Diritti
La Svezia multiculturale – la fine di un mito
La nuova legge svedese sull’immigrazione parla chiaro: stop all’automatismo sul raggiungimento familiare. Se una famiglia ottiene l’asilo, i suoi bambini devono essere integrati entro il più breve tempo possibile. Chi non ci riesce finisce dalla padella alla brace: i figli vengono affidati allo Stato, i genitori espulsi. Una pratica che non è stata scritta esplicitamente nella legge, ma che corrisponde alla sua applicazione da parte dei servizi sociali e della burocrazia. Questi servizi sociali sono stati privatizzati e guadagnano su ogni bambino affidato. I genitori, invece, finché non hanno imparato la lingua, sono soltanto dei costi. Quindi che vadano.
Sembra impossibile, eppure accade a pochi chilometri da noi, nella civilissima Scandinavia, con l’inspiegabile tolleranza della Commissione Europea – e con una stampa nazionale che oscilla tra il tacere qualunque informazione in proposito, l’esprimere preoccupazione per l’aumento della criminalità (di cui sono incolpati gli stranieri), la negazione delle nuove pratiche disumane, e l’affermazione secondo cui si tratta solo di fake news provenienti dalla propaganda dell’integralismo musulmano[1].
A raccontare le storie allucinanti di decine di famiglie svedesi (già, perché la legge colpisce anche loro, specie negli strati dei diseredati e dei portatori di handicap) c’è solo una piccola ONG di Göteborg, Mina Rättigheter[2] (I miei diritti) che, dopo essere riuscita a portare in piazza alcune centinaia di svedesi sconcertati e furiosi[3], ora viene attaccata da tutti: dai partiti di governo e dagli estremisti musulmani. I primi perché difendono la LUV e la sua applicazione. Gli ultimi perché difendono solo gli interessi delle vittime di religione musulmana[4]. La parte più consistente delle vittime, invece, sono persone di diverse religioni fuggite dalla guerra in Siria, ospitate provvisoriamente in Scandinava, e poi rimandati a casa senza i loro figli[5]. Una cosa inaccettabile.
Quella Svezia che speravamo dimenticata
La storia dell’odio razziale è vecchia quanto l’umanità, ed inizia dalle faide familiari, dal campanilismo tra villaggi vicini, dalla paura di tutto ciò che è straniero. Nel corso degli ultimi due secoli, in seguito alle trasformazioni profonde dovute all’Illuminismo francese, alla Rivoluzione industriale, alla fine del colonialismo ed allo choc della Seconda Guerra Mondiale, hanno cambiato molto l’atteggiamento della politica nei confronti dello “straniero”, che è diventato un bene prezioso per la crescita delle economie industriali e per il sostegno delle politiche di welfare che necessitano crescenti numeri di contribuenti fiscali in aree in cui la natalità regredisce da decenni.
Restano gli eventi occasionali, i movimenti xenofobi, l’odio interreligioso, che una volta era diretto soprattutto contro gli ebrei e che oggi invece colpisce i musulmani, specie a causa dell’atteggiamento intollerante e violento di alcuni paesi musulmani nei confronti dei fedeli di altre religioni. Restano le ondate irregolari di partiti di estrema destra e del populismo più retrivo, che sono un problema crescente man mano che il ricordo dell’Olocausto e degli orrori dei campi di concentramento tedeschi e dei gulag sovietici scompare con la morte di coloro che lo hanno vissuto personalmente.
Oggi, la battaglia per il multiculturalismo, si gioca tra l’emergenza della crescita continua di richiedenti d’asilo provenienti da un numero sempre più grande di aree geografiche e, dall’altro lato, dalla capacità dei governi di realizzare progetti efficienti di integrazione. Un campo nel quale la Svezia è stata di insegnamento per decenni. Ma anche qui le cose cambiano in fretta: a cedere non è solo il governo, a causa del crescente consenso popolare per la destra, ma la società nel suo insieme, specie nelle aree meno densamente popolate, e la burocrazia: questa, travolta dai numeri, non riesce più a svolgere il compito di accompagnare l’integrazione e l’entrata dei migranti, ed inizia a reagire con violenza, repressione, arbitrarietà e cinismo. Un quadro completamente nuovo.
