Diritti
Le violazioni dei diritti umani in Norvegia
La Corte europea dei diritti dell’uomo ha finora condannato la Norvegia in 13 casi in base alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Sono casi che coinvolgono il sistema norvegese di assistenza all’infanzia, e non sono tutti: davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo ci sono almeno 20 altri casi pendenti. L’ultima sentenza ha stabilito che la Norvegia ha violato il diritto alla vita familiare ai sensi dell’articolo 8 della Convenzione europea.
Tra il 1982 e il 1998, l’avvocato norvegese per i diritti umani Gro Hillestad Thune è stata rappresentante presso la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo e, in un’intervista, afferma di aver ripetuto per 20 anni l’esistenza di violazioni dei diritti umani nel sistema norvegese di protezione dell’infanzia, chiamato “barnevernet”. Gro Hillestad Thune lo paragona a una guerra tra i bambini e l’apparato di aiuto, che invece di rendere le cose più facili per i bambini, rafforza i conflitti che li circondano. Cito dalla sua intervista: “È un mito che la società possa prendersi cura dei bambini, lo Stato è una cattiva madre”. Ed ha aggiunto: “Le pratiche di protezione dell’infanzia violano i diritti umani, non da ultimo i diritti dei bambini”. Ma gli avvertimenti di Gro Hillestad vengono ignorati.
Tutto questo accade perché la legge non protegge i bambini, perché si applica solo ai genitori biologici e non alle autorità. Se i genitori sbagliano, i bambini pagano. Se sbagliano le autorità, pagano sempre i bambini. La Convenzione sui diritti del fanciullo è stata creata per proteggere i loro diritti dei bambini, ma continuiamo a leggere quasi quotidianamente di abusi sessuali, stupri e violenze, minacce e violazioni e privazione dei loro diritti – mentre i responsabili di questi crimini, difesi dal loro status di impiegati dello Stato, se la cavano senza condanne e senza conseguenze amministrative per aver fallito nel loro ruolo di supervisione. Eppure sono loro i responsabili di questi bambini, perché la legge ha affidato a loro dei bambini che sono stati portati via con la forza alle loro famiglie. Se chi li prende in affido non ne difende l’incolumità, chi sarà mai farlo? Evidentemente, in Norvegia, quando un bambino muore o viene danneggiato dalle autorità non è considerato come un fatto così grave, ed è per questo che così tanti casi gravissimi arrivano all’analisi della Corte di Strasburgo.
Quando la direttrice dell’Istituto norvegese per i diritti umani (NIM) Adele Matheson dichiara pubblicamente che “la Norvegia è la peggiore della classe in materia di protezione dell’infanzia”, allora devono esserci gravi difetti e carenze. L’Ombudsman dei bambini, la Forandringsfabriken, l’Ispettorato norvegese e l’Ufficio nazionale di revisione contabile hanno tutti lanciato l’allarme sul grave fallimento dell’applicazione della legge sulla protezione dei bambini. Questa legge viene progressivamente aggiornata da 120 anni, ma non migliora: al contrario peggiora la situazione. Anche il governatore della contea del Vestland, Helga Arianson, che lo scorso autunno ha rivolto critiche feroci agli istituti di assistenza all’infanzia, che lei stessa aveva supervisionato per molti anni, parla apertamente del fallimento di una serie di leggi norvegesi che puniscono soprattutto la donna ed i bambini.
Eppure la legge sull’assistenza all’infanzia stabilisce chiaramente che l’assistenza all’infanzia deve lavorare “nel rispetto e per quanto possibile in collaborazione con il bambino e con i suoi genitori”. Nei fatti, le autorità si limita a separare e disgregare le famiglie, facendo adottare con la forza i loro figli ad altre famiglie. Sono pochi a ribellarsi, perché si temono ritorsioni peggiori, specie se si tratta di famiglie economicamente disagiate o di lavoratori stranieri[1].
Il caso Shatha Al-Barghouti
La famiglia Al-Barghouti è arrivata in Norvegia scappando dalla Palestina, sperando di poter dare un futuro sicuro ai propri figli, ma le cose sono andate diversamente. La misteriosa morte della piccola Shatha Al-Barghouti ha spinto l’Euro-Med Human Rights Monitor a chiedere un’indagine immediata da parte del governo norvegese sulla morte improvvisa della ragazza palestinese. Shatha, che era stata separata con la forza dai suoi genitori e dai suoi due fratelli più piccoli, ed era stata collocata forzatamente in una struttura pubblica, aveva finalmente, dopo 7 anni, quasi raggiunto la maggiore età, per decidere da sola dove volesse vivere.
