Diritti
Sulle unioni civili lasciate in pace la coscienza
Sono giorni caldissimi questi che stiamo vivendo. La battaglia infatti si fa sempre più accesa e non parliamo della gara musicale di Sanremo ma di quello che sta succedendo in Parlamento riguardo il tema delle unioni civili.
Dalla settimana scorsa il tanto discusso DDL Cirinnà è in discussione in Parlamento e, come spesso accade, ha spaccato il Paese. Siamo stati testimoni di manifestazioni a favore delle unioni civili e della famigerata “stepchild adoption” contrapposte al Family Day in difesa della famiglia “tradizionale”. Ma l’ultimo atto in ordine cronologico che è andato in scena ieri porta con sé un velo di amarezza e di vergogna: da una parte l’aula parlamentare semi-vuota mentre si discuteva del DDL, un segno certamente negativo per la nostra politica; dall’altro l’intervento del Cardinale Bagnasco, presidente della CEI, che pubblicamente invita il presidente del Senato Grasso ad indire lo scrutinio segreto sulla votazione della legge auspicando così la possibilità per tutti i parlamentari di seguire la propria coscienza.
L’intervento di un esponente della Chiesa Cattolica che è dunque riconducibile ad uno stato sovrano come il Vaticano, indigna non poco: dalla firma dei Patti Lateranensi in poi l’Italia si è condannata ad un’influenza forte e inarrestabile della Chiesa sulle scelte politiche ma la dichiarazione pubblica di Bagnasco è inaccettabile. Il Cardinale è un cittadino italiano e come tutti può certamente partecipare al dibattito pubblico ma, da esponente di un’istituzione riconducibile al Vaticano, il peso delle sue parole cambia notevolmente: l’ingerenza di uno stato estero nella sfera pubblica italiana non può essere tollerata, soprattutto su un tema così importante come quello delle unioni civili e soprattutto in un Paese che rimane fanalino di coda europeo riguardo la tutela dei diritti delle coppie omosessuali.
Il Vaticano stia nei suoi confini: il riconoscimento come Stato sovrano lo obbliga alle regole che qualunque altro Paese del mondo deve rispettare.
Nel frattempo il caos politico è ormai dappertutto, persino in quei partiti che sembravano i più convinti sostenitori del DDL Cirinnà: il PD in primis, promotore della legge e che sembra che adesso lascerà libertà di coscienza ai propri parlamentari forse per paura di una possibile crisi di governo aperta dal malcontento dell’ala cattolica dei democratici e dagli azionisti di minoranza del governo, gli NCD, che non si accontenteranno del regalino in salsa Prima Repubblica compiuto da Renzi con un rimpasto di governo ad hoc.
A complicare le cose ci pensano anche i Cinque Stelle, prima grandi sostenitori senza riserve della legge e adesso stregati anche loro dalle due paroline magiche: “secondo coscienza”. A questo punto l’approvazione della Cirinnà non è così scontata come poteva sembrare qualche tempo fa anche perché è venuto meno il blocco compatto che sembrava invece dovesse portare in fondo l’iter parlamentare della legge. E’ invece il Presidente del Senato Pietro Grasso che svolge in questo momento un ruolo decisivo perché avrebbe negato lo scrutinio segreto e questo porterebbe i parlamentari ad evitare insulsi giochetti di potere ed a manifestare pubblicamente la propria idea. Da questo caos è difficile trarre conclusioni ma quello che può rappresentare uno spunto di riflessione sono proprio quelle due paroline magiche: “secondo coscienza”. Questa formula viene richiamata nei momenti in cui si è chiamati a decidere su temi e problemi particolarmente complessi dal punto di vista etico come l’aborto, l’eutanasia e adesso le unioni civili e la stepchild adoption in particolare. Quello che risulta davvero complicato da capire è proprio il campo di applicazione di questa formula magica: sia nel caso dell’aborto, dell’eutanasia, delle unioni civili o delle adozioni per coppie omosessuali, il tema vero sono i diritti di tutti o di una minoranza del paese che, in quanto cittadini, hanno comunque il diritto di avere di diritti. In cosa, dunque, si dovrebbe agire secondo coscienza? Nel decidere se alcuni soggetti possano o meno godere di diritti che sono invece inalienabili per altri?
L’aborto, negli anni settanta, fu approvato da un referendum popolare che smentì la DC, allora al governo, forte oppositrice di quel diritto. Adesso la situazione è la stessa: le tantissime manifestazioni e il dibattitto quotidiano sempre più acceso dimostrano che c’è una grossa fetta di Paese che vuole le unioni civili e che pensa che il DDL Cirinnà rappresenti un buon punto di partenza. Chiamare in causa la coscienza sembra solo un estremo tentativo di quella parte conservatrice del Paese che vuole bloccare il dibattito, come peraltro sta già facendo nelle aule parlamentari. Bloccare il progresso della civiltà nel nome, spesso usato in modo ipocrita, della famiglia “tradizionale”. La coscienza è forse la cosa più bella che appartiene all’uomo, quel qualcosa di immateriale e metafisico che ci fa essere speciali e civili in questa Terra.
Troppo spesso l’uomo ha usato impropriamente certe parole per i propri scopi: Dio, tradizione, patria, famiglia e tutti sappiamo come sono andate le cose.
Lasciate in pace la coscienza, almeno stavolta.
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