Diritti

Marsiglia. Manifesto dell’abisso – Ai naufraghi, agli annegati, ai sopravvissuti

23 Settembre 2023

MARSIGLIA, IL « MANIFESTO DELL’ABISSO » DI UN DISCENDENTE  DI MIGRANTI ITALIANI

Il «mare di mezzo» sta  moralmente morendo: della culla della nostra civiltà stiamo facendo una tomba inesorabile.

É nel giorno in cui Papa Francesco lancia a Marsiglia il suo monito sulle colpevoli stragi di profughi e migranti in mare che l’editore Sébastien Moreu, discendente a Saint-Tropez di immigrati italiani divenuti grandi armatori marsigliesi, posta il suo «Manifesto dell’abisso – Ai naufraghi, agli annegati, ai sopravvissuti».

Sebastien Moreu é uomo di mare, di storia e di libri. I suoi avi, Lubrano di Scampamorte, furono migranti dall’isola di Procida e divennero armatori marsigliesi di velieri sui mari del mondo. Nella sua casa ha raccolto in molti faldoni rilegati con nastri i cimeli cartacei di un secolo di marineria marsigliese della famiglia Lubrano di Scampamorte: diari di bordo, liste di equipaggi, lavori; materiali, merci, spese.

Sébastien Moreu é editore di libri d’arte, ma non solo (sebastienmoreu.com). Profondamente toccato dalle stragi in mare di profughi e migranti, Sebastien ha deciso di agire contro « il muro del silenzio » con ciò che sa fare: scrivere e pubblicare. Ha scritto quindi in settembre il Manifesto dell’abisso, un fascicolo tascabile di dieci pagine, gratuito, diffuso in undici lingue e illustrato dalle drammatiche immagini sulle migrazioni marittime che il fotoreporter Enrico Dagnino ha scattato in decenni. Alla fine del  Manifesto dell’abisso l’autore invita a supportare finanziariamente   le organizzazioni umanitarie per il soccorso in mare e ne riporta i dati di contatto per le donazioni.

Con lettere manoscritte individuali, Sébastien ha spedito il Manifesto dell’abisso a un migliaio di personaggi influenti nel mondo. Da  oggi, 23 settembre,   giorno della visita a Marsiglia di Papa  Francesco, esso é scaricabile in internet: themanifestooftheabyss.com.

 

« Ai naufraghi, agli annegati, ai sopravvissuti, in tempi passati da Procida o Napoli, oggi dalla Libia, dalla Siria e da tanti altri paesi lontani. » Così inizia il Manifesto di Sebastien Moreu, memore del destino dei suoi avi. Il trisnonno Michele Arcangelo Lubrano di Scampamorte, infatti emigrò a Marsiglia nel 1854, col padre Pasquale, la moglie e cinque figli. piccoli.

« Al Mediterraneo – continua il  Manifesto dell’Abisso – alle sue orfane che non sapranno mai dove sono nate. Ai suoi orfani che resteranno stranieri ovunque approdino; e che non avranno nulla di da sperare da correnti e venti ostili che li respingeranno verso casa. Al Mediterraneo; alla  madre che versa  le sue ultime lacrime salate in questo « mare di mezzo ». Al suo dolore che nessuna lingua potrà  nominare. Ai migranti. E alle genti di mare che li salvano e li accolgono. A coloro che li curano e  consolano. A quei pochi che non hanno dimenticato ciò che è giusto e che si espongono alle minacce delle nostre leggi vergognose. Ai corpi alla deriva, come relitti di legno che nessuno vorrebbe raccogliere. Agli immigrati, privati di tutto, ai pensieri che li tormentano durante la traversata, alle ore interminabili, alle loro paure, al freddo delle notti invernali, alla sete, al calore dell’ipocrita bel tempo estivo, al sale che brucia nelle parti più intime. Alle terre  senza speranza che li spogliano dei loro averi prima di scacciarli, e alle terre che li respingono appena li scorgono.

Al bambino in quella fotografia, che pareva addormentato da qualche parte tra il mare e la sabbia. Alla vergogna che non avrebbe mai dovuto abbandonarci da quando quell’immagine ha invaso i nostri schermi. Alla Storia, che sarà severa con noi – e giustamente – per i nostri occhi chiusi, per la la nostra vergogna che deglutiamo incessantemente, mentre facciamo  gesti di salvamento insufficienti.

Ai troppi morti anonimi. A coloro che puliscono i loro corpi trascinati via dal mare e orlati di una crosta di sale, a chi da loro un nome nonostante i numeri a loro imposti e li saluta senza speranza di una risposta. E a coloro che abitavano questi corpi e vorrebbero dire grazie a quelli e quelle che si sono presi cura di loro per l’ultima volta, anziché lasciare che i loro resti decomposti e divorati li perseguitino. Ma soprattutto a tutti coloro di cui non sapremo mai né il numero né il nome, trascinati in mare e nascosti dal nostro muro di silenzio. Questo muro, molto più alto e solido, molto più implacabile di quelli di legno, di cemento o di acciaio che possiamo vedere e additare.

E ciò che ci viene detto, ciò a cui ci opponiamo è che ogni destino ha un significato, che sia personale, sia  sociale. E questi corpi che si decompongono nelle stive chiuse a chiave, e queste decine di migliaia di annegati dall’infamia dopo essere stati tormentati dalla fame, sarà il destino di ognuno di loro, prima o poi, a denunciare e fornire le prove dei nostri crimini. É il nostro silenzio che gira la chiave delle stive, tanto quanto  l’infame che la tiene in mano.

Tutte le ragioni del mondo.

Avremo l’Atlantide come tribunale e le fosse comuni dell’abisso come spietati procuratori. Tutte le ragioni del mondo non ci giustificheranno mai per avere abbandonato negli abissi un bambino, una donna, un uomo in cerca di salvezza. Inghiottiti, annegati o congelati, l’ultimo grido di uno solo di loro farebbe  arenare nel dolore dal più mite dei delfini alla più feroce delle orche.

Eppure, la più pesante sentenza non sarà nulla, rispetto a ciò che ci siamo già inflitti. Trasformare il Mediterraneo in un mare senza orizzonte significa annientare ogni speranza su qualsiasi costa ci si trovi. Il « mare di mezzo » sta  moralmente morendo: della culla della nostra civiltà stiamo facendo una tomba inesorabile.

E dato che ci resta solo l’incoscienza e la superstizione, vorrei rivolgere alcune parole ai semplici bagnanti dell’estate e ai bambini che fortunatamente ridono ancora nonostante questo riscaldamento che promette di essere gelido…

I miei pensieri vanno a loro come un invito: “Incrociate le dita, incrociate spesso le dita e tenetele incrociate a lungo, incrociatele forte, sempre più forte e ancora più a lungo. Non serve assolutamente a niente, nemmeno accompagnato dagli auguri più sinceri… Non serve assolutamente a niente ma durante questo innocente rituale non farete nulla di male con le vostre dieci dita”.

Ai migranti  – Sébastien Moreu, discendente di migranti e naviganti»

Il «Manifesto dell’Abisso – Ai naufraghi, agli annegati, ai sopravvissuti » é scaricabile in 11 lingue da: themanifestooftheabyss.com ed é richiedibile su carta (A5, 10 pagine) a info@themanifestooftheabyss.com

https://www.instagram.com/themanifestooftheabyss/

 

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