Dopo aver chiesto di tornare dai suoi genitori, Shatha e la sua famiglia hanno pianificato il giorno in cui sarebbe potuta tornare a casa, ma la sua felicità è durata poco: due settimane prima di comparire in tribunale, per ottenere il permesso di tornare a casa, la ragazza è stata trovata morta nel suo letto – secondo l’inchiesta della polizia, si era suicidata. La famiglia non riesce a capire il motivo, ed aveva segnalato alla polizia che il corpo della figlia fosse coperto di lividi. Shatha aveva 17 anni, quando è morta, il 21 agosto del 2019. Le ultime parole di Shatha ai suoi genitori sono state: “Quando tornerò a casa per stare con la mia famiglia, avrò 17 anni”. Poi completerò gli studi e mi specializzerò in legge per diventare avvocato e riportare a casa gli altri due fratelli che sono ancora in carcere”[3]. Sono davvero le parole di una suicida?
La bambina era stata tolta alla madre, accusata di non essere in grado di occuparsi di lei. L’inchiesta dei giornalisti norvegesi ha dimostrato che la ragazzina è stata isolata per tre anni in un’istituzione pubblica, senza privacy, dormendo su un improvvisato materasso ad aria, con tre guardiani pagati a tempo pieno. Nella stanza di Shatha c’erano solo il materasso gonfiabile sul pavimento e alcune foto con la mamma. I giornali hanno chiamato quello sgabuzzino “la stanza senza mobili”. Ci si chiede perché lo Stato avesse i soldi per pagare i tre dipendenti ma non quelli per arredare una stanza per il minore.
La domanda successiva: la bambina è stata davvero trascurata dalla madre, al punto da doverla allontanare da lei? La mamma di Shatha sostiene che non ci sono mai stati problemi, ma che la piccola ha faticato all’asilo e a scuola: se solo avesse avuto un minimo di sostegno avrebbe potuto darle molto di più. La ragazzina è stata messa in un edificio dove non c’era nulla nelle vicinanze, né un minimarket, né una stazione di servizio, nessuna infrastruttura di quartiere. Non ha avuto la possibilità di avere contatti con altri bambini della sua età. L’Ufficio per l’Infanzia (Bufetat) ritiene oggi che queste condizioni violino i diritti umani fondamentali della ragazzina e siano indifendibili.
Secondo i documenti del procedimento di Strasburgo, le condizioni della bambina sono peggiorate, le è stato diagnosticato l’autismo. Posso immaginare che nemmeno un adulto riuscirebbe a sopportare di essere tenuto in queste condizioni, quindi non riesco nemmeno a immaginare come quella bambina abbia passato 3 anni in questo stato. Se la bambina avesse vissuto con i genitori in una situazione simile, i media avrebbero fatto scalpore, i genitori sarebbero stati denunciati e probabilmente condannati a una pena detentiva. Ma se sono le autorità a trascurare il bambino e non c’è nessuna condanna per questo, allora vuol dire che la legge non difende i minori dallo Stato[4].
Storie di stupri, incendi e disperazione
Le autorità norvegesi continuano a spendere, per i servizi di protezione dell’infanzia, decine di milioni di dollari all’anno, pagati spesso a persone già accusate di abusi sessuali. Che un giovane di soli 24 anni lavori come supplente in un istituto e gli venga concesso di diventare padre adottivo di Amir, che allora aveva 15 anni, è una follia. Questo è stato l’inizio della carriera di quell’uomo, che ha poi avviato un’attività in proprio, espandendo e vendendo servizi all’interno del sistema norvegese di assistenza all’infanzia (barnevernet). Ha continuato a vendere servizi per decine di milioni di dollari, ma la storia non si ferma qui: la stessa agenzia di assistenza all’infanzia lo ha denunciato per aver abusato sessualmente di Amir. Qualche anno dopo, Amir ha finalmente raccontato degli abusi sessuali subiti dall’uomo, andati avanti per diversi anni.