La Svezia è, nell’immaginario collettivo, una sorta di paradiso terrestre. Non sono bastati i romanzi di Stig Larsson e quelli, ancora più dettagliati sulla crisi sociale e di valori scandinavi, scritti da Maj Sjöwall e Per Wahlöö nel secolo scorso. Il motivo di questa immagine è il modello di welfare: un’offerta per una alta qualità della vita e un ambiente sicuro in cui far crescere i propri figli. L’egualitarismo, profondamente radicato nella cultura svedese, ci restituisce l’immagine di una nazione che salvaguarda i diritti di genere e delle minoranze, e mostra un forte rispetto per la natura e una profonda cultura ambientale – tant’è vero che è qui che è stato fondato il primo partito ecologista, nel 1981[7]: un popolo sensibile, moderno, tollerante, generoso, empatico ed incline all’altruismo.
Esiste una narrativa di “eccezionalismo svedese” per l’accoglienza dei rifugiati. Vero è che politica e società hanno affrontato, come in altri paesi, un doloroso processo di denazificazione e di violenza statale verso i diversi ed i portatori di handicap[9]: in quale misura questo percorso in Svezia è veramente giunto a compimento? Negli anni ’90 è la notizia di John Ausonius, un cecchino razzista che terrorizza le città svedesi tra il 1991 ed il 1992[10], a ricordarci che il pericolo nazista sopravvive nel subconscio nazionale; più recentemente è il neonazista norvegese Anders Breivik, il 22 luglio del 2011, che uccide con un fucile e con una autobomba ben 77 persone ad Oslo e nell’isola di Utoya, mentre è in corso il campeggio della federazione giovanile socialdemocratica[11].
La Svezia è quindi un paese di contraddizioni, con una sincera propensione al multiculturalismo, costretto però a fare i conti con il proliferare di sacche di razzismo e di nazionalismo che pretendono la conservazione dell’identità svedese. Malgrado tutto, l’orientamento liberale ed ospitale ha vinto per decenni: tra il 2010 ed il 2020 più di un milione e trecentomila migranti[12] hanno trovato in Svezia una nuova patria: se messi in rapporto con una popolazione di poco più di dieci milioni di nativi, non si può che esserne impressionati. Tutto ciò è avvenuto (apparentemente) in grande armonia, senza particolari difficoltà di integrazione, concedendo a tutti i nuovi cittadini un accesso semplice e diretto nella società e nel mondo del lavoro.
Le cose cambiano nel 2015: una nuova ondata, particolarmente numerosa, di migranti, destabilizza equilibri divenuti precari, alimentando diffusi sentimenti xenofobi tra i nativi e dando modo a partiti estremisti, populisti e di destra di cavalcarne l’onda con una serrata propaganda[13], i cui frutti macabri sono visibili da un lato con l’aumento importante degli atti di violenza contro gli stranieri, e dall’altro con un cambio radicale dell’atteggiamento della burocrazia statale nei confronti di coloro che chiedono l’accoglienza.
L’ombra di un ingombrante passato
Pochi anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, tra il 1930 e il 1933, diverse formazioni estremiste si riuniscono nel Partito Nazionalsocialista Svedese (SNSP) guidato da Birger Furugård: un partito che, nel 1932, conta più di 50 sezioni locali e circa 3000 membri, ed i cui temi centrali riguardano la conservazione dell’identità svedese e la sua protezione dall’americanizzazione, la preservazione della fede cristiana e l’eugenetica[15]. Nel 1934 anche il Partito della Federazione Nazionale Svedese (SNF), nato nel 1916, abbraccia l’ideologia nazista, ed è l’unico partito d’estrema destra ad avere tre eletti nel Riksdag[16].
