Diritti
Storie di prigionie e reclusioni al Nuovo Cinema Palazzo
Al Nuovo Cinema Palazzo una serata per discutere di ciò che accade in Libia, Niger, Siria e Bangladesh assieme a chi in quei luoghi vi è stato e ha deciso di dare voce a chi voce non ne ha
Nel cuore del quartiere storico di San Lorenzo, presso il Nuovo Cinema Palazzo, si torna a parlare di immigrazione con una serata dal titolo “Al di là del mare – voci e ragioni da casa loro”, organizzata dal Centro di Giornalismo Permantente, un’associazione di ex studenti provenienti dalla prestigiosa Fondazione Basso.
Pane ormai quotidiano, su questo fenomeno si dibattono cittadini e classe politica in un costante agone – virtuale e non – in cui a ben vedere non ci sono che vinti da tutti i fronti. Perché parlare di immigrazione è quantomai spinoso; il più delle volte ci concentriamo unilateralmente sulla manifestazione lampante del fenomeno, condiviso o condannato, lasciandone spesso in penombra la radice. Dando poco spazio alle storie, alle emozioni, alle vere voci di chi parte, o meglio, di chi fugge. È a tal proposito che nasce Voci dalla Libia (http://https://m.facebook.com/exodusfugadallalibia/) programma radiofonico in onda ogni mese su Radio Radicale. Andrea Billau e il film maker Michelangelo Severgnini raccontano i fatti nel loro esatto svolgimento, collegandosi in diretta con i migranti intrappolati fuori e dentro i centri di detenzione libici. Circa 700 mila persone, ad oggi, tentano di raggiungere l’Italia passando per la Libia, divenuta prigione per i migranti lì in transito, bloccati, torturati e poi schiavizzati. «Mettiamocelo in testa – dice Billau durante il suo intervento al Cinema Palazzo – la Libia non è un porto sicuro». E come la Libia anche il Niger, corridoio di transito principale, legato con l’Italia da un accordo di cooperazione per la difesa firmato nel settembre 2017, non è affatto sicuro – spiega il reporter Giacomo Zandonini.
Ascoltiamo un messaggio vocale inviato da un ragazzo imprigionato nel centro di detenzione. Racconta in breve una storia che accumuna la maggior parte dei suoi compagni di sventura. Per arrivare in Libia ha pagato cinquemila dollari, ma nel tentativo di fuggire è stato imprigionato per cinque mesi. Finalmente, poi, è riuscito ad imbarcarsi per l’Italia, ma ad arrivare a salvarli in mezzo al mare non è stata la Guardia costiera italiana, come aveva assicurato, bensì la quella libica. Lì li hanno trasportati nel centro di detenzione e maltrattati, dando loro un piatto di pasta accompagnato da un bicchiere d’acqua solamente una volta al giorno. E per uscire da quell’incubo un riscatto di undicimila dollari. Il ragazzo ha pagato la somma grazie all’aiuto della famiglia, molti altri suoi compagni sono ancora lì.
Marina Forti di Internazionale, invece, parla degli sfollati ambientali, coloro che fuggono a causa di disastri naturali come alluvioni, siccità, terremoti, pur restando all’interno dei confini del proprio paese. Gli sfollati ambientali sono in percentuale superiore rispetto ai rifugiati di guerra; in Siria, ad esempio, in otto anni di conflitto si calcolano all’incirca 5milioni di rifugiati e 6milioni di sfollati interni. Per concludere, Giuliano Battiston, giornalista e ricercatore freelance di ritorno dal Bangladesh, racconta della comunità dei Rohingya, costretta alla fuga su un’isola impraticabile alla vita perché esposta alla furia dei cicloni e sommersa quasi completamente da acqua e fanghiglia.
Questa, dunque, la serata al Cinema Palazzo, conclusasi con la proiezione in anteprima di un videoreportage realizzato dalla giornalista Annalisa Camilli, da Michele Cattani e Andrea de Georgio che uscirà a breve sulle pagine di Internazionale. Una serata di dibattito, confronto e informazione dedicata alle mille storie di sofferenze e ingiustizie, di viaggi iniziati e mai conclusi, di reclusioni e sfruttamenti di esseri umani purtroppo condannati a una non-vita.
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