La cosa peggiore è che quando gli è stato chiesto perché non avesse mai detto a nessuno di essere stato abusato, Amir ha spiegato che nessuno gli avrebbe creduto. Se la scelta era tra essere abusato una o due volte a settimana, oppure essere chiuso in un istituto, allora meglio lo stupro. Amir non ha mai avuto giustizia, perché il processo è stato rinviato tre volte, l’ultima volta delle quali perché si sono fatte avanti altre due persone che avrebbero subito la stessa sorte di Amir.
Dopo tre anni di attesa, tre mesi prima del processo, Amir è stato trovato morto nel suo appartamento. Dopo la morte di Amir, il caso è stato chiuso, anche se la reazione veemente della stampa ha convinto l’Ufficio del Procuratore Generale a riaprire il caso. Il padre adottivo di Amir è stato accusato di aver offerto ad Amir e al suo fratello gemello una grossa somma per convincerli a cambiare la loro versione: il padre adottivo è stato assolto e la polizia ha svolto un’indagine superficiale, finché il giornale norvegese VG ha presentato nuove informazioni che dimostrano che Amir avesse detto la verità[6].
Ci sono poi bambini che danno fuoco alle loro case di accoglienza, perché sono disperati e non vedono altra via d’uscita. Un esempio: Emilie racconta di essersi sentita trattata ingiustamente, di non avere via d’uscita e di essere disperata, così ha dato fuoco alla sua casa di accoglienza. Emilie è stata trasferita 8 volte in 8 diversi istituti. Nel 2021, 51 case di accoglienza per minori sono state incendiate da bambini, con un aumento rispetto all’anno precedente, quando si erano verificati 29 incendi. Ma è stato fatto davvero qualcosa per risolvere il problema? Sì, stanno aumentando la sicurezza antincendio e discutendo l’aggiunta di guardie notturne, ma non stanno affrontando il problema alla radice, ma solo i suoi effetti. Nessuno si chiede perché questi bambini non vogliano stare in questi luoghi e ricorrano a misure disperate, che li portano a essere marchiati come criminali per il resto della loro vita, condannati per incendio doloso, quando tutto ciò che volevano era essere liberi da queste case di protezione per bambini[7].
Un altro esempio. Il comune di Grong, nel Trondelag, è la sede dell’ufficio responsabile della protezione dell’infanzia della contea di Indre Namdal. Una donna, condannata alla sterilizzazione, ritiene questo ufficio colpevole di averla privata della sua dignità e del diritto di decidere del proprio corpo. La donna, Beate, ha capito che, se non avesse acconsentito alla sterilizzazione dopo il parto, la protezione dell’infanzia le avrebbe portato via il figlio. Secondo Beate, le avrebbero detto che avrebbero potuto entrare in sala parto e prendere il neonato se non avesse acconsentito alla sterilizzazione. Oramai è fatta: Beate ha 28 anni e non potrà mai più avere figli. Bjorn Ståle Aalberg, direttore dell’ufficio, ammette che in questo caso sono stati commessi degli abusi. Ciò nonostante, Beate ha perso i suoi figli, portati via dal barnevernet, e lei sta lottando per riprenderseli[8].
Un’infanzia rubata
C’è necessariamente qualcosa di profondamente sbagliato quando tutti (gli esperti, gli avvocati, il Garante per l’infanzia, gli psicologi, i media e soprattutto i bambini e i genitori) lanciano l’allarme e dicono che c’è qualcosa che non va nel sistema norvegese di protezione dell’infanzia, e ciò nonostante nessuno cambia nulla; ci deve essere una grave colpa dello Stato norvegese, che non prende provvedimenti e non pone fine a un sistema che non funziona. L’ultimo audit dell’Ispettorato della salute norvegese, condotto nel 2021-2022, ha rilevato che in 80 dei 90 casi esaminati l’ufficio per la protezione dei minori ha violato la legge. Eppure i bambini continuano ad essere danneggiati e traumatizzati.
Chi potrà un giorno rendere giustizia a quei bambini che sono morti e stanno morendo sotto la protezione dell’infanzia in Norvegia, a quei bambini a cui la protezione dell’infanzia norvegese ha rubato l’infanzia, chi potrà restituire loro l’infanzia? Nessuno, ovviamente. Nessuna cifra potrà ripagare ai bambini ciò che è stato loro tolto dal sistema di protezione dell’infanzia. Questi bambini non potranno mai più fidarsi delle autorità. Un’infanzia rubata non potrà mai essere restituita.
