Diritti
“Portiamo il cibo a tavola ma abbiamo fame”: l’appello dei braccianti
La filiera alimentare è uno di quei settori che nemmeno il Coronavirus può fermare. Nelle nostre campagne si sta però consumando un dramma. I lavoratori, che spesso devono fare i conti con il caporalato, rischiano di perdere il lavoro e molti di loro lo hanno già perso, a causa delle restrizioni imposte dall’emergenza Covid_19. E ora chiedono aiuto. Lo fanno attraverso la piattaforma per donazioni GoFundMe, appellandosi alla generosità e solidarietà degli italiani.
«Siamo Paola, Abdul, Michele, Mamy, Patrizia e tanti altri braccianti invisibili, zappatori dimenticati e raccoglitori derelitti della frutta e della verdura che trovate sulle vostre tavole», scrivono nell’appello. «Il nostro sudore è uno degli ingredienti della vostra dieta giornaliera. Ogni mattina ci alziamo all’alba, ci spacchiamo la schiena nei campi per tutto il giorno e torniamo la notte a dormire nei nostri tuguri, nelle nostre baracche e nei casolari fatiscenti. Oggi, abbiamo bisogno di voi e della vostra generosità. Siamo degli esseri umani, con uno stomaco quasi sempre vuoto, e non solo braccia da sfruttare».
«Ci dicono, giustamente e con ragione, di stare chiusi in casa per sconfiggere questo nemico invisibile. Ma se noi non usciamo non faremo mangiare tante persone tra cui i medici e infermieri in trincea. Lavoriamo senza guanti, senza mascherine e senza distanziamento. Per molti di noi non ci sono sussidi, congedi o cassa integrazione. Per noi ci sono solo gli stenti del duro lavoro e le malattie respiratorie, osteomuscolari, grastrointerinali. E ora anche il terrore del coronavirus», continuano.
«Forse sono in questi momenti difficili, quando gli esseri umani si accorgono della propria fragilità, che diventa più facile guardare verso il basso, nei bassifondi dell’umanità, e udire il grido di dolore dei lavoratori della terra. Ed è per questo che lanciamo oggi un appello affinché possiate farci una donazione che ci consentirà di portare cibo e diritti anche sulle nostre tavole».
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