Diritti

Lourdes Huanca: “In Perù ci stanno uccidendo”

27 Gennaio 2023

Kuczynski, Vizcarra, Merino, Sagasti, Castillo e Boluarte: il Perù ha il triste record di sei presidenti in 4 anni, pochissimi eletti dal popolo. Un’instabilità che dura da tempo e di cui Dina Boluarte sembra aver approfittato per instaurare un regime di terrore: ne parliamo con Lourdes Huanca, leader di FENMUCARINAP in visita in Europa.

 

Il quotidiano colombiano Ojo Publico aveva pubblicato un articolo molto interessante sulle concessioni minerarie nel dicembre 2021. In quel mentre si dibatteva sui 19 anni dalla promulgazione della legge sulle piccole imprese e le imprese artigianali del settore: in quasi due decenni solo 1.607 minatori hanno lavorato con un contratto in regola, anche se ben 88.302 risultavano iscritti al Comprehensive Registry of Mining Formalization (Reinfo), un registro nato con l’obiettivo di favorire il ritorno alla legalità di un’attività estrattiva fino ad allora in larga misura illegale, ma che, in pratica, permetteva a questa attività illecita di continuare.

“In una delle riunioni che abbiamo avuto col presidente Castillo abbiamo potuto raccontargli che i nostri figli, i figli delle nostre compagne e dei nostri compagni, hanno il sangue contaminato per l’inquinamento provocato dalle compagnie minerarie a Cerro de Pasco con il piombo di Huancavelica: i fiumi sono contaminanti e anche la pachamama, la terra, è sterile. Gli abbiamo chiesto di non tacere in questo modo. E in quell’occasione il presidente ci ha risposto: ‘Dovremo rivedere le concessioni minerarie, quale clausole sono state sottoscritte e se non hanno rispettato le clausole, allora dovremo pensarci due volte se rinnovarle o no’” ci racconta Lourdes Huanca, di FENMUCARINAP, la Federación Nacional de Mujeres Campesinas del Perù.

Nel 2023 le concessioni dovranno essere rinnovate. Per le imprese del settore privato il timore che il presidente Pedro Castillo non le confermasse era troppo grande. Perciò il Congresso aveva a disposizione una soluzione: rimuoverlo per incapacità mentale, come è successo in passato con altri presidenti.

Così lo scorso 7 dicembre è stato programmato il dibattito e il voto in seduta plenaria del Congresso sulla mozione per rimuovere Pedro Castillo. Ma anticipando il voto Castillo ha annunciato lo scioglimento temporaneo del Congresso e l’istituzione di “un governo di emergenza straordinaria” con un discorso di cui però, ancora oggi, c’è il dubbio che sia stato scritto da lui. A seguito di quest’atto il presidente è stato imprigionato e Dina Boluarte è stata nominata presidente.

“Il presidente ha letto il documento col testo del suo discorso tremando, non era lui per noi che lo conoscevamo, non era lui. – racconta Lourdes Huanca – Leggendo quel documento, hanno detto, il presidente ha proclamato un colpo di Stato a spese del Congresso e delll’esercito. È davvero così? Questi aspetti dovranno essere indagati a tempo debito: perché lo ha letto, perché non lo ha letto, ciò che era stato concordato, ecc… Ma in termini giuridici gli avvocati ci hanno spiegato che tutto quello che è successo dal punto di vista legale è di dubbia fondatezza, così come il fatto che il testo del discorso al Congresso non si trova. Se Castillo avesse davvero destituito il Congresso, infatti, dovrebbe esistere un atto ufficiale firmato. Perciò, quando abbiamo appreso queste cose abbiamo deciso di uscire a manifestare e siamo sfilati fino al luogo in cui Castillo era detenuto. Allora i militari hanno iniziato a lanciare candelotti lacrimogeni, a sparare a bruciapelo. È stata una situazione di totale confusione, a cui la polizia ha reagito con grande violenza”.

Forse non avevano calcolato la risposta del popolo o forse per i potenti la vita del popolo non conta nulla: gli indigeni, i contadini, i discriminati e i perseguitati per secoli dall’oligarchia peruviana non sono rimasti a osservare questi fatti in silenzio. La repressione da parte dello Stato peruviano verso questa parte della popolazione è stata e continua a essere molto violenta, nonostante il silenzio della stampa ufficiale nazionale ed estera e il fatto che il governo peruviano respinga qualunque addebito. Tuttavia le immagini non mentono mai.

“È difficile ribadire le parole dei nostri fratelli e delle nostre sorelle. I figli dei contadini si erano rifugiati nell’Università di San Marcos. Ma i poliziotti sono entrati, hanno sfondato la porta e tutte le mie sorelle e i miei fratelli li hanno gettati a terra come criminali. È possibile vedere una donna di 70 anni trascinata sul pavimento da due agenti? No, non è giusto. Al momento non abbiamo il diritto di vivere, il diritto di esprimerci liberamente, neppure il diritto di camminare per strada. Siamo assediati dalla polizia e dai soldati, perché è stato dichiarato lo stato di emergenza. Chiediamo giustizia. Abbiamo bisogno di pace, ma con giustizia. Sono stati uccisi dei minori senza pietà, hanno ucciso i nostri figli, bambini di 5,6, 7 anni. Non può accadere una cosa del genere. Inoltre Dina Boluarte ha detto che il processo per questi fatti, l’azione inquirente e giudicante, sarà militare. Non sarà una procedura civile. Noi invece diciamo che non vogliamo un giudizio militare, perché sennò tutto resterà impunito, anche gli omicidi che sono stati commessi. E intanto il massacro va avanti. Mi chiedo: non siamo anche noi esseri umani? non meritiamo anche noi giustizia?”, continua, tra le lacrime Lourdes Huanca.

Oggi, sotto i colpi sparati dai militari, che hanno già ucciso più di 60 persone, il popolo peruviano continua a manifestare, chiede la liberazione di Pedro Castillo e una nuova Costituzione: un paese plurinazionale, dove la legge non sia più quella imposta dalle multinazionali straniere, ma quella voluta dai cittadini e dove siano riconosciuti anche i diritti dei popoli indigeni e non solo le pretese della potente oligarchia dei bianchi.

L’intervista completa in spagnolo:

 

Pubblicato nella NewsLetter di PuntoCirtico.info del 27 gennaio 2023.

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