Diritti
L’affossamento del Ddl Zan: un attentato culturale da paese sottosviluppato
C’è solo una cosa che può risultare più abominevole dell’affossamento, in parlamento, del ddl Zan: le ragioni di chi sostiene la raccapricciante decisione, di chi non vuole mettere al bando l’omotransfobia, di chi non desidera concedere agli altri diritti di dignità, non riconoscendo loro la possibilità di essere legalmente tutelati.
Siamo un paese che ha tra i suoi rappresentanti politici gente che imbruttisce e attenta alla vita pubblica, divulgando motivi di scoramento collettivo e sfiducia nella possibilità di un’evoluzione sociale, in linea con quella delle nazioni più culturalmente avanzate.
Si provi a immaginare quale pensiero può aver mai provocato, nel resto del mondo, l’apprendimento della notizia relativa al ddl in argomento e la visione delle immagini festanti dei nostri parlamentari omotransfobici.
Siamo così bravi a deridere Erdoğan e a restarne scandalizzati per le sue vedute discriminatorie, o a puntare il dito su Orban per le sue insopportabili posizioni pregiudizievoli, ma facciamo finta di non accorgerci di avere tra la nostra classe dirigente “pensatori” della medesima stoffa che aspirano a diventare statisti. E, con presunzione, cecità e la solita porzione di ignoranza, ci si crede migliori e più evoluti della Turchia, o dell’Ungheria.
Ha trovato la sua morte in aula una proposta che aveva in serbo la finalità di proteggere le persone vittime di comportamenti discriminatori e violenti, basati sull’odio verso la loro condizione personale. Un provvedimento che metteva sullo stesso piano la discriminazione razziale e quella in ragione dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere, intervenendo sul codice penale. Le destre più o meno fasciste, cattolici integralisti e fanatici di ogni sorta hanno, dunque, avuto la meglio sulla volontà di una maggioranza del paese, indicata nei sondaggi, che aveva visto nel disegno di legge uno strumento di progresso civile. Ma, come si suol dire, al peggio non c’è mai fine: quello che, a ragion veduta, rende ancora più sconcertante il rigetto del Ddl Zan è la sua adattabilità ad assurgere a prova di compattezza del centrodestra, che, nonostante sia uscito con esiti disastrosi dalle amministrative, intravede la possibilità di eleggere il “suo” Presidente della repubblica. In pratica, e qui siamo al sortilegio nefasto, il Ddl Zan, non avendo potuto rimediare ai diritti di una parte rilevante di cittadini, ha finito per rappresentare una provvidenziale rampa di lancio per le speranze di Silvio Berlusconi, di coronare il suo sogno. Non sia mai…
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