Asia

Stuprata e uccisa in India, la polizia giustizia sommariamente i colpevoli

6 Dicembre 2019

In India oggi è successo qualcosa che ha scosso i social network e ovviamente l’intera opinione pubblica. Tutti e 4 gli imputati di aver ucciso la veterinaria indiana Priyanka Reddy sono stati uccisi dalla polizia con alcuni colpi di pistola. Avevano tentato di scappare e sono stati freddati sul posto. Ma facciamo qualche passo indietro.

Mercoledì 27 novembre è stata rapita la veterinaria ventisettene Reddy sull’autostrada Hyderabad-Bengaluru, vicino a Shamshabad. Il rapimento non è stato a fini estorsivi, Reddy è stata stuprata e poi strangolata a morte. La polizia ha arrestato dopo due giorni i quattro accusati dell’orribile delitto, sono due camionisti e due addetti alle polizie tutti tra i 20 e i 24 anni, incastrati dai filmati delle telecamere di sicurezza e dalle prove con cui avevano disseminato il proprio percorso, facilitando il lavoro dei detective. Secondo le prime ricostruzioni si presume che i quattro complici abbiano sgonfiato le gomme dello scooter della veterinaria per lasciarla in panne, quindi si siano avvicinati per offrire aiuto. A questo punto Priyanka Reddy sarebbe stata trascinata in un’area abbandonata sul ciglio della strada dove è stata violentata, asfissiata a morte e il suo corpo è stato dato alle fiamme e scaricato a circa 30km di distanza.

La gente ha iniziato a manifestare per l’orribile crimine commesso ed ha chiesto – assieme a parte dei politici indiani – l’impiccagione immediata o quantomeno la castrazione per i quattro accusati: Mohammad Areef, Jollu Shiva, Jollu Naveen e Chintakunta Chennakeshavulu. “Questo delitto ha suscitato vergogna in tutto il paese, ha ferito tutti”, ha detto il ministro della Difesa, Rajnath Singh, esprimendosi contro quello che ha definito un “crimine atroce”. A Hyderabad, c’è stata la più grande delle proteste, in cui gli attivisti studenteschi legati al partito al potere del Primo Ministro Narendra Modi, hanno chiesto la pena capitale. Sabato in città la polizia ha anche dovuto ricorrere alla forza per disperdere centinaia di manifestanti che avevano tentato di irrompere in una stazione di polizia dove erano stati arrestati i quattro accusati. Gli attivisti sostengono che il governo non è riuscito a controllare i crescenti crimini contro le donne. Jyoti Badekar, che lotta per i diritti delle donne di Mumbai, ha affermato che la mancanza di personale di polizia femminile è uno dei fattori che alimentano il problema.

In India gli atti di violenza contro le donne sono dilagati e fortemente contestati dall’opinione pubblica sin dal 2012, quando lo stupro di una giovane donna a bordo di un autobus a Delhi ha spinto centinaia di migliaia di persone a scendere in piazza per chiedere leggi più severe contro lo stupro. La polizia nel paese ha registrato 33.658 casi di violenza sessuale nel 2017, secondo i dati ufficiali più recenti disponibili – una media di 92 al giorno -, ma si ritiene che la cifra reale sia molto più elevata in quanto molte donne in India non vanno alla polizia per paura di ritorsioni. Lunedì i manifestanti hanno richiesto un’indagine accelerata nel caso Reddy, con la rabbia che cresceva sia nelle strade che in Parlamento. Jaya Bachchan, una deputata ed ex attrice di Bollywood, sostenitrice dei diritti delle donne, è stata tra coloro che hanno parlato: “So che può sembrare una scelta difficile, ma persone come queste dovrebbero essere lasciate in mezzo al pubblico e linciate”, ha detto in Parlamento, chiedendo di sapere come il governo indiano ha intenzione di migliorare la sicurezza delle donne e proteggerle dalle violenze sessuali. Le azioni legislative sono state intraprese repentinamente raddoppiando le pene detentive per gli stupratori fino a 20 anni e rafforzando anche il contrasto contro il voyeurismo, lo stalking e il traffico di donne. I parlamentari indiani hanno anche votato per abbassare a 16 dai 18 anni l’età in cui una persona può essere processata da adulto per crimini atroci.

