Diritti

Siamo davvero diversi da Putin e Xi Jinping?

21 Febbraio 2024

Tra poche ore Londra deciderà se estradare Julien Assange negli Stati Uniti, o no. Se decide in favore di Washington, il giornalista australiano dovrà scontare 175 anni di prigione per alto tradimento ed altri cosiddetti crimini contro gli interessi politici e militari americani. Verrà quindi condannato a morte per aver fatto (bene) il giornalista e per aver scritto la verità.

Scrivo ora, perché la decisione del tribunale britannico non cambia nulla, anche se, da uomo, spero ardentemente che Assange venga risparmiato, non fosse altro se per opportunismo politico. Scrivo ora, perché la sua vicenda è il segno della morte della democrazia occidentale – ovvero un sistema politico che garantiva libertà di parola e di pensiero, e che permetteva (anzi, pretendeva da loro) che i giornalisti cercassero e pubblicassero la verità.

La verità è che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti prima, con l’aggiunta della Cina poi, abbiano agito esattamente nello stesso modo: come una potenza imperiale che, se ne ha voglia, uccide innocenti. Li incarcera senza motivo, li tortura, li annienta. Questi tre regimi agiscono in modi differenti al loro interno: la Cina è una dittatura totale, lo Stato controlla tutto, soprattutto l’economia. Gli Stati Uniti sono una democrazia in crisi da oltre un secolo, perché gestita da lobbies economiche e di fondamentalisti religiosi – e se qualcuno ha osato cambiare qualcosa, come i fratelli Kennedy, viene ammazzato sulla pubblica via.

La Russia è un paese debole, tenuto insieme da una dittatura autocratica, nata da compromessi osceni con oligarchi e miliziani assassini (Ramzan Kadyrov su tutti), che non è capace di migliorare la situazione economica e che punisce sistematicamente, come accadeva già ai tempi di Stalin, chiunque si permetta pubblicamente di dissentire. In questi giorni ho visto filmati di ragazzini massacrati ed arrestati in strada perché, soli nel gelo sferzante dell’inverno e del terrore putiniano, esponevano un cartello con sopra scritto “Navalniy è morto”. Basta questo, e la tua vita è finita, se hai fortuna. Se ti va male vieni arrestato picchiato a sangue, stuprato, avvelenato, umiliato a morte.

Vladimir Putin insieme al suo amico ed alleato politico Ramzan Kadyrov, capo delle milizie cecene che hanno cosparso di sangue la storia degli ultimi decenni della Russia, oggi presidente autocratico a Grozny[1]
Questi tre regimi hanno alcune caratteristiche comuni: promuovono una ricchezza infinita per le élite e lasciano morire di fame quote sempre crescenti di popolazione. Solo la Cina si preoccupa di questo, perché, nel suo paternalismo, il Partito Unico vorrebbe che la gente fosse non solo silente, ma anche quieta, operosa e, se possibile, felice. Ma scopre che, non appena alzi i salari, ti nasce tra le mani una borghesia che scalpita, pensa, propone, e costringe ad innalzare i costi dell’economia, finché il sistema, che si reggeva sullo sfruttamento della miseria, non collassa. Esattamente come negli Stati Uniti ed in Russia.

Gli Stati Uniti sono quel paese che ha nazionalizzato i successi del nazismo, e che, dopo aver per anni simpatizzato con Hitler, ne ha raccolto l’eredità industriale e tecnologica. Dopodiché, se da un lato ha contribuito con successo a costruire un mercato interno dell’economia allargato all’Europa occidentale, dall’altro ha punito con le stragi chiunque discutesse gli ordini: Salvador Allende in Cile è l’esempio più famoso, ma le stragi degli anni di piombo in Italia non sono state da meno. E non dimenticate che il capo della Loggia Massonica P2, Licio Gelli, che è stato il regista occulto di queste oscenità in Italia, è un ex collaboratore del gerarca delle SS Otto Skorzeny e del capo dei servizi segreti americani nella Germania meridionale: Henry Kissinger. In un tempo in cui, negli Stati Uniti, si processavano le persone solo per aver espresso simpatie per il socialismo, e da noi si diceva pubblicamente che i comunisti mangiassero i bambini[2].