Il 20 maggio di quest’anno uscirà a Bollywood l’atteso film con protagonista la star Rani Mukerji, “Mrs Chatterjee Vs Norway”, basato sulla storia vera di una madre indiana che ha dovuto lottare contro lo Stato per riavere i suoi figli. Il Ministero degli Esteri norvegese si è già preparato a possibili scontri di piazza, quando il film verrà proiettato. Il Ministero afferma che da molti anni la Norvegia è oggetto di campagne da parte dell’Europa dell’Est, dell’India e degli Stati Uniti simili a quelle condotte contro i servizi sociali svedesi, secondo cui la Norvegia rapisce i bambini. Diverse famiglie polacche che hanno avuto i loro figli presi dall’assistenza all’infanzia norvegese, sono riuscite a riprenderseli e li hanno portati fuori dal Paese, al sicuro in Polonia.
La Polonia non ha restituito i bambini alla Norvegia, ma ha deciso di non violare l’articolo 8 dei diritti umani. La magistratura polacca ha condotto una propria indagine e i bambini hanno dichiarato di voler rimanere con i loro genitori. Non molto tempo fa, la Polonia si è rifiutata di consegnare un bambino allo Stato svedese, dopo che lui e suo padre erano fuggiti dalla Svezia e hanno chiesto asilo in Polonia. Si è arrivati al punto che Adrianna Warchol, console dell’ambasciata polacca in Norvegia, è stata licenziata quando ha paragonato l’assistenza all’infanzia norvegese alla Gioventù hitleriana. Nel 2015 anche il presidente ceco Milos Zeman ha paragonato l’assistenza all’infanzia norvegese al programma nazista. Zeman ha raccontato di due ragazzi che l’assistenza all’infanzia norvegese ha tolto alla madre e li ha affidati a famiglie norvegesi, affermando che alla madre non è permesso nemmeno parlare in ceco con i figli.
Anche il difensore civico russo per l’infanzia Pavel Astaklov, nel 2014, ha accusato la Norvegia di “terrorismo infantile” a causa di vari casi in cui l’assistenza all’infanzia norvegese ha preso in consegna bambini con origini russe. Il Ministero norvegese ha dovuto tenere diversi incontri informativi con le ambasciate straniere in Norvegia e ha distribuito opuscoli informativi in diverse lingue sulla protezione dei minori in Norvegia. Questi opuscoli sostengono che l’assistenza all’infanzia norvegese è di livello molto alto. Ma dopo tutto ciò che abbiamo spiegato, e dopo le sentenze della Corte di giustizia europea secondo cui la Norvegia sta violando i diritti umani, questa affermazione è paradossale. E ciò che abbiamo raccontato in queste righe è solo la superficie dell’iceberg[9].
[1] https://www.bt.no/btmagasinet/i/gWzMoJ/du-kan-spare-liv-fra-bak-et-skrivebord-bare-spoer-helga-arianson-65 ; http://old.inblick.se/nyheter/2020/01/02/staten-ar-en-dalig-mor ; https://sverigesradio.se/artikel/7371713 ; https://www.aftenposten.no/meninger/kronikk/i/0G8wz2/barnevernet-staar-naa-overfor-en-alvorlig-systemsvikt?fbclid=IwAR0o-U6AaP04hgMO2D05_-4-8BGjauh72boF7lLOEQ05GIFw1E2fDjaO6-A ; https://fontene.no/nyheter/noen-akuttplasseringer-i-barnevernet-skaper-flere-problemer-enn-de-loser-mener-forsker-6.47.872623.50a5841a10?fbclid=IwAR2hnjeiMzhaRp35gHLPA_LduOLIoFUki0XxKxIZFphdwqTz8Yoh3sE5-eU
