Diritti
L’accoglienza e le origini della nostra cultura
In Occidente una parte dell’opinione pubblica ritiene che si stiano smarrendo i principi fondanti del nostro vivere comune. Il terrorismo internazionale, la globalizzazione economica e l’esodo dei migranti hanno reso così fertile il terreno ai teorici dei movimenti populisti i quali pongono al centro dei loro proclami l’ostilità verso lo straniero quale cavallo di Troia portatore di principi ostili alla cultura Occidentale.
Per superare questo senso di frustrazione e di paura che si sta diffondendo viralmente è necessario riscoprire e rinsaldare i nostri principi filosofici attraverso la rilettura di alcune opere tramandatici dai filosofi e dai sommi poeti del passato. La mitologia della Grecia antica, quale culla della civiltà occidentale, e le radici cristiane dell’Europa ci offrono così alcuni spunti di riflessione per riscoprire e comprendere i temi del viaggio, dello straniero e dell’accoglienza.
Nell’Odissea di Omero il mito di Ulisse deve essere preso ad esempio quale rappresentazione del modello dell’uomo moderno occidentale, quale viaggiatore alla scoperta di nuovi popoli e di nuove frontiere, ma anche di quello del viandante e del migrante. Ulisse nei suoi viaggi viene rappresentato come il viaggiatore, il viandante e il pellegrino ricoprendo la doppia veste di straniero in patria e di straniero in terra straniera. Un modello di astuzia, di forza e di adattamento. Ulisse rappresenta inoltre la metafora del Viaggio . Il viaggio che ti cambia tutto o in parte. Che ti allarga gli orizzonti e ti muta nel cuore e nell’anima. Infatti il viandante è obbligato ad adattarsi ai luoghi dove approda, parlare lingue diverse e di conseguenza pensare diversamente. Rendendolo dunque più umano e più aperto agli altri grazie alle nuove esperienze e alla conoscenza di nuovi individui e di nuove culture.
Focalizzando lo sguardo sul nostro paese è doveroso evidenziare come i principi del soccorso e dell’accoglienza siano temi centrali nella coscienza e nella cultura nazionale. E chi meglio di San Francesco d’Assisi può essere preso da archetipo di questo sentimento. Un paese dove la sussidiarietà e il volontariato messo in atto da innumerevoli associazioni umanitarie vanno ad implementare, ed a volte a sostituire, le mancanze dello Stato.
Dalle parole e dalle opere di San Francesco è possibile così trarre che egli fu uomo di ascolto; fu uomo di incontro e uomo di accoglienza verso tutti (in particolare verso i poveri ed i bisognosi). E proprio in occasione degli eventi naturali che hanno flagellato il nostro paese e l’impegno umanitario messo in atto dallo Stato e dalle associazioni di volontari nell’accoglienza dei migranti, è evidente come i principi di aiuto e di accoglienza professati dal santo siano principi fondanti della cultura e della società italiana.
Senza memoria una comunità rischia di smarrire il significato e il senso profondo della propria identità culturale e civile. Se in alcuni casi, una siffatta dimenticanza è involontaria, in quanto l’animo umano tende inconsciamente a rimuovere il proprio passato dandolo per scontato, in altri casi l’oblio è premeditato, in quanto si ritiene di dover sacrificare la storia sull’altare di interessi più concreti e di parte.
La fatica di Enea che, in fuga da una Troia distrutta, appesantendo e rallentando il suo cammino, si carica sulle spalle il vecchio padre Anchise, deve essere considerata l’allegoria di chi camminando verso il futuro non abbandona il proprio passato, cercando così risposte che riguardino non solo il cammino, ma le ragioni stesse del suo viaggiare.
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