Da una costola dell’SNSP nasce Il Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori, che nel 1938 cambia nome in Assemblea Socialista Svedese, conservando il carattere nazionalista ed antisemita, ma cercando di darsi una veste più “svedese”, togliendo il simbolo della svastica e abolendo il saluto fascista[17]. Sempre da una costola dell’SNSP nasce il Blocco Nazionalsocialista (NSB), estremamente antisemita e forte sostenitore della “superiorità razziale”[18]. Nel 1941 un gruppo separatista del SNF fonda lo Svensk Opposition (SO), con Per Engdahl come leader, considerato uno dei politici più influenti del fascismo svedese degli anni ’20. Dopo la guerra, l’organizzazione viene ribattezzata New Sweden Movement e sopravvive fino alla morte di Per Engdahl nel 1994[19].
Dopo la caduta di Hitler i Socialdemocratici, che contano tra le proprie fila due premi Nobel, Gunnar e Alva Myrdal, due fervidi sostenitori dell’eugenetica tanto cara ai nazisti, portano avanti un programma di sterilizzazione nei confronti di soggetti che, secondo alcune linee guida, devono restare estranei alla nuova e ordinata società industriale che l’“ingegneria sociale” predicata dai Myrdal sta realizzando per il Paese[20]. Tra il 1935 ed il 1976 vengono sottoposte alla sterilizzazione forzata circa 62’000 persone – 90% delle quali donne – con lo scopo di garantire il welfare eliminando i cittadini più deboli. Le indicazioni sono di una crudeltà abnorme: i soggetti colpiti sono “handicappati mentali, individui di razza mista, madri single (con stili di vita instabili), disoccupati, zingari e altre persone di natura diversa”, il tutto nel nome della preservazione della “pura razza svedese”[21].
Sul piano politico l’estrema destra xenofoba dimostra di essere ben radicata: nei primi anni ’50 nascono alleanze come “l’Internazionale Nera di Malmöe”, sede del Movimento Sociale Europeo[22]. Negli anni ’60 è la volta del gruppo nazista suprematista “Northern European Ring”[23]. Gli anni ’90 vedono un boom di nuovi militanti in luoghi come Ludvika, Smedjebacken, Borlänge, Hedemora e Mora[24]. Nasce, tra i tanti, il nucleo paramilitare semi-clandestino Vikt Ariskt Motstånd (“Resistenza Ariana Bianca”), e negli ultimi decenni fanno scalpore le bande naziskin del Svenska Motståndsrörelsen (Movimento di Resistenza Svedese), picchiatori di strada che sono protagonisti di numerosi atti di violenza contro gli stranieri e gli ebrei[25].
Nel 1994 viene costituito a Karlskrona il Fronte Nazionalsocialista (NSF), che si candida alle elezioni locali sia nel 2002 che nel 2006, senza riuscire ad entrare in parlamento: è il più grande partito neonazista svedese fino al momento del suo scioglimento, nel novembre 2008[27]. Il partito ha come obiettivo l’abolizione della democrazia, il rimpatrio forzato degli immigrati, l’internamento dei comunisti in campi di lavoro, lo sterminio degli ebrei, un piano nazionale di eugenetica e il taglio delle tasse alle famiglie con bambini geneticamente sani[28].
Dopo gli anni del NSF la scena viene occupata dallo Sverigedemokraterna (SD Svedesi Democratici), un partito nazionalista e xenofobo, con radici nelle organizzazioni Preserve Sweden Swedish e White Aryan Resistance[29]. Durante gli anni ’90, il partito rompe i propri legami col neonazismo e punta sul contrasto all’immigrazione poiché troppo onerosa. Entrato nel 2010 nel Riksdag, da anni mantiene circa 20% dei consensi, e non avendo mai fatto parte di alcun Governo, è un riferimento per coloro che chiedono cambiamenti radicali[30]. La percezione dell’aumento della criminalità straniera è la loro linfa[31].
Ma la maggioranza politica continua imperterrita con la politica di accoglienza: da un lato c’è la questione dell’immagine pubblica del paese, tanto danneggiata dalle ombre del passato, dall’altro un pragmatismo indiscutibile. La Svezia, come tutti i paesi opulenti dell’Occidente, fa pochi figli, e la durata della vita aumenta costantemente. Questo significa che, per mantenere il welfare al livello raggiunto negli anni del boom industriale, sia necessario, ogni anno, di far crescere significativamente il mercato del lavoro e del consumo interno, così come il numero di giovani che, con le loro tasse, contribuiscono al finanziamento del sistema pensionistico e di sostegno alla povertà.
