Diritti
Questa è la mia bolla (fatta di persone)
All’inizio ho avuto un momento di esitazione. Ero arrivata presto e con calma ho percorso tutto corso Venezia salutando chi già c’era e cercando chi non era ancora arrivato, e così mi sono trovata alla testa del corteo poco prima che partisse.
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C’era un camion con il dj Simon che ha detto di essere venuto apposta da Londra, ha messo su Amore&Capoeira e poi la Macarena e ha gridato «Su le maniiiii! Facciamo diventare questa manifestazione un vero carnevale di Rioooo!».
Ecco, lì io ho pensato se parte Despacito vado a prendere il treno e torno a casa. Invece no, per fortuna è partito il corteo e c’era un signore in mezzo a tanti bambini e continuava a salutarci e salutarci con la mano finché non gli abbiamo risposto ed era il sindaco di Milano.
Però non aveva intorno tanti fotografi e giornalisti, che invece assediavano qualcun altro e abbiamo capito che era Laura Boldrini con più fan che la Ferragni, e una signora a fianco a me ha detto che è persino più bella dal vivo e in effetti pare anche a me. Poi qualcuno ha detto «c’è Pièrfra, c’è Pièrfra» ed era uno degli assessori che mi sono sempre chiesta come fa una città ad avere degli assessori così fighi e a chiamarli tutti Pièrfra.
Poi c’erano un sacco di vip ma lascio perdere l’elenco perché c’era tantissima gente e quindi per forza anche qualche vip che però in quel momento non aveva nessuna importanza.
C’erano per esempio le Mamme per la pelle tra gli organizzatori e sono andata a salutarle e quanta gioia e quanto amore in queste mamme al cubo e nelle loro storie a colori, e Anto dovresti saperlo che ogni volta che mi abbracci mi commuovo e una volta o l’altra scoppio a piangere.
E poi invece di Despacito abbiamo cantato Bella ciao ma senza esagerare, e poi ho ballato YMCA con i Sentinelli e i loro village #People e poi c’erano gli scout e un drago cinese e un trenino pieno di bambini asiatici e le majorettes di non so quale (scusate) associazione sudamericana.
E tanta musica italiana, da Mahmood ai 99 posse e dalla Mannoia alla Goggi, per la gioia della Siae e di Mogol.
E un gruppo di percussionisti danzanti e una banda di fiati e tanta gente che camminava e basta, e striscioni e cartelli spiritosi e nessuno slogan politico e gente allegra e famiglie con bambini e molti anziani e le sciure milanesi della Casa delle donne e le signore di Rimini e devo dire che questa primavera va moltissimo il brizzolato con qualche ciuffo fluo.
E c’era anche un signore col giubbotto della Swan che se non lo sapete sono barche a vela di superlusso e quindi signore-della-Swan batte comunisti-col-Rolex 8-0.
E i cristiani cinesi seri e impettiti in file serrate in silenzio e senza un sorriso, e i rom e sinti, e le Acli e la Chiesa valdese e l’Arci e Action Aid e Libera e Save the Children ed Emergency e Amref e Sant’Egidio e Genti di Pace e Amnesty International e Ciai ed Ero straniero e Arca e chissà quanti altri ancora: a passare dalla testa del corteo alla coda ci ho messo due ore.
E i City Angels che ovunque siano devono fare sempre servizio d’ordine e uno, persino, dopo due ore che marciavamo e mi ero fermata un attimo, mi ha fatto il gesto “circolare” e mi ha detto «signora si sposti che deve passare un corteo».
E non c’erano i partiti, tranne qualche bandiera qua e là. E tranne un pickup con le bandiere di Rifondazione comunista che vendeva l’acqua a un euro e la birra a due. Autofinanziamento, mi hanno detto. Capitalismo, cioè.
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E poi uno strascico lunghissimo di bandiere della pace, e lo striscione “Orgoglio metalmeccanico” con le felpe della FIOM (che stranamente altrove non sono così di moda) e subito dopo altre felpe uguali ma con scritto ZENA e quest’associazione con la storia della mia terra mi ha dato i brividi.
E l’Anpi. L’Anpi che non capisco perché non sia ancora Patrimonio dell’umanità. Se qualcuno conosce Lino Banfi glielo suggerisca, per favore.
Ma poi sono andata a mettermi al mio posto da brava marinaia, con Sea-Watch e Open Arms e a tirare la barca di Mediterranea Saving Humans che si incagliava sul pavé, ed è un po’ il gesto in cui mi trovo meglio perché è come alare una barca – quante volte l’ho fatto – e perché le persone vanno tirate, tirate fuori.
E alla fine mi sono trovata tra i ragazzi dei licei, coloratissimi, e abbiamo chiuso la giornata cantando Stornelli d’esilio.
E perciò scusatemi, amici social, se poi non siamo riusciti a vederci e se non ho risposto ai messaggi su whatsapp e su messenger durante il corteo anche quando il telefono prendeva, però qualcuno di voi sono riuscita a incontrarlo e anche antichi compagni di scuola, e figli di amici tra i centri sociali (e i genitori che li fotografavano orgogliosi, ma di nascosto), e vecchi colleghi di lavoro, e antichi amori, e anche uno che mi piace e mi ha chiesto un appuntamento, e nuovi amici che mi hanno presentato, e persone con cui ci siamo messi a ridere e scherzare e chissà se ci rivedremo mai.
Ma rivediamoci, rivediamoci vi prego. Adesso butterò questo mio enorme cuore sui social e sarò contenta se mi piaciate e mi cuorate perché siete la mia bolla di filtraggio (filter bubble, è il termine tecnico), ovvero l’ambiente virtuale che su internet ci fa vedere solo le cose che ci piacciono, o che qualcuno vuole che ci piacciano.
Ma adesso che so che esistete davvero vediamoci, rivediamoci presto e stringiamoci la mano e parliamo e ripartiamo: di persona. Prima le persone.
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La foto l’ho presa da un tweet di @pfmajorino
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