Diritti
Love speakers: bullismo e riscatto in un video creato da 17 studentesse
In questo articolo, vorremmo parlarvi di uno dei quattro gruppi di adolescenti e giovani con cui stiamo lavorando da febbraio per il progetto #LoveSpeech ovvero “le ragazze del Varalli”.
Sono diciassette ragazze di terza superiore dell’Istituto Superiore Claudio Varalli di Milano e le abbiamo chiamate così fin dall’inizio del progetto quando, ancora in stato embrionale, abbiamo presentato loro la nostra idea di percorso formativo. Loro hanno scelto di seguirci in questa avventura: hanno avuto un’idea, hanno creato un copione e hanno recitato in un video che non può che renderci fieri.
Ma partiamo dall’inizio: fin da subito ci hanno dimostrato che non sarebbe stato semplice conquistarle. Sono state coinvolte nel progetto grazie all’alternanza scuola-lavoro, ma non per questo, giustamente, ci hanno immediatamente dato fiducia.
Ci siamo trovati davanti queste diciassette ragazze ignare di ciò che sarebbe successo, curiose sì, ma anche stanche morte dopo una mattinata di scuola, che ci guardavano per capire se ne sarebbe valsa la pena. E abbiamo dovuto dimostrare loro ogni settimana che questo lavoro, seppur vario e a volte complesso, sarebbe stato utile per la loro formazione.
Perché dovrebbe essere utile parlare di love speech in un’epoca in cui si ha la libertà di ignorare ciò che può dar fastidio e di ricercare e conoscere un mare di informazioni e notizie piacevoli sul web?
In parte queste ragazze, un po’ scettiche sul potere che può avere una persona nel contrastare l’hate speech online, ce lo hanno detto: “Basta ignorarli”, “a me non interessa ciò che pensano gli altri di me!”. Ed io, la tutor che le ha seguite per tutto il progetto, credendo ciecamente nella bontà di ciò che cerchiamo di fare, sono rimasta esitante e anche un po’ delusa e ho pensato: “Ma come!? Ma davvero basta solo ignorare?” E forse ho messo anche io un po’ in dubbio il potere del love speech.
Non ho dovuto attendere molto, però, per osservare un grande cambiamento nel clima del gruppo tutto al femminile: le antipatie, le preferenze e i giudizi, che non sono mai stati celati o censurati, si sono trasformati in sostegno reciproco. Sembra magia o forse ad un sguardo poco attento sembrerà irrilevante ed invece ciò ci ha permesso di lavorare insieme con fiducia sul contrasto all’odio online. Un clima più disteso e positivo nella comunicazione faccia a faccia é diventato il terreno e il motore per immaginare un cambiamento nella comunicazione online.
Dapprima perplesse e critiche come da miglior stereotipo adolescenziale, ci hanno messo alla prova fino a quando non hanno cominciato a prendere consapevolezza di quello che succedeva tra di loro, a condividere le loro storie personali e a sostenersi quando qualcuna si dimostrava in difficoltà.
La condivisione delle storie personali non è nata per caso, ma grazie ad alcuni esercizi sull’espressione delle emozioni proposti dalla collega psicologa Ilaria Caelli. Il cambiamento era auspicabile, ma allo stesso tempo è stato inaspettato vedere nascere questa complicità tra le ragazze e osservarla mentre aumentava settimana dopo settimana.
Così hanno iniziato a parlarci di bullismo, discriminazioni, reazioni istintive e sofferenza, si sono ascoltate attentamente, si sono stupite e alla fine hanno compreso che serve tanta forza per ignorare e per fregarsene dei giudizi altrui e che non tutti ci riescono ed è per questo che serve essere love speakers.
Hanno ascoltato diverse testimonianze, soprattutto quelle personali della giornalista Laura Silvia Battaglia e delle due youtubers Aya Mohamed e Bellamy Okot, che le hanno incuriosite. Parlare in modo generico di hate speech, di vittime dell’odio e non avere di fronte persone reali, rafforza l’idea che non sia poi così importante contrastare questo fenomeno. Ed, invece, toccare con mano come le vite di persone reali siano state toccate, a volte ferite, dalle parole sul web è stato per loro illuminante.
Al momento di pensare a una strategia per diffondere il love speech, le ragazze hanno pensato a quali categorie di persone sono più spesso vittime di hate speech e hanno deciso di creare un video di contrasto all’odio omofobico online e offline.
Non è stato semplice mettere insieme diciassette teste più una (mi ci metto anche io) per creare qualcosa che parlasse di amore, di riscatto sociale e di speranza, ma è proprio questo che ha guidato la scrittura di questa storia e la creazione del video che – speriamo – possa trasmettere un messaggio positivo ed incoraggiante a tutti/e come è stato il percorso che ci ha portato a crearlo.
Elisa Emanuelli
Educatrice
ALA Milano Onlus
Il video sarà visibile da domani sugli account Facebook e Instagram del progetto #LoveSpeech: Esperimenti di viralità positiva. Videoriprese e montaggio sono stati realizzati da: Gaia Sirio, Mikaela Aklan e Alexia Bonino del Liceo Artistico Caravaggio (Milano).
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