Attualità
Francesco. Del primato del discernimento
Il primato del discernimento è il senso ultimo dell’insegnamento di Francesco. In un mondo fatto di potere per il potere, di corpi che non invecchiano e non muoiono, di algoritmi e di sintesi, Jorge Bergoglio ha testimoniato il primato della persona, in tutta la sua fragilità.
- A San Pietro e in Città del Vaticano, Michelangelo e Bramante hanno parlato per l’umanità. Abbiamo bisogno di simboli e di emblemi. Di scrittura e di canto. Di parola e di suono. Il libro non basta, non bastano i dati.
Con il 26 aprile 2025, – data del funerale di Francesco – se qualche progresso si farà nel definire la pace, allora il cattolicesimo, con i suoi riti, gli ordini architettonici, gli ornamenti e la retorica, avrà segnato un punto a favore della forza del sentimento nell’orientare le scelte. Sarà costato uno scisma, ma per parlare ai potenti la retorica della “propaganda fide” funziona ancora.
E in un momento di potere per il potere a parlare riescono solo i simboli.
Papa Francesco ha chiuso la sua esistenza esibendo un corpo fragile, colpito dalla malattia, e non ha avuto paura, in un mondo in cui anche i sedicenni ricorrono alla chirurgia estetica, di mostrarsi in sedia a rotelle, bisognoso di aiuto, con l’ossigeno, senza paramenti. Non ha avuto paura di dichiarare che il corpo invecchia e muore, che il potere passa, che tutto il lusso del mondo è vero come sono veri i sogni.
Il rito ha costretto persone che sono abituate a meeting scanditi in intervalli di un quarto d’ora a una “semplice” cerimonia di più di due ore sotto il sole, per loro in parte incomprensibile.
A parlare è stato il colonnato, l’architettura, lo spazio che è testimonianza del tempo.
E un pensatore che sia stato così coerente anche negli ultimi dettagli, le scarpe ortopediche anche per l’ aldilà, rimarrà sicuramente a lungo nel ricordo di tutti.
E se si ha tempo e voglia di rileggere le encicliche il primato del discernimento appare con molta chiarezza. Non è neanche un caso che abbia parlato al G7 di intelligenza artificiale e che la Santa Sede abbia conferito un premio a un frate francescano, Paolo Benanti, autore di un saggio intitolato “Human in the loop. Decisioni umane e intelligenza artificiale”, Milano, Mondadori 2025.
Saper prendere decisioni aderenti alla presenza personale, in qualsiasi contesto e senza avere paura di perdere, se è la cosa giusta da fare. Questo è il discernimento, insegnamento più importante di Ignazio di Loyola. Ricorda un po’ Spike Lee, fa la cosa giusta, che per un gesuita significa fare la volontà di Dio, cui ci si avvicina solo con la preghiera e l’orazione. Quindi la circolarità delle encicliche trova senso compiuto. Dall’importanza della lettura del Vangelo, alla cura del pianeta, alla contemplazione del cuore di Cristo.
Una unica lunga lezione, fatta di una grande presenza morale che mancherà.
Infine, a Santa Maria Maggiore, la scena dei poveri e degli ultimi in attesa. Il cerimoniere li ha disposti in due ali da venti, in un numero tipo quaranta ladroni. Aspettavano dalle otto sui gradini una bara che è arrivata oltre mezzogiorno, mentre tutti spiavano come era vestito Zelensky, di che colore fosse il vestito di Trump, se le donne fossero velate o no. All’arrivo hanno solo potuto vedere la bara entrare in una chiesa sbarrata dai guardiani. Hanno consegnato le rose bianche in un cesto, passato ai bambini che aspettavano dentro, i quali le hanno consegnate alla base dell’altare di Santa Maria Maggiore. Poi la tumulazione e una pietra, con il nome Franciscus.
La morale di tutta questa storia è guai ai vinti, e guai ai poveri.
C’è come un simbolismo rovesciato nella politica.
I simboli dicono pace, fratellanza e amore.
La politica dice forza, controllo, potere.
I simboli dicono unità e speranza, il loro uso potere e sopraffazione.
Deve essere per questo che il protettore dei politici è Thomas Moore, autore di un trattato sull’ Utopia, come ha ricordato Matteo Renzi in parlamento due giorni prima.
Una grande inquietudine è quello che resta ma anche una grande pace interiore e forse, chissà, deve essere stato questo il modo in cui ha vissuto Jorge Bergoglio per 88 lunghi anni.
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