Questa mattina i quattro indagati hanno preso parte a una ricostruzione sulla scena del crimine, hanno tentato di fuggire e sono stati colpiti a morte dagli agenti. Non vi è però ancora certezza di come sono andate realmente le cose e in molti hanno subito pensato ad un omicidio extragiudiziale da parte della polizia, cosa che in India avviene purtroppo periodicamente.
Prakash Reddy, un vice commissario di polizia a Shamshabad, ha dichiarato: “Al mattino, verso le 6-6.30, i poliziotti che si occupano del caso sono tornati sul luogo del delitto per ricostruire la scena del crimine assieme agli accusati che improvvisamente hanno cercato di strappare le armi facendo scoppiare uno scontro a fuoco. Nella sparatoria tutti e quattro gli accusati sono morti. Due poliziotti sono stati feriti “.
Il resoconto di Reddy contraddiceva però una precedente versione della polizia secondo cui si affermava che il tentativo di fuga e le sparatorie fossero avvenute alle 3.30 del mattino. La famiglia della vittima dello stupro ha accolto favorevolmente la notizia: “Sono passati 10 giorni dal momento in cui è morta mia figlia. Esprimo la mia gratitudine nei confronti della polizia e del governo per come è andata a finire. L’anima di mia figlia finalmente riposa in pace ora “, ha detto il padre della donna all’agenzia di stampa indiana ANI.

La gente lancia petali di fiori sui poliziotti indiani a guardia della zona in cui sono stati uccisi i quattro uomini accusati di stupro, a Shadnagar a circa 50 chilometri da Hyderabad, in India, venerdì 6 dicembre 2019.

La polizia indiana è stata spesso accusata di omicidi extragiudiziali, chiamati “encounters” (è il tag che sta circolando molto in rete oggi), in particolare nelle guerre di gang a Mumbai e insurrezioni nello stato del Punjab e nel contestato Kashmir. Gli agenti di polizia coinvolti in tali omicidi sono stati chiamati “specialisti degli “encounters”” e sono stati anche oggetto di numerosi film. L’Associazione delle donne progressiste di tutta l’India ha condannato il modo in cui sono morti gli accusati. “A noi, come paese, verrà ora detto che “giustizia” è stata fatta, la vittima vendicata… Ma questa non è la vera giustizia”, ha affermato l’associazione in una nota. Amnesty International India è intervenuta, attraverso il suo referente Avinash Kumar, dicendo che le uccisioni extragiudiziali “non sono una soluzione per prevenire lo stupro. In una società moderna e rispettosa dei diritti, usare esecuzioni extragiudiziali per offrire giustizia alle vittime di stupro non è solo incostituzionale, ma aggira il sistema legale indiano e stabilisce un precedente gravemente sbagliato. Un’indagine indipendente è essenziale “.  “Ai sensi del diritto internazionale, le esecuzioni extragiudiziali, arbitrarie o sommarie e le sparizioni forzate sono severamente vietate. Il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici, di cui l’India è parte, vieta la privazione arbitraria della vita e garantisce il diritto a un giusto processo”, conclude nella nota Amnesty International. Il primo ministro di Delhi, Arvind Kejriwal, ha detto che le uccisioni hanno costituito un precedente preoccupante. “Insieme tutti i governi dovranno agire su come rafforzare il sistema di giustizia penale”, ha affermato.

Sui social media, molti indiani hanno espresso soddisfazione per le azioni della polizia e nella zona di Hyderabad hanno lanciato petali di rosa sugli agenti che hanno sparato ai sospettati. Asha Devi, la madre della donna conosciuta come Nirbhaya, morta nel noto stupro di gruppo del 2012 su un autobus a Delhi, ha dichiarato ai media indiani di essere “estremamente soddisfatta di questa punizione. La polizia ha fatto un ottimo lavoro e chiedo che non si debba intraprendere alcuna azione contro il personale di polizia”.

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