Diritti
«Tantomeno le comunità ebraiche o altri»
Non che questo possa rovinare l’incanto della luna di miele tra Italiani e Governo del Cambiamento, eppure, a quasi dieci anni dalla fondazione del Movimento Cinque Stelle, nessuno è ancora riuscito a strappare ai suoi leader una dichiarazione di antifascismo. Abbiamo sentito citare a sproposito il nome di Sandro Pertini e abbiamo visto usare la parola-feticcio ‘Costituzione’ come arma impropria, ma non abbiamo mai sentito alcun capataz grillino dirsi antifascista senza distinguo. Le (goffe) acrobazie retoriche di Dibba e Di Maio erano, per chi ancora avesse un cucchiaino di materia grigia funzionante, molto più che un indizio, non fosse bastata l’inequivocabile opinione della portavoce Lombardi sul Ventennio («dimensione nazionale di comunità attinta a piene mani dal socialismo», «altissimo senso dello stato», «tutela della famiglia»). Sarebbe stato d’altronde molto ingenuo aspettarsi qualcosa di diverso dagli operatori di un dispositivo creato dalle destre per la distruzione della democrazia in Italia. Nemmeno dai cialtroni de sinistra che stanno usando il M5S come tram – da questo novero sono esclusi i Bombacci di turno, molto più numerosi – si sono sentite parole rassicuranti. Ci sono invece toccati i pistolotti preparati su ordinazione dall’élite dei gazzettieri («vedete fascisti ovunque», ecc.). Altri segnali simili si erano già avuti, nel corso di questi anni, per cui nemmeno quest’ultima uscita di Elio Lannutti, che condivide un link nel quale si citano nientemeno che i Protocolli dei savi di Sion (in Italia, non in Iran, nel 2019, non nel ’39, e in veste di Senatore, non dal bancone di un bar al decimo bicchiere) ci stupisce granché. Non ci stupisce, però ci fa male. Tra qualche giorno, come ogni anno, le persone decenti ricorderanno le conseguenze estreme delle idee diffuse «senza commento» dal senatore Lannutti. Tra di esse, la caccia agli Ebrei, casa per casa, e il loro sterminio. Il tutto in buona fede, con le migliori intenzioni, in nome e per il bene del Popolo, ovviamente. Anche allora vi erano vecchi bancari che ruminavano questi pensieri, il cervello disciolto in un liquame che a stento le loro scatole craniche riuscivano a contenere. E qualcosa in effetti esce proprio dai buchetti della testa, allora come oggi. Preziosi marcatori, spie di quello che evidentemente soltanto noi paranoici intravediamo, dietro a questa parata di pagliacci, dietro alle mance di Stato e dietro a Lino Banfi ambasciatore UNESCO, che non basta più a farci sorridere.
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