Storia dell’immigrazione svedese
La storia delle migrazioni in Svezia è piuttosto articolata. Dalle contaminazioni tedesche causate dalla Lega Anseatica che si impossessa dell’isola di Gøtland nel Medioevo, a quelle successive: Rumeni, Valloni, ebrei, francesi, italiani e scozzesi – fino all’inversione di rotta con la grande emigrazione tra la metà del 1800 ed il 1930, quando oltre 1,3 milioni di svedesi lasciano la loro terra per gli Stati Uniti, il Canada, il Sudamerica e l’Australia alla ricerca di condizioni migliori di vita[33]. L’esodo viene frenato grazie alle restrizioni emanate durante la prima guerra mondiale, e dalla seconda guerra mondiale in poi, con l’ingresso dei rifugiati provenienti dalla Germania, dai paesi baltici e dai vicini paesi nordici, la Svezia torna ad essere terra di immigrazione: dall’Italia, dalla Grecia, dalla Jugoslavia, dalla Turchia[34]. Da quel momento in poi il bilancio tra emigrazione ed immigrazione è stato quasi sempre a favore del secondo.
Il 1 ° luglio 1969 nasce lo Swedish Immigration Board, che applica le nuove leggi che impongono che l’immigrato, per avere il visto d’ingresso, deve dimostrare di possedere vitto e alloggio sicuri[35]. L’Immigration Board ha anche il compito di regolare i flussi di ingresso in base alle opportunità di lavoro: se la Svezia ha realmente bisogno di manodopera straniera allora l’immigrato può entrare, in caso contrario i permessi vengono negati, fatte debite eccezioni come rifugiati, ricongiungimenti familiari e permessi ai cittadini che hanno di fatto diritto a spostarsi tra i Paesi Nordici; la durata dei permessi di soggiorno viene ridotta da sette a cinque anni – una regola tuttora in vigore[36].
Negli anni ’80 arrivano richiedenti d’asilo provenienti da Iran, Iraq, Libano, Siria, Turchia, Eritrea, Somalia, Kosovo e dall’Est Europa[37]. Nel 1985 la gestione dei migranti viene trasferita al Consiglio Svedese per l’Immigrazione (oggi Agenzia Svedese per l’Immigrazione), che sceglie una politica di dispersione geografica: gli immigrati vengono sparpagliati quanto più possibile per allentare la pressione sulle grandi città; ciò produce risultati negativi, turbando gli equilibri delle piccole realtà locali e creando estreme difficoltà per l’integrazione sociale ed occupazionale degli immigrati[38]. Negli anni ’90 implode la Jugoslavia che riversa oltre 100 mila rifugiati in Svezia (142’000 domande di asilo dal 1984 al 1999[39]). Pochi anni dopo Stoccolma accoglie oltre 3’600 albanesi (tra il 1992 ed il 1999 le domande di asilo dal Kosovo arrivano ad oltre 41’000[40]).
Nel 1995 la Svezia entra a far parte dell’Unione Europea, ed il Consiglio Europeo invita gli Stati membri ad una politica comune in fatto di asilo e migrazione[41]. Ma l’esponenziale crescita delle richieste di asilo inizia a far scricchiolare i meccanismi di accoglienza, i tempi per ottenere i permessi si allungano, la frequente assenza dei documenti di identità dei richiedenti complica le operazioni di regolarizzazione. La Svezia corre ai ripari: nel 1997 viene modificato il limite di età per i ricongiungimenti familiari, che passa da 18 a 20 anni; viene esclusa la possibilità per i genitori anziani, in particolare vedove e vedovi, di riunirsi con i propri figli in Svezia e viene rimossa la possibilità di ricongiungimento dell’ultimo “anello familiare” rimasto in patria[42].
