Diritti

Petri: “Diritti umani, crescono le raccomandazioni ma anche gli apprezzamenti”

22 Dicembre 2019

Le raccomandazioni all’Italia in sede Onu, in materia di diritti umani, aumentano ma – ci tiene a sottolineare Fabrizio Petri, presidente del Comitato Interministeriale per i Diritti Umani (Cidu) – in un contesto “costruttivo”, e di ampio apprezzamento per il ruolo svolto dall’Italia.

Il 4 novembre, infatti, il nostro Paese è stato chiamato a fare il «terzo ciclo» della Revisione periodica universale (Universal Periodic Review – UPR), una procedura per cui, ogni quattro anni circa, tutti gli stati membri dell’Onu si sottopongono ad un esame complessivo in materia di diritti umani. Introdotta nel 2006 dal Consiglio dei diritti umani dell’Onu, questa procedura ha la finalità di spingere i paesi ad adempiere agli obblighi a tutela e garanzia dei diritti umani, quindi lavorare per attuare politiche adeguate, creando una certa pressione sociale.

Ogni Stato, in questa prima fase dell’esame, poteva fare un intervento di un minuto nel quale esprimeva raccomandazioni al Paese esaminato. Hanno chiesto la parola circa 121 Stati. La delegazione Italiana è stata guidata dall’Onorevole Manlio di Stefano, Sottosegretario del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, che ha preso la parola all’inizio e a conclusione dell’esameL’Italia ha ricevuto ben 306 raccomandazioni nel documento finale diramato martedì 6 novembre. Queste raccomandazioni rappresentano le osservazioni che i delegati ONU delle altre nazioni hanno esposto nei confronti del nostro paese circa la situazione dei diritti umani.

Le tante questioni sollevate riguardano le politiche per l’immigrazione e per l’integrazione; diritti dei migranti e dei richiedenti asilo politico; lotta contro la discriminazione e atti razzisti; diritti dei disabili; diritti delle persone LGBTI; minoranze etniche; diritti delle donne e dei bambini e la violenza contro le donne; sistema giudiziario e penitenziario; condizioni delle carceri; libertà d’espressione e di religione; lotta contro il traffico d’esseri umani e formazione sui diritti umani per le forze dell’ordine.

Le analisi nel report finale, adottato ufficialmente in sessione plenaria e allegato al rapporto del Consiglio all’Assemblea, sono state redatte dal Segretario del Consiglio e da Australia, Slovacchia e Sud Africa. L’Italia ha la possibilità di accettare subito il report, oppure sottoporlo all’analisi del Parlamento e fino a marzo 2020 valutare quali raccomandazioni adottare. Nel 2014 il nostro paese aveva ricevuto solo 184 raccomandazioni, il 60% in meno.

Il Sottosegretario Manlio Di Stefano nel suo intervento ha informato la Commissione e i delegati dei paesi sulle discussioni in Parlamento per la creazione della Commissione Nazionale per i Diritti Umani e l’impegno nella lotta alla discriminazione. A garanzia degli impegni presi, Di Stefano ha citato l’istituzione della nuova Commissione Straordinaria del Senato per il contrasto ai fenomeni dell’intolleranza, del razzismo, dell’antisemitismo, dell’incitazione all’odio e alla violenza, voluta dalla senatrice Liliana Segre. «L’Italia» – ha affermato il Sottosegretario «ribadisce che è necessario garantire i diritti fondamentali per tutti, specialmente in un mondo problematico come quello di oggi, che richiede uno sforzo particolare per assicurare uno sviluppo socio-economico sostenibile, nonché forme adeguate di protezione e promozione dei diritti umani». Per quanto riguarda le migrazioni Di Stefano ha affermato che «nessun paese può affrontare questa sfida da solo. Questo è un fenomeno che non può essere considerato di natura transitoria o temporanea. In effetti, richiede misure globali, sia a breve che a medio-lungo termine». Alle tante domande inerenti ai diritti umani delle persone LGBTI, però, per esempio, Di Stefano si è limitato a definire la promozione delle pari opportunità, la prevenzione e la lotta contro la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere una delle linee strategiche dell’azione governativa.

A dimostrazione dell’impegno del nostro paese in materia di promozione dei diritti umani, il Sottosegretario ha ribadito come il Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU) e il suo Presidente – Ministro Plenipotenziario Fabrizio Petri, presente a Ginevra, è particolarmente impegnato poiché il CIDU è il principale organo di coordinamento (Meccanismo nazionale per la segnalazione e il follow-up) in Italia per la segnalazione integrata alle raccomandazioni dei meccanismi delle Nazioni Unite per i diritti umani.

Abbiamo così posto qualche domande al Ministro Petri.

L’Italia ha ricevuto più di 300 raccomandazioni, il doppio di quelle ricevute nel 2014. Come mai?