Per decenni questo è stato giustificato con le necessità della Guerra Fredda e con l’esistenza di due fronti ideologici: noi, i buoni, ad occidente; loro, i cattivi, ad oriente. Questo perché noi buoni avevamo trovato una soluzione per la crisi economica nata dall’industrializzazione: l’emancipazione del proletariato. A Mosca e Pechino si straparlava di dittatura del proletariato, mentre si trattava solo di una sanguinaria ed inetta dittatura d’apparato. Da noi erano state concesse libertà fondamentali, come la libertà di espressione politica e la libertà di stampa, e persino la fine della segregazione razziale, anche se con ritardi biblici, è stata subita dal potere economico, che aveva bisogno di operai. Tanti operai. E poi di consumatori. Tanti consumatori. Grazie a ciò, siamo andati talmente avanti da ipotizzare persino una futura parità fra i sessi. Che incantevole follia.

5 giugno 1989: un cittadino di Pechino, disarmato, in Piazza Tienanmen, si oppone ai carri armati del regime[3]
Ora tutto questo è finito. Gli Stati Uniti, dilaniati dal populismo trumpiano e dall’incapacità dei Democratici di trovare ricette funzionali di eguaglianza sociali, bloccati dalla crescente rabbia e violenza della polizia e dalle stragi di chi perde la testa, compra un mitragliatore e compie stragi in una scuola, con la condanna di Assange hanno calato la maschera. Quella della libertà era solo una promessa che valeva fin quando tutti eseguivano gli ordini senza fiatare e si limitavano ad esercitare la propria bestialità nella violenza privata e religiosa. Ora basta. Ora a Washington si va in galera e si viene uccisi come a Mosca ed a Pechino.

I dibattiti che ascolto in TV negli Stati Uniti, in Italia, in Germania ed in Francia li trovo stomachevoli. Ci sono quelli che dicono che Assange è stato punito giustamente, e quelli che ribattono che, quindi, anche Navalniy doveva essere ammazzato. Nessuno che dica che il giornalismo, morto e sepolto da oltre trent’anni (in Italia in corrispondenza delle inchieste chiamate Mani Pulite), ora è un cadavere che puzza. E che Assange, per un solo attimo, ci ha fatto credere che fosse possibile rialzare la testa. Perché le nuove tecnologie permettono una diffusione del pensiero senza pari nella storia – una diffusione soffocata dalle menzogne delle lobbies, dei governi, degli eserciti, dei matti, ma purtuttavia inarrestabile.

Eppure, basterebbe che l’Unione Europea divenisse realtà e si emancipasse dall’imperialismo dei due poli. Basterebbe che ricordassimo che siamo stati la culla della civiltà. Basterebbe quindi introdurre una novità rivoluzionaria: l’istruzione per tutti, obbligatoria. E, con essa, resuscitare la consapevolezza. Per questo, chi combatte per Assange, combatte per tutta l’umanità.

15 maggio 1969: l’esercito americano, su ordine del Governatore della California Ronald Reagan, spara sugli studenti dell’Università di Berkeley[4]

 

[1] https://www.rp.pl/polityka/art39032861-po-smierci-jewgienija-prigozyna-ramzan-kadyrow-zapewnia-ze-jest-piechurem-wladimira-putina
[2] HENRY KISSINGER, THE DARK SOUL OF THE 20TH CENTURY – The Global Pitch ; LICIO GELLI, THE MAN WITH THE POWER TO KILL A POPE – The Global Pitch
[3] https://edition.cnn.com/interactive/2019/05/world/tiananmen-square-tank-man-cnnphotos/
[4] https://sfist.com/2019/04/20/a-brief-history-of-berkeleys-peoples-park/

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