Diritti
Se a un certo punto, si alza uno e urla: “Cazzo, non c’è una donna!”
Accade sempre più spesso che gruppi di professionisti maschi che stanno organizzando un certo progetto, al termine della loro fatica vengano trafitti dall’urlo lucido di uno dei partecipanti: «Cazzo, ma non c’è una donna!». Dopo un primo momento di smarrimento, che nasconde l’insano desiderio di sopprimere il tapino che ha sollevato la questione, al grido di «Cazzo, ma non c’è una donna» si debbono riaprire inevitabilmente i lavori, che già si immaginavano chiusi con buona pace dei presenti. Ed è qui che inizia la fase più difficile. Per prima cosa, si dovrà decidere sullo strumento con cui tentare di riequilibrare la situazione: può essere un “diritto di tribuna”, che protegge e non sporca, inserendo una cosuccia giusto all’ultimo momento, oppure la via più rigidamente matematica alla felicità, certo impeccabile come proporzioni, ma portatrice di sconquasso tra i contributori maschi già selezionati, dovendone sacrificare la metà. Questa opzione, se non è stata dibattuta all’inizio, a maggior ragione non si pone alla fine.
Ma poi ci sarebbe anche una terza via, che ha un suo senso, ma che quasi nessuno ha il coraggio di intraprendere: fottersene allegramente.
Fottersene allegramente (del politicamente corretto), sarebbe davvero il gesto più rivoluzionario per questo tempo liquido. Ma bisogna avere spalle larghe e, soprattutto, poter sostenere con cognizione di causa i motivi dell’assenza delle donne tra i possibili partecipanti, ammesso che qualcuno ponga la questione. E il motivo più serio e sereno, e che sgrava ogni coscienza dai sensi di colpa, è aver identificato uomini illuminati e preparati, i quali porteranno con sé lo spettro più ampio di sensibilità e di conoscenze. Essendo loro, i maschi prescelti, le migliori femmine possibili. Non ci credete? Invece è un obiettivo possibile, dev’essere assolutamente chiaro che gli uomini possono essere le migliori donne quando ci sono da illustrare i sentimenti del mondo. E così, viceversa. Se è possibile sognare un mondo bello, noi lo immaginiamo così: un panel autorevolmente e interamente femminile che discute di questioni che un tempo si sarebbero dette maschili o trattate solo dai maschi. Ma quale fessacchiotto di noi potrebbe lamentarsene?
Ovvio che, al momento attuale, la sproporzione di “potere”, e posti relativi, tra donne e uomini è così consistente che anche i gesti e le azioni più in buona fede autorizzano malizie e perplessità sulla genuinità dei medesimi.
Sino a che il “fottersene allegramente” non entrerà nelle teste matte che abitano il pianeta Italia, è chiaro che ci si dovrà accontentare di un cabotaggio minimo, alle volte persino patetico, quando non malevolo. Ci ha colpito, giusto per fare un esempio, una polemica, nata su Facebook, sull’onda di un convegno tenuto sabato scorso a Sesto San Giovanni da parte di “Liberi, Oltre le illusioni”, che racchiude un gruppo di economisti, alla cui testa, par di capire, ci sarebbe Michele Boldrin che insegna in America. Il sottotesto “Informarsi, unirsi, migliorare l’Italia” dice già dell’obiettivo pedagogico dei nostri ragazzi, che tra l’altro sono svelti di web organizzando spesso triangolazioni internettiane sui vari problemi del Paese, tra politica, economia, organizzazione dello stato. Chi le segue, le definisce interessanti, noi qualcosa abbiamo ascoltato giusto per non passare per anime belle. Boldrin è una sorta di frontman, lo ricorderete già nell’infausta avventura con Giannino, ma naturalmente ci sono un sacco di altre personalità, che volontariamente danno un loro contributo. (Dobbiamo dirlo, ci perdoneranno, ma questi ragazzi dal piglio liberale hanno sempre l’atteggiamento di chi la sa lunga, e sin qui va benissimo, ma parimenti anche l’idea che gli altri non capiscano mai un cazzo e questo non è tanto bello.)