È molto importante, innanzitutto, valutare il contesto generale. Il Terzo Ciclo della Revisione Periodica Universale è caratterizzato proprio da un aumento delle raccomandazioni per tutti i Paesi, a testimonianza della maturità raggiunta da tale esercizio. Nel nostro caso, a fronte del citato prevedibile alto numero di raccomandazioni, l’esame dell’Italia si è svolto in realtà in modo fluido e costruttivo. Occorre in particolare sottolineare che il nostro Paese, contribuendo da anni con molta convinzione all’esercizio della UPR, ha avuto, accanto alle raccomandazioni, anche gli apprezzamenti da parte della grande maggioranza dei Paesi intervenuti, in cui, oltre alle nostre buone prassi, sono stati riconosciuti gli alti standard da noi raggiunti in materia di promozione e protezione dei Diritti Umani. In definitiva, l’elevato numero di raccomandazioni deve essere necessariamente valutato sia nel citato contesto generale di aumento delle raccomandazioni sia nell’ottica positiva del ruolo che l’Italia svolge costantemente nell’esercizio UPR, come Stato facilitatore del dialogo e dell’interscambio in tale ambito fra gli Stati membri delle Nazioni Unite.

Perché non abbiamo ancora una Commissione indipendente sui diritti umani? Come conviverà con il CIDU?

L’istituzione in Italia di una Commissione Nazionale Indipendente per la Promozione e Protezione dei Diritti Umani viene auspicata da molti anni, sia dalle Nazioni Unite, che da molte istanze politiche e sociali del nostro Paese. Un’aspettativa che è inoltre in linea con un impegno che il nostro stesso Governo ha più volte assunto e ribadito in diverse sedi internazionali, tra cui lo stesso Consiglio dei Diritti Umani a Ginevra. Infatti, la creazione di un simile organismo ci è stata raccomandata più volte nel quadro dei Cicli di esame della Revisione Periodica Universale (UPR) e, già in occasione del Secondo Ciclo di esami UPR del 2014, l’Italia aveva accolto oltre 23 raccomandazioni specifiche sull’argomento. Pertanto, non sorprende che, in occasione del più recente esame orale sull’Italia, svolto il 4 novembre 2019, le raccomandazioni su questo argomento si siano praticamente raddoppiate (nell’ordine di circa 45 raccomandazioni). Ad oggi, oltre 120 Stati dell’ONU hanno infatti già istituito un simile organismo nel proprio Paese, dando inoltre vita dei nuovi networks, come il GANHRI (Global Alliance of National Human Rights Institutions) e l’ENNHRI (European Network of National Human Rights Institutions), che promuovono importanti riflessioni e occasioni di confronto in tema di Diritti Umani. L’auspicio di istituire un simile strumento di advocacy anche in Italia, riflette anche l’esigenza di non rimanere esclusi da nuovi ed importanti percorsi di dialogo internazionale.
Pertanto, anche il CIDU non ha mai smesso di promuovere una sensibilizzazione su questo argomento, contestualmente alle iniziative legislative che sono state portate avanti in Italia. Infine, in ambito parlamentare, malgrado l’impegno che molte forze politiche hanno profuso in tal senso, non si è ancora riusciti a istituire un’Autorità Indipendente sui Diritti Umani. Per quanto concerne l’attuale legislatura in Parlamento vi sono vari Disegni di Legge proposti da varie forze politiche. La Camera dei Deputati ha avviato l’esame di DDL in materia sin dallo scorso anno. Recentemente la competente Commissione della Camera ha ripreso l’esame dei DDL in questione.

Da quanto tempo è Presidente del CIDU? Ci spieghi l’importanza di quest’organo ed il lavoro fatto finora. 

Ho assunto le mie funzioni nel settembre del 2016, dunque sono oltre tre anni che sono Presidente del CIDU. Il CIDU, come ho già indicato, è quello che in termini onusiani viene definito National Mechanism for Reporting and Follow-up. Siamo l’organismo deputato da un lato a monitorare e riferire alle Nazioni Unite ed alle altre Organizzazioni Internazionali attive sul tema dei Diritti Umani (dall’OSCE al Consiglio d’Europa, dalla Unione Europea all’OCSE etc.) sullo stato di avanzamento dell’applicazione dell’Italia degli obblighi assunti a livello internazionale in ambito Diritti Umani, dall’altro seguiamo l’applicazione a livello di ordinamento interno degli stessi. Siamo, in altri termini, una cerniera tra il livello Internazionale e quello Nazionale in tema di diritti Umani. Per tale ragione le Nazioni Unite considerano organismi come il nostro istituzioni che possono aiutare il diffondersi ed il consolidamento della Rule of Law ed auspicano che tutti i Paesi membri dell’ONU se ne dotino. È difficile descrivere anche solo per sommi capi la vastità del nostro operato. Il CIDU interagisce infatti con tutti i Treaty Bodies e le Procedure Speciali delle Nazioni Unite, con i meccanismi del Consiglio d’Europa, con l’Agenzia per i Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, solo per citare alcuni aspetti del nostro lavoro. Dato che questa intervista verte sulla Revisione Periodica Universale(UPR) mi preme però sottolineare quanto il nostro Paese, ed il CIDU in primis, ritenga importante rafforzare, anche con il proprio operato, il grande contributo che la UPR può fornire a livello globale per rafforzare il percorso dei Diritti Umani.

Il CIDU come intende procedere alla luce delle raccomandazioni ricevute?

Indubbiamente, per le ragioni già esposte, il Terzo Ciclo della UPR costituisce un salto di qualità notevole. Ritengo che il nostro Paese debba continuare nei suoi sforzi per contribuire a rafforzare tale importante esercizio del Consiglio Diritti Umani dell’ONU. Per tale ragione il CIDU, quale organismo competente per il follow-up, non mancherà di elaborare, con tutte le Amministrazioni competenti, una Road-Map per favorire e monitorare la progressiva applicazione delle raccomandazioni da parte del nostro Paese.

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