Diritti
La tutela dei passeggeri? Il razzismo
“Per la tutela dei passeggeri, nelle stazioni di Milano Centrale, Roma Termini e Firenze Santa Maria Novella si accede ai binari di partenza dei treni presentando il biglietto ferroviario al personale incaricato presente ai gate di accesso“.
Anzi no. Ma solo se sei bionda, ben vestita e sventoli un iPhone.
Chiunque di voi abbia recentemente viaggiato con un treno Alta Velocità nelle stazioni di Milano, Roma e Firenze, avrà trovato l’accesso al binario sbarrato dal personale ferroviario con il compito di controllare il biglietto prima di salire a bordo.
Tutto ciò è finalizzato al contrasto dell’attività abusiva, come avverte ripetutamente la voce registrata di Trenitalia. Se a Roma e a Firenze si tratta di transenne poco più che improvvisate, a Milano sono stati installati dei gate che assomigliano, purtroppo non in rapidità e praticità, a quelli degli aeroporti.
Benissimo, ho subito pensato non appena le nuove disposizioni sono entrate in vigore, avendo assistito, a Firenze Santa Maria Novella, a scene di scippi, degrado e raggiri di ogni genere, complice la sosta di dieci minuti del treno e lo smarrimento dei turisti.
Ben vengano i controlli, la legalità a tutela di tutti -salvo poi assistere, a giugno, ai profughi stipati nei giardini antistanti Milano Centrale, ma questo è un altro, infamante discorso.
Viceversa, quanti di voi si sono accorti di come questi controlli funzionino davvero? Di quanto le verifiche siano scrupolose e accurate per contrastare questa -non meglio precisata- attività abusiva?
A rigor di logica tale attività può benissimo essere esercitata anche in tutte le altre stazioni d’Italia o, in quelle principali, anche nei pressi dei binari che ospitano treni regionali o Intercity -ancora una volta, invece, declassati a treni minori per passeggeri minori che si devono arrangiare a far fronte a mali maggiori.
Nell’ultimo mese, ho viaggiato su treni ad Alta Velocità nelle tre stazioni che tutelano i passeggeri, Roma, Milano e Firenze. E ho viaggiato anche su treni -regionali- in Gran Bretagna.
Ecco il bilancio della mia esperienza.
Partiamo dall‘Inghilterra dove, in qualsiasi città (non solo Londra) per accedere al binario di qualsiasi treno, regionale, diretto, internazionale, bisogna oltrepassare tornelli d’accesso come per la metropolitana: senza biglietto, elettronico o cartaceo, non si entra. Fine.
Il sistema non è novità, ma normalità già da un po’ di anni -l’unico prezzo da pagare in nome della sicurezza è che nessuno potrà attendervi al binario con un mazzo di rose o baciarvi un attimo prima che il treno parta portandovi via.
E in Italia? Fin da subito mi sono accorta che qualcosa non tornava. Sarà per la necessità di personale al binario -i controlli non sono elettronici- e per la poca praticità del sistema che spesso, soprattutto in questi mesi di vacanza, causa ingorghi e attese. Sarà che Milano, Firenze e Roma sono le città più turistiche di Italia (ma Londra lo è di più).
Sarà quel che sarà, ma i controlli lasciano molto, molto a desiderare. Soprattutto, eticamente.
Certo il personale è particolarmente solerte nell’allontanare o nel controllare chi ha la pelle scura (e magari è un turista degli Emirati di rientro dallo shopping in via Tornabuoni), un abbigliamento originale (e magari è solo un adepta della moda shabby chic appena uscito dalla settimana della moda di Milano) o mostra simboli religiosi (suore e preti esclusi).
E gli altri? Ecco la mia esperienza di giovane donna, bionda e chiarissima, che viaggia per lavoro, abbigliata decorosamente, con un trolley al seguito.
Tutti i miei biglietti sono in formato elettronico, quindi al varco d’accesso sventolo l’iPhone anziché un pezzo di carta.
A Firenze, un’occhiata veloce al cellulare da parte del personale addetto alla mia tutela. Salvo poi accorgermi che, nella fretta, avevo esibito il biglietto di un altro treno per il giorno dopo. Stranezze.
A Roma forse era troppo presto per contrastare l’attività abusiva, le 8 di mattina: transenne presenti, ma nessuno a controllare nessuno.
A Milano, dove i gate sembrano più severi o forse solo più tecnologici, mi è venuta la curiosità di tentare un esperimento: sono tranquillamente passata sventolando un iPhone. Però spento. Schermo nero. E mi hanno risposto anche buon viaggio.
Perché racconto tutto questo? Perché ho accolto positivamente la novità dei controlli d’accesso ai binari. Le stazioni italiane oggi movimentano tanti viaggiatori quanto gli aeroporti: il controllo è giusto e doveroso per la sicurezza di tutti.
Non ho mai capito perché in aeroporto devo dimostrare che il mio dentifricio è inferiore ai 100ml e su treni che viaggiano a 300 km/h chiunque possa salire senza alcun controllo. Così come, se prendo un Intercity che mi riporta a casa a mezzanotte, come può accadere per un aereo, voglio sentirmi al sicuro e non dover andare alla toilette con l’angoscia che mi rubino le valigie -intanto, mentre scrivo, mi rammento che gli unici furti che ho subito in vita mia si sono, guarda caso, verificati su un treno Alta Velocità a Torino, sono stata scippata a Milano Centrale e sono stata testimone di un furto a Firenze Santa Maria Novella.
Tuttavia, anche se sono bionda e con un aspetto decoroso, pretendo di essere controllata. Pretendo che venga controllato il biglietto del manager in giacca e cravatta accanto a me e non solo a chi ha la pelle scura o sembra diverso da una persona perbene. Come se esistesse un lombrosiano profilo della persona a posto.
Pretendo che tutti vengano controllati come persone perbene e non solo chi ha l’aspetto di essere permale.
Pretendo soprattutto di non dovermi vergognare più dell’Italia, perché attualmente -è un dato di fatto- i controlli per il contrasto dell’attività abusiva sono svolti, sciattamente, su base unicamente razzista.
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