Diritti
Ministro Salvini, siamo a 125 anni dal massacro di Aigues-Mortes
Fra il 16 e il 17 agosto ricorrerà il 125° anniversario del massacro di lavoratori italiani (piemontesi perlopiù) a opera dei francesi di Aigues-Mortes. Senza insistere sulla vicenda, a proposito della quale è facile trovare informazioni sul web, preme ricordare che quanto accadde in quei giorni non fu altro che il frutto di una escalation dovuta al micidiale mix di richieste di protezione del lavoro contro gli stranieri che “lo rubavano”, degli effetti drammatici del caporalato, della crescente diffusione di false notizie circa il comportamento dei nostri connazionali da parte di alcuni organi di stampa e di gruppi di lavoratori concorrenti.
La differenza fra oggi ed allora sta tutta nei 125 anni trascorsi. 125 anni che dovrebbero aver segnato un avanzamento complessivo dal punto di vista culturale e civile. 125 anni che dovrebbero aver registrato una crescente capacità, da parte degli Stati europei, di educare alla convivenza, o almeno alla tolleranza, o almeno alla legalità. 125 anni che dovrebbero aver visto crescere la capacità, da parte dello Stato, di reprimere le esplosioni di violenza senza se e senza ma. È il caso di chiedere al ministro Salvini, per il ruolo che ricopre, di intervenire finalmente con decisione, di esprimere le parole di condanna che tutti aspettiamo, nella sede e con i tempi capaci di dare solennità a una presa di posizione che siamo sicuri verrà. Non basta mezza battuta, non basta una frase di circostanza lasciata cadere ai margini di una intervista televisiva.
Facciamo in modo di non doverci vergognare in futuro della gravità di una violenza infondata e gratuita, così come oggi i francesi si vergognano, giustamente, dello straziante dolore inflitto a quelle famiglie italiane. Non mancarono, il 16 e il 17 agosto del 1893, quei francesi che rischiarono la vita per salvare molte vite italiane. Francesi che furono feriti e poi abbandonati. Oggi, c’è una buona parte di italiani, ministro, che Le chiede, e non importa che sia o non sia elettorato del suo partito, che Le chiede di usare quelle parole che, come pochi altri, ha sempre mostrato di saper usare come un attizzatoio di passioni, per fermare lo scandalo delle aggressioni agli immigrati, ai diversi, a chi vive diversamente da noi.
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