Diritti
L’antisemitismo e la Chiesa di Trieste
Non si può relegare a semplice sproloquio di un tradizionalista senza cultura religiosa. Da tempo un personaggio pubblico, un consigliere comunale di Trieste eletto con la Lega (oggi indipendente), racconta ai suoi elettori che i veri cattolici devono essere antisemiti (oltre che omofobi e islamofobi), parla di un papa succube della massoneria e di ricchi ebrei, e da ultimo nega l’identità ebraica di Gesù.
La diocesi di Trieste, la città del discorso di Mussolini del settembre 1938 e della Risiera di San Sabba, è molto loquace contro tanti presunti pericoli per la Chiesa (il vescovo è perfino giunto a definire il Pride del capoluogo “discriminatorio contro il popolo cristiano”), ma mostra, almeno finora, una certa timidezza nel deplorare questa propaganda che diffonde antisemitismo facendosi scudo della Chiesa. Non tacque un altro vescovo triestino, mons. Antonio Santin, che, sia pure nei limiti del contesto fortemente antigiudaico e preconciliare, ebbe un po’ più di coraggio di fronte al fascismo.
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