attraverso i numeri è chiaro che la risposta è sproporzionata, perché parliamo di oltre 40 mila persone morte a Gaza, compresi molti bambini. Ma non è facile stabilire una proporzione corretta ad un attacco di quel tipo. Cerco di spiegarmi meglio: se un malintenzionato che ti entra dentro casa, minacciando te e la tua famiglia, subisce una difesa che può costargli la vita, forse c’è una sproporzione tra l’intenzione e la reazione, ma è una cosa che va messa in conto. Oggi questo conflitto sta raggiungendo oramai delle dimensioni intollerabili, è una cosa oggettiva, esiste una volontà di pace, ma la vedo fumosa, lontana e comunque temporanea e non definitiva. Se anche si dovesse raggiungere una tregua con l’abbandono delle armi, non ci sarà mai una pace politica perché ci sarà sempre qualcuno pronto a ricominciare, le nuove generazioni che hanno perso in questo conflitto i propri cari conserveranno sempre un desiderio di vendetta. Il popolo palestinese vorrà vendicare le 40 mila vittime. Parlare di una pace definitiva mi sembra difficile.
Secondo te perché Giorgia Meloni non riesce a dichiararsi ufficialmente antifascista?
Se noi decidiamo che il fascismo è stato nelle sue declinazioni più orrende consegnato alla storia, credo che oggi sia un paradosso affermare che sono “anti” qualcosa che non esiste più. Il fascismo lo fanno rivivere perché è una narrazione che serve alla sinistra per tenere viva e instillare una paura di qualcosa che non c’è. È possibile avere paura di qualcosa che non esiste? È corretto non cancellare la storia, il fascismo c’è stato, è stato un periodo orrendo, ma va lasciato nei libri di storia. Io sono madre di due figli e voglio che loro leggano cos’è stato quel periodo storico, perché solo se lo conoscono sono in grado di distinguere il bene dal male. Oggi affermare di essere antifascista lo trovo quasi uno slogan al servizio di chi lo vuole sentire.
Ti garantisco che se Giorgia Meloni si dichiarasse antifascista non andrebbe ancora bene, perché qualcuno troverebbe comunque da ridire magari solo perché il tono della voce non è stato del tutto convincente. Abbiamo un Presidente del Consiglio che ha chiaramente condannato tutte le forme di dittatura, più chiaro di così… Quando una persona si dichiara aperta alla democrazia e contraria ad ogni forma di dittatura, non è già dichiararsi antifascista? È necessario dirlo per soddisfare la pancia di qualcuno?
Secondo te perché ci sono così poche direttrici di un quotidiano?
Non solo poche direttrici, ma anche poche firme femminili. Prendi la prima pagina di un quotidiano e guarda quante firme maschili e femminili ci sono. Questo è un gap culturale che deve essere ancora colmato. Prova a fare questo esercizio e chiedi a qualcuno: ti fideresti maggiormente di un pilota d’aereo uomo o donna? Oppure di un cardiochirurgo uomo o donna? Purtroppo ancora oggi la risposta nella maggior parte dei casi è solo una: uomo. Il problema è culturale. Nell’immaginario collettivo la donna è ancora considerata debole.
L’intervista completa a Hoara Borselli sarà pubblicata nella seconda metà del 2025 in un libro intitolato “Giornaliste Italiane” un progetto nato con l’editore Luca Sossella e che comprende già un primo volume “Giornalisti Italiani” nelle librerie in questi giorni. L’idea è quella di proseguire il viaggio, iniziato con i giornalisti, attraverso la storia del giornalismo italiano e del nostro Paese, dagli anni ’70 a oggi. Come già successo per le interviste ai giornalisti, anche per questo secondo volume, alcune parti delle interviste alle giornaliste, soprattutto quelle che riguardano argomenti di attualità, saranno pubblicate in anteprima su GliStatiGenerali.
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