Calcio
L’istinto bestiale del calcio italiano e l’ipocrisia del quotidiano
Non mi è mai piaciuto il calcio e, a distanza di anni, sono sempre più convinto della mia scelta. Per alcuni è sinonimo di anti-italianità e per pochi altri una cosa inconcepibile. Semplicemente, sin da quando ero piccolo, non ho mai gradito la mischia e l’estrema competizione che infondete nei vostri figli.
Mi ritrovo, mio malgrado, a vivere in un paese dove le vicende legate al calcio – questo denota l’estremo livello di concia inconsapevolezza nella quale fluttuate – occupano un buon 78% delle nostre giornate. Poco male. Sono io che non amo il calcio e me ne sto in disparte senza far troppe moine.
Succede tuttavia che il buonismo – da un alto – e l’estremo pressappochismo – dall’altro – mi stringano in una morsa di frasi fatte, dette, mal pensate, redentrici e chissà cos’altro.
Quando Sarri dice “Frocio”, in un momento di stizza, sbaglia ma per quel che mi riguarda finisce lì. Cambia la mia opinabile considerazione dell’uomo. Se chiede scusa, poco male. Resta l’errore umano di aver detto – sempre in un momento di stizza – una parola di dubbio gusto. Una caduta di stile e di educazione. La questione si esaurisce nell’esatto momento in cui viene posta in essere.
Chi lo difende a spada tratta, in nome di quel meridionalismo borbonico atavico che sente il peso del vittimismo sulle spalle, sbaglia due volte. Non puoi accettare che venga definito “frocio” un uomo solo perché ha vinto o perché sei, a tua volta, stato sbeffeggiato più volte. Sei superiore? Non essere come loro e non accettare di essere come loro.
Il giustizialista, poi, è quello che sbaglia tre volte. Alla stizza si risponde con la cazzimma. Questo ce l’hanno insegnato bene i napoletani. Quando cerchi l’attenzione mediatica, in un paese che ha già i suoi problemi, sei un po’ sciocco. Soprattutto perché parli di omofobia e razzismo quando vivi in un mondo dove le tribune sono piene di razzismo e violenza al retrogusto di fumogeni e bombe carta. Infine, caro il mio giustizialista, sei un po’ stronzo per il semplice fatto che ti indigni a comando ma sei la stessa persona che urla “puttana” alla madre dell’avversario di tuo figlio alla scuola calcio, dai del “cornuto” all’arbitro che ha segnalato un fallo esistente, sei stronzo quando – nell’improbabile ruolo di allenatore della squadra dei pulcini di paese – non insegni il gioco di squadra o la sana competizione bensì una rabbia ed un competizione sfrenata che non trova senso neppure nei film americani durante i pomeriggi estivi. Sei stronzo perché parli di educazione in un mondo senza educatori ma solo allenatori.
Vedete, miei cari, a voler essere sinceri la questione potrebbe finire qui. Anzitutto perché mi avete già causato orchite cronica e, poi, perché un po’ di silenzio serve a tutti. Il piacevole bisogno di silenzio.
Nonostante tutto perdono voi, figli miei, che non avete mai capito un cazzo ed il “ricchione libero”, in campo e al bar, per Sarri e per voi stessi, evitate di usarlo voi per primi.
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