[2] https://www.facebook.com/Janna.Jihad/photos/pcb.2469707323116175/2469706999782874/
[3] https://euromedmonitor-org.translate.goog/en/article/3075/Norway-Should-Immediately-Investigate-the-Mysterious-Death-of-Palestinian-Shatha-Al-Barghouti?_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=sv&_x_tr_hl=sv&_x_tr_pto=sc ; https://english-wafa-ps.translate.goog/page.aspx?id=e3Jyvwa111393171120ae3Jyvw&_x_tr_sch=http&_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=sv&_x_tr_hl=sv&_x_tr_pto=sc ; https://medium.com/@najwakhater240/shatha-a-victim-of-a-norwegian-refuge-dream-turned-nightmare-who-killed-her-ac6388853a1 ; https://www.arabnewsnetwork.ps/ministry-of-foreign-affairs-follows-with-great-interest-death-of-shatha-barghouti/
[4] https://www.vg.no/spesial/2019/luftmadrassen/ ; https://vernepleieren-com.translate.goog/2019/10/27/en-odelagt-luftmadrass-som-symbol-pa-en-sviktende-elferd/?_x_tr_sl=no&_x_tr_tl=sv&_x_tr_hl=sv&_x_tr_pto=sc ; https://headtopics-com.translate.goog/no/gutten-p-luftmadrassen-barnevernet-og-stendi-politianmeldt-av-16-ringens-advokat-9380969?_x_tr_sl=no&_x_tr_tl=sv&_x_tr_hl=sv&_x_tr_pto=sc
[5] https://theculturetrip.com/europe/norway/articles/how-norways-child-welfare-service-is-creating-world-wide-controversy/
[6] https://www.vg.no/spesial/2021/fosterfaren/ ; https://www.vg.no/nyheter/i/v5xB6m/hoer-podkast-serien-fostersoennen ; https://www.vg.no/nyheter/innenriks/i/1OWQ9M/fosterfar-frikjent-for-anklager-om-bestikkelse-sterk-kritikk-mot-politiet
[7] https://www.nrk.no/osloogviken/rekordhoyt-antall-branner-i-norske-barnevernsboliger-1.15866601
[8] https://www.nrk.no/trondelag/xl/barnevernet-skal-ha-oppfordret-gravide-_beate_-til-a-sterilisere-seg-1.15835166?fbclid=IwAR1gtHHTFYBK7pRVjdOPhk11_Sp_Ca2wIVN0Q0LJZMReiTiYE_NP_6iUtcQ ; https://www.nrk.no/trondelag/_beate_-saken_-advokat-mener-barnevernet-ma-granskes-etter-sterilisering-1.15957330
[9] https://sverigesradio.se/artikel/falska-budskap-om-norska-kidnappningar-bemots?fbclid=iwar01y8ku44b1zengvc6rvsokqqokzlybt2d6dp8nhhfgw4oawi9kzyrastm ; https://www.thebetterindia.com/268058/rani-mukherjee-mrs-chatterjee-vs-norway-real-story-sagarika-bhattacharya-inspiring/?fbclid=IwAR1vSgoZd_OspEx44V-aAgbX1DYtoTuTliCzdaFJ9GFA15EfDR9lYu6fES4 ; https://masalachaimusings.com/2018/02/02/nightmare-in-norway/ ; https://www.vg.no/nyheter/utenriks/i/G4rpQ/bortfoert-jente-9-blir-ikke-sendt-tilbake-fra-polen ; https://www.vg.no/nyheter/utenriks/i/0PvwM/kalte-barnevernet-hitlerjugend-naa-skal-hun-ha-faatt-sparken ; https://www.vg.no/nyheter/innenriks/i/o0zkK/tsjekkias-president-sammenligner-norsk-barnevern-med-nazi-program ; https://tvpworld.com/47818413/swede-seeks-asylum-in-poland-for-him-and-his-son?fbclid=IwAR1bIt_s8bbsysXWLFp8kADsvcLtL0S-6YuQuuVqkktkzDqlkGyD4u0E0cY ; https://www.tvp.info/47949476/final-batalii-ojca-od-odzyskanie-syna-gdanski-sad-nakazal-natychmiastowe-wydanie-chlopca-samowi-s-wieszwiecej?fbclid=IwAR0weNUv3-l4FPX6IsYSZB2acvTHNjio5WlUnA9kb3LZ216Ff3qGghPY2E4 ; https://stepup4childrensrights.com/stolen-childhood/ ; https://www.youtube.com/watch?v=C-PzrwliUk4 ; https://www.youtube.com/watch?v=-svI4Ri_P0A
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