Nella primavera del 2001 la Svezia aderisce al trattato di Schengen[43], e questo comporta un ulteriore afflusso di cittadini dell’Unione Europea in cerca di lavoro. Nello stesso anno viene varata la legge che consente il possesso della doppia cittadinanza[44] e nel 2005 il Parlamento concede la revisione di oltre 30’000 domande di migranti cui è stato rifiutato il visto ma che vivono nel Paese[45]. Dal 2006 in poi, cercando di rendere il meccanismo più efficiente, vengono varate nuove leggi. Alcune cercano di scoraggiare la permanenza, come le tasse universitarie per gli studenti fuori UE (2011), altre invece estendono i diritti dei non regolari per le cure sanitarie (2013)[46].
I provvedimenti presi dal governo fino a questo punto non hanno mai assunto la forma di strumenti di contrasto, ma cercano l’efficienza nell’emergenza. Questa linea è dovuta soprattutto al Partito Socialdemocratico, il più antico del Riksdag, al governo per la maggior parte del ventesimo secolo, e che raccoglie il consenso di una popolazione soddisfatta. Le cose cambiano quando anche Stoccolma è costretta a confrontarsi con l’esplosione del numero di immigranti, legato al peggioramento delle condizioni di vita nel terzo Mondo.
Nel 2015 ha inizio una nuova quanto difficile fase, durante la quale si assiste al più alto flusso di richiedenti asilo mai visto nel vecchio continente: nuovi e vecchi conflitti, soprattutto in Siria, Afghanistan e Iraq, mettono in fuga milioni di persone che cercano, se possono, rifugio nell’Unione Europea[48] e che raggiungono la Scandinavia attraversando il Bosforo e seguendo la rotta dei Balcani[49]. Nel 2015 i richiedenti asilo in Europa sono 1’325’000[50], un numero impressionante se confrontato con quello dell’anno precedente: 216’000 ingressi, con un incremento del 500%[51]. La Svezia vede il più grande afflusso di richiedenti asilo mai registrato in un paese dell’OCSE[52]: ben 134’240 ingressi, che salgono a 163’005 nel 2016[53]. L’ondata di rifugiati – ne arrivano ormai circa 10’000 a settimana – costringe il Paese alla modifica della linea politica[54].
Si alza il vento xenofobo
Un esempio della mentalità dei principali politici svedesi: nel novembre del 2015, l’allora vice primo ministro Asa Romson del Partito dei Verdi annuncia regole più severe nei confronti di rifugiati e richiedenti asilo, e scoppia in lacrime[56]. Le nuove norme, allineate a quelle dettate dall’UE, vengono applicate già dai primi di novembre: molti permessi, una volta rilasciati, sono solo temporanei, si rende più complicato se non impossibile il ricongiungimento familiare, ma soprattutto vengono intensificati i controlli alle frontiere, sui treni che attraversano il ponte di Øresund tra Svezia e Danimarca e ai terminal dei traghetti in arrivo dalla Danimarca e dalla Germania[57].
Il welfare state svedese è stato per decenni un modello efficientissimo e motivo di vanto. Un sistema quasi completamente sovvenzionato dal fisco, che garantisce l’istruzione gratuita (comprese le università), un’assistenza sociale con l’accesso ai servizi sanitari pubblici per chiunque, l’assistenza agli anziani, una previdenza sociale che copre le assenze pagate sul lavoro per assistere i propri figli malati o disabili, sostegni economici per i ragazzi fino a 16 anni, indennità di alloggio per chi non può permetterselo, sostegno per i disoccupati e per i pensionati, e per chiunque non abbia possibilità economiche sufficienti. Un modello dai costi altissimi che la Svezia ha sostenuto destinandovi una grande percentuale della spesa pubblica, e riuscendo per questo a collocarsi ai primi posti tra i paesi Europei in merito alla qualità della vita[58].
Un esperimento che ha coniugato una fiorente economia di mercato con un efficiente stato sociale. Ma nel trapasso dalla società industriale a quella postindustriale le cose cambiano radicalmente, e le riforme economiche, insieme alla scarsa natalità, mettono in crisi la sostenibilità dello stato sociale. Si introducono società private nella gestione del welfare, praticamente in ogni ambito – oggi ad esempio il 27% dell’assistenza sanitaria e circa 400 scuole sono gestite da aziende private[59] – tradendo un principio essenziale, vanto dei socialdemocratici, ma ciò consente un notevole risparmio di risorse, in parte reinvestite nei propri servizi, con lo scopo di renderli ancora più efficienti.
