Diritti
Nelle Fiandre si moltiplicano i casi di xenofobia
La settimana scorsa, nella città di Aalst, nelle Fiandre orientali, alcuni cittadini di origine straniera hanno trovato nella cassetta delle lettere un messaggio che li informa che “Vlaams Belang è il primo partito ad Aalst e ha preso 41.771” alle ultime elezioni, concludendone che “è chiaro che non siete più benvenuti in Europa. Nessuno vi vuole”. Il testo delle lettere contiene una serie di insulti, ma tutte le lettere erano intestate con nome e cognome, una circostanza che rivela una certa organizzazione e una chiara intenzione intimidatoria.
Si tratta di un episodio che sembra conferma una tendenza presente da tempo nelle Fiandre, dove aumentano i casi di razzismo verso cittadini di origine straniera, e dove crescono i nazionalisti separatisti di Vlaams Belang, una formazione di estrema destra dove non mancano militanti ed esponenti che si richiamano esplicitamente al nazismo.
Le ultime elezioni politiche in Belgio, tenutesi il 26 maggio in concomitanza con le europee, hanno Vlaams Belang (L’interesse Fiammingo), crescere esponenzialmente, passando da 3 a 18 seggi. Il risultato delle elezioni ha quindi fatto aumentare il timore verso un aumento dei fenomeni di razzismo e delle aggressioni verso gli immigrati.
Nei giorni seguenti, una campagna sui social ha visto decine di stranieri residenti nelle Fiandre uscire allo scoperto, raccontando esperienze in cui sono stati vittime di razzismo. La campagna si è diffusa con l’hashtag #allemaalvanbelang, che vuol dire “ognuno è importante”, ma che contiene un chiaro riferimento al nome del partito di estrema destra.
Decine di persone hanno raccontato casi di discriminazione, e in alcuni casi di aperte minacce o aggressioni, ricevuti negli ultimi mesi. Come ha fatto notare Mayada Srouji, una delle persone che ha partecipato alla campagna, “la crescita esponenziale dell’hashtag mostra come gli stranieri che vivono nella regione abbiano sentito il bisogno di parlare dei casi di razzismo” di cui sono stati vittime, un segno che dimostra come questi avvengano di frequente e non siano considerati casi isolati da chi li subisce. L’hashtag è utilizzato ancora oggi, associato anche al dibattito più generale sulle discriminazioni in aumento in tutta Europa.
Un dato preoccupante, tuttavia, è che spesso atti intimidatori sembrano venire anche dalle forze dell’ordine. A settembre 2018, uno studio ha rivelato come il 25% dei migranti presenti a Bruxelles abbia dichiarato di aver subito almeno una volta atti violenti da parte della polizia. A novembre, la Lega belga per i Diritti Umani ha chiesto un’investigazione sul caso di un uomo che ha registrato con il suo cellulare l’arresto di un migrante, venendo poi picchiato violentemente dagli stessi poliziotti.
Un Paese tradizionalmente identificato come accogliente e meticcio, dunque, sta mostrando il suo volto razzista e xenofobo. La dinamica, tra l’altro, potrebbe essere accentuata dall’instabilità politica certificata dalle ultime elezioni. L’arretramento dei partiti tradizionali come la Nuova Alleanza Fiamminga e il Partito Socialista complica la nascita di una maggioranza, e alcuni neoeletti che hanno dichiarato di essere favorevoli a formare un governo coinvolgendo nelle consultazioni Vlaams Belang, rompendo il tradizionale cordone sanitario contro l’estrema destra fiamminga.
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