Diritti
Più di Covid e integralismo, la Libertà. Vive la France!
Mai come in questi mesi abbiamo tutti discusso, qualche volta senza nemmeno rendersene conto, della Libertà e dei suoi limiti, di quali siano gli spazi della mia e chi e perché e in quale modo ha la legittimazione, il potere per definirla e limitarla. Chissà perché non si discute mai di come allargarla, ma di quali debbano essere i confini certamente sì: come se la libertà fosse un lusso, un elemento di disturbo, un problemaccio che crea più grattacapi, insicurezze, incertezze che virtù e opportunità.
Chi si occupa di queste cose, normalmente in Italia un filosofo ma nell’Occidente molti altri con studi molto diversi e pratiche molto quotidiane, sa che la Libertà è una materia difficile proprio perché i suoi confini non sono definiti per sempre ma si spostano tra spazio e tempo con logica quantistica, cioè incomprensibile e spesso contraddittoria salvo il principio: è insomma una sfida quotidiana dove gli amanti del genere liberamente sentono di non andare d’accordo e il risultato positivo di questi conflitti, di questi compromessi sulla intensità, determina sia la nostra vita quotidiana che la difesa stessa della libertà. Non combatterò mai chi ne chiede di più, mi preoccupa chi si accontenta di meno.
Ad esempio, mi preoccupano, e molto, quelli che oggi, di fronte all’attacco alla Francia nel giorno del compleanno del Profeta, all’italiana ne hanno per tutti, senza differenze: e cioè che basta con gli immigrati che sono neri e islamici se no guarda dove si va a finire ma poi, diciamocelo signora mia, questi francesi di Charlie Hebdo, ma la smettessero con quelle vignette che se la vanno proprio a cercare!
Mi piacciono le vignette di quel giornale? No, ma non è per nulla questo il problema. Il problema è che il giornale esprime una opinione discutibile come tutte (per loro lo è la mia, ad esempio) e noi “accettiamo” che invece di dissentire anche energicamente si “giustifichi” lo sgozzamento. Perché è inutile girarci intorno, so che la frase qui sopra pare fortina ma se tu dici che esiste un rapporto di causa-effetto tra la vignetta e lo sgozzamento e parlando dello sgozzamento dici che se la sono cercata tu sposti il confine della Libertà di espressione a favore del suo controllo, della sua limitazione cioè della sua diminuzione in cambio di sicurezza: non la avessero pubblicata non sarebbe accaduto quindi meglio stare zitti. Questo è un trade off familistico che permea la cultura italiana anche in molte sue eccellenti espressioni, non solo al Bar Sport; è una scelta legittima che ha un difetto: non funziona mai e noi proprio perché italiani dovremmo saperlo.
Crediamo veramente che l’integralismo islamico non avrebbe agito, non sarebbe stato guidato se le vignette non fossero state pubblicate? Ovviamente no, perché chi guida quel terrorismo non lo fa per salvare l’Islam: lo fa perché la Francia ha una proiezione geostrategica e una coerenza nei suoi obbiettivi che è in profondo contrasto con quelli geostrategici di chi guida, alimenta e sfrutta l’integralismo religioso. La Francia, certamente in difesa dei suoi interessi economici ma anche in difesa dei nostri sulla immigrazione e sul terrorismo, sta combattendo una guerra dimenticata in Africa. E sta mettendo paletti nel Mediterraneo che cozzano duramente contro gli interessi Turchi e Russi. Crediamo veramente che con queste partite sul tavolo il problema sia una vignetta o forse se non era una vignetta sarebbe stato un articolo di giornale, un prete, un rabbino, una sinagoga, un museo, un qualsiasi simbolo che potesse colpire i francesi, intimidirli su ciò che fonda lo Stato Francese dai tempi della Rivoluzione: la Liberté, ancor prima e non a caso di Égalité e Fraternité ?
Certo, quella vignetta sembra essere stata controproducente perché ha compattato l’islam dilaniato dalle sue divisioni ma non siamo noi quegli italiani (e mi viene da ridere) che dicono che l’Europa è un ventre molle, che l’Occidente è morto e che Putin è un maschio vero non come questi qua che fanno sempre compromessi?
No, ammettiamolo: la Francia sta reggendo da anni un conflitto sociale interno e geostrategico che noi non avremmo retto. Non avremmo retto di fronte a Nizza, al Bataclan, ai troppi episodi di sangue con questi ultimi che capitano in un momento di crisi sanitaria gravissima che già di per sé apre una discussione sulle libertà che da noi fece capolino e fu prontamente risolta dall’idea di “emergenza” che tanto ci è cara, parola salvifica che bypassa regole che ci siamo dati e che non sappiamo nemmeno più come utilizzare perchè nascono queste regole, ancora una volta, sulla idea di limitazione delle libertà in nome di vaghissimi ma moralisticamente inattaccabili interessi generali.
Anche la Francia fa compromessi, eccome se li fa. Sugli interessi però, non sui principi. Una lezione per noi ostica ma intanto, oggi più che mai, “Vive la France!”
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