Diritti
Sostituiamo il concetto di “razza” con quello di “umanità”
A distanza di pochi giorni, si può affermare senza ombra di dubbio che l’uccisione di George Floyd, a Minneapolis, da parte degli agenti di polizia di quella città, riproponga ancora una volta all’umanità intera, e non solo alla popolazione degli States, l’insostenibile problema del razzismo. I fatti sono ben noti a tutti. George era disarmato e ammanettato, con la faccia a terra. Il resto, che ha dell’assurdo e dell’insopportabile, poiché resta un misto di stupidità, viltà e atrocità, lo avete visto in un video che ha fatto il giro del mondo.
L’episodio non è a sé stante, rimanda ad altri dello stesso genere, avvenuti in altri luoghi, in altri paesi, in circostanze diverse, o del tutto analoghe. Rappresenta, dunque, una modalità di trattamento, riservata a chi viene considerato inferiore, inutile, un cosiddetto reietto della società. E la crudeltà e la violenza che se ne percepiscono nelle varie forme deve per forza maggiore portare a riflettere oltre l’azione stessa, senza scavalcare l’atteggiamento che porta a diventare criminali degli uomini in divisa, che per mestiere dovrebbero combattere chi ne assume l’identità.
Lontano, ma ideologicamente non distante da questo tipo di delitti, si registrano dosi di razzismo quotidiano che vengono proposte a ripetizione in ogni forma di comunicazione, dai social ai network e ai giornali. Spesso il dibattito pubblico sull’argomento, come avviene qui, da noi, in Italia, viene soffocato sul nascere da un “non pensiero”, conseguenza di una posizione contraria presa a prescindere e dettata dalla predisposizione al rifiuto del diverso, seguendo un procedimento meccanico e irragionevole all’interno di una gabbia mentale xenofoba.
L’effetto di insulsi luoghi comuni dettano atteggiamenti e posizioni che portano a reazioni automatizzate nei confronti di chi ha un differente colore della pelle. Nessuno di noi nasce razzista, lo si diventa uniformandosi a una concezione di falsa superiorità, di insolente presunzione, di conforme trascuratezza culturale. Il razzismo, tuttavia, non pone colti da una parte e ignoranti dall’altra. Il razzismo riguarda tutti, a prescindere dalle categorie morali, diventando, spesso, comportamento sociale, consuetudine collettiva e finanche propaganda per ottenere il consenso politico. Invitare a riflettere su sé stessi prima che sugli altri, potrebbe rappresentare un discreto punto di partenza per arrivare a comprendere un fenomeno di cui il mondo non ha assolutamente bisogno per vivere in pace, in libertà, in armonia con le leggi naturali del creato.
Iniziamo, dunque, a riflettere sul nostro razzismo invisibile, sui propri riflessi condizionati, poiché dire e scrivere belle parole in disprezzo del razzismo ideologico non ci affranca dall’essere considerati alla stregua degli intolleranti. Se ne ha abbastanza su chi premette di non essere razzista e poi riflette in pieno lo stereotipo di chi combatte l’altro da sé. Si prenda visione, una volta per tutte, che non c’è una razza che possa fare meglio di un’altra, che possa contribuire all’evoluzione culturale della specie nello spregio di altre, considerate non all’altezza di partecipare al processo vitale dell’umanità.
I fatti di cronaca di questo triste e delittuoso frangente, presi nel loro specifico contesto, rivelano che l’evoluzione può subire un segno di arresto, che può anche tornare indietro e diventare involuzione. La mancanza di capacità a riflettere e a considerare gli eventi secondo la logica di un pensiero universale, non piegato agli interessi geopolitici delle nazioni, alla mania di grandezza dei popoli, alla superbia degli individui, non delinea nulla di buono e quel che è peggio fa presagire una nuova epoca di barbarie, dove nessuno sarà esente da colpe. Ognuno, per il solo fatto di esistere, ha da opporsi, o contribuire, suo malgrado, al trionfo della moderna inciviltà. Fino a quando noi contemporanei non riusciremo, individualmente, a recuperare un sano concetto di “umanità” da sostituire a quello di “razza”, avremo la nostra quota di razzismo quotidiano da leggere, da ascoltare, da osservare, prodotto da chiunque crede di pensare.
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