Ma insomma, da Facebook una prof combattiva della Bicocca come Michela Cella pone l’accento su un aspetto che, visivamente, è decisamente ed evidentemente forte: su circa 50 partecipanti ai lavori, solo 3 sono donne, e una di queste è la mitica Elsa Fornero che poi sarebbe la Presidente del Consiglio dei Ministri di “Liberi, Oltre le illusioni”. (Sì, i nostri ragazzi hanno anche questo vezzo del governo ombra, hanno creato i vari dicasteri da cui monitorare il governo, quello di Roma, insomma una roba tra il vecchio Pds e un gioco di società.) Il punto della Cella è che allora non vogliamo proprio crescere nella consapevolezza se la disparità di genere è così accecante, che c’è qualcosa di marcio nel manico (uomo) e che gli altri uomini, quelli che partecipano allegramente, non sono altro che complici degli organizzatori. Un “non ne usciremo mai” di raro pessimismo. Questioni sulla nostra pelle, che onestamente non possono essere eluse. Per onestà, aggiungeremo che la Prof condisce questi aspetti rilevanti di un sarcasmo sin troppo offensivo nei confronti degli organizzatori, ne definisce la giornata “La festa della salsiccia”, fa dell’ironia su Boldrin e il suo passato, insomma depotenzia la sua stessa denuncia che aveva certamente una forza. Arrivando a scrivere che probabilmente non avrebbe accettato un loro invito, nel caso in cui le avessero offerto di partecipare. Su questo si innesta un enorme dibattito, non sempre urbano, gli organizzatori intervengono, raccontano che altre personalità femminili sono state contattate ma che hanno declinato l’invito (senza dire quante), poi interviene una delle tre partecipanti, Vitalba Azzolini, e con parole molto serie racconta la condizione femminile all’interno di questi circuiti.
Alla fine resta l’impressione di un divario incolmabile tra le posizioni in campo. È scontata la buona fede degli organizzatori, peraltro tutti a titolo volontario, e ci mancherebbe. Ma tre donne su cinquanta partecipanti sono poche, troppo poche, ammesso che i nostri ragazzi si ritrovino in quella casella ideale e serena del “Fottersene allegramente”. Cazzo, c’erano nove (9) panel di discussione, siete riusciti a non metterci neanche una donna? Lungi dai moralismi di genere, ma è anche un uscire dal seminato e prendersi una boccata di aria diversa, non necessariamente migliore, ma diversa. Professoressa Azzolini, lei lì dentro è anche Ministro degli Interni, faccia un po’ il Salvini della situazione, senza esagerare eh, ma mostrando con l’ironia che le è cara una evidente sproporzione. Ha ragione, ragionissima, a sostenere che non si devono creare condizioni ad hoc per il genere femminile, quello sarebbe il ghetto al contrario, ma un fiore, un piccolo vaso con un fiore, magari una rosa, lo vogliamo inserire nel paesaggio.
L’impressione che la battaglia sia persa è forte. Che il mondo maschile non abbia il senso delle proporzioni, altrettanto. Non c’è che una via: l’esercito. Il Prefetto Mori. Si dice così quando la situazione è uscita dai suoi confini, quando la popolazione non governa più sé stessa. Deve arrivare qualcuno da fuori, con la forza, per sistemare la cosa. Bisogna prendere la via della Norvegia, che un bel giorno impose le quote femminili nei consigli di amministrazione, poi estese nel 2006 alle aziende di stato e alle quotate in Borsa. Oggi siamo al 40% e il lavoro femminile, così come la consapevolezza, sono aumentati. Pazienza se qui da da noi inizialmente le femministe storceranno il naso, pensando alle quote come a uno sfregio nel tabernacolo della purezza. Conquistare quote di società, imponendole per legge. Si può soffrire adesso, ma le ragazze di domani si ritroveranno un mondo più decente. E lo leggeranno su Wikipedia come ci si è arrivati. Educare il maschio a colpi di machete. Ci vuole, poi dopo capisce e si adegua.
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