A dare un colpo pesantissimo alle casse statali è la crisi finanziaria del 2008, che in poche settimane porta al fallimento molte imprese, all’aumento della disoccupazione e ad una conseguente marcata riduzione del gettito fiscale[60]. La crescita delle ondate migratorie arriva proprio in questo momento, fatto che richiede ancora maggiori risorse. La capacità di gestire la ricollocazione viene meno, nascono i primi ghetti urbani. Città come Södertälje – che nel 2020 arriva ad avere il 56,6% di abitanti stranieri[61] – e Malmö – il 47,2%[62] – sono solo due esempi: la difficoltà di garantire il controllo, la scolarizzazione, il sostentamento e l’assistenza ha effetti disastrosi sull’integrazione di intere comunità e sulla loro qualità della vita, e questo influisce sulla condotta sociale.
Viene messo a dura prova il sentimento nazionale di una popolazione che, dopo decenni di prosperità, avverte per la prima volta sulla propria pelle una crisi pesantissima e che è ora maldisposta nei confronti dei “non svedesi”, visti come un ulteriore aggravio di una situazione già difficile, soprattutto in ambito occupazionale[63]. Iniziano a montare sentimenti xenofobi, e parallelamente vengono diffusi dati su una criminalità in progressivo aumento. Uno studio di Brå, un ente statistico svedese specializzato in tema criminalità, esamina 22 paesi europei, e svela che, mentre per 21 di loro negli ultimi venti anni le morti per arma da fuoco sono diminuite, in Svezia aumentano progressivamente: eppure, appena nel 2000, era in fondo alla lista[64].
Nessuno ha ancora ben chiaro quali siano i reali motivi dell’aumento degli omicidi, ma i media parlano sempre più diffusamente di correlazione con l’aumento dei migranti, ed i partiti di estrema destra soffiano sul fuoco[65]. La propensione criminale tra gli individui di origine straniera è tema di dibattito sempre più acceso. La comparsa di numerose gang criminali dedite allo spaccio di droga[66] (soltanto a Göteborg si stima ve ne siano almeno una decina[67]), soprattutto in quelle aree abitative in cui la povertà è più marcata, diffonde sentimenti di intolleranza tra i cittadini[68]. Aumentano i crimini d’odio. I social networks si trasformano in eccezionali strumenti di propaganda per la riorganizzazione di gruppi estremisti di destra[69], e le manifestazioni di violenza razziale si moltiplicano[70], come gli incendi che dal 2016 vengono appiccati in decine di centri di accoglienza di richiedenti d’asilo[71].
Brå nel 2021 cerca di individuare le motivazioni: secondo la relazione, delle 3398 denunce pervenute nel 2020, il movente xenofobo e razzista occupa la fetta più importante, ovvero il 55%, (il 17% per motivi religiosi,) il 13% per odio LGBTQI (orientamento sessuale), il rimanente 15% per motivi non specificati[73]. Riconoscere il legame tra la violenza in aumento e decenni di politica liberale sull’immigrazione è difficile sia per i Socialdemocratici, sia per i Verdi. Incalzata dai Democratici Svedesi e dal clamore scatenato dall’uccisione del noto rapper Nils “Einár” Grönberg a colpi di pistola ad Hammarby Sjöstad[74], il nuovo Primo Ministro Magdalena Andersson, nel dicembre del 2021, è costretta a esporsi sul tema delle gang criminali ed a dover ammettere pubblicamente una relazione tra politiche di accoglienza e aumento della criminalità[75].
Per contrastare l’ondata di ostilità crescente, il Governo mette in campo nuove misure e ne rafforza altre già esistenti in passato: un approccio che mira ad un migliore coordinamento, maggiore istruzione e ricerca, maggiore sostegno e dialogo con la società civile, maggiore lavoro di prevenzione online e una magistratura più attiva[76]. Il peso della riforma ricade sulle spalle del Forum for Living History, un’agenzia governativa che dovrebbe garantire la promozione della tolleranza e dei diritti umani[77], che si occupa di verificare la situazione sul territorio e organizzare iniziative pubbliche usando le armi dell’istruzione, della consapevolezza e della ricerca[78]. L’Agenzia Svedese per la Ricerca sulla Difesa (FOI), invece, ha il compito di mappare le varie forme di razzismo negli ambienti digitali, mentre le autorità di Polizia ricevono maggiori poteri di contrasto[79].
La Svezia cambia strategia
La Svezia segue il principio secondo cui il benessere scaturisce dall’uguaglianza e dalla buona qualità della vita. Ma il welfare svedese ha gradualmente perso la sua capacità di creare uguaglianza: politiche di mercato sempre più liberiste hanno introdotto forme di illegalità diffuse come la corruzione, un tempo impensabili. Un rapporto di Transparency International vede la Svezia come il paese più corrotto della Scandinavia, nel quale spaventa il progressivo peggioramento[81]. Il lavoro sommerso[82], la disoccupazione e la criminalità sono concentrati in aree ben identificate, come per esempio a Stoccolma[83]: aspetti con i quali la Svezia non immaginava di dover a che fare. Gli alti flussi migratori e la recente pandemia stanno mettendo a dura prova gli equilibri sociali. Anche la crisi in corso nella vicina Ucraina fa prospettare l’arrivo di una nuova ondata di rifugiati[84] e questa volta farsi trovare preparati è un imperativo.
Ma non sarà facile per i socialdemocratici mantenere la linea di accoglienza, perché viene a mancare il consenso dei cittadini, spinti dai Democratici Svedesi e dalle proprie paure. Sta accadendo esattamente il contrario. Non è possibile privatizzare l’aiuto umanitario, come del resto hanno già dimostrato altre esperienze europee, come quella italiana – in cui i Centri Rifugiati si sono trasformati in campi di concentramento per cui aziende non del tutto trasparente hanno guadagnato milioni sulla pelle dei richiedenti l’asilo[85]. Un’azienda privata non salva i più deboli, ma guadagna soldi, non importa come. Non esiste una soluzione umana che risolva con la bacchetta magica due questioni contrapposte: il bisogno di nuova forza lavoro che sostenga il welfare con le sue tasse ed il rifiuto di accettare nuovi adulti provenienti da culture lontanissime, che hanno bisogno di anni per imparare la lingua ma che, se accettati, devono necessariamente avere accesso allo stesso trattamento di favore dei loro concittadini nati già svedesi. Tenersi i bambini e ricacciare a pedate i loro genitori è disumano. È una nuova forma di eugenetica, simile a quella praticata dalla Svezia degli anni del nazionalsocialismo. Se noi Europei dovessimo accettarla, potrebbe essere anche il nostro futuro. Un futuro inaccettabile.
[1] https://www.dn.se/sverige/hundratals-demonstrerade-mot-lvu-i-goteborg/ ; https://www.svd.se/polis-redo-for-mindre-demonstration-i-goteborg-1boi
[2] https://minarattigheter.se/
[3] https://www.youtube.com/watch?v=GLJJ10vPxRg
[4] https://www.breakinglatest.news/world/fake-news-alarm-in-sweden-muslim-children-kidnapped-for-secularization/
[5] https://www.middleeasteye.net/news/sweden-syrian-parents-children-plead-reunited
[6] https://www.middleeasteye.net/news/sweden-syrian-parents-children-plead-reunited
[7] https://www.mp.se/
[8] https://foreignpolicy.com/2021/11/17/even-sweden-doesnt-want-migrants-anymore-syria-iraq-belarus/
[9] https://www.government.se/49b72f/contentassets/eab06c1ac82b476586f928931cfc8238/the-dark-unknown-history—white-paper-on-abuses-and-rights-violations-against-roma-in-the-20th-century-ds-20148 (violence against gypsies); https://www.jstor.org/stable/41345190 (against psychic patients); https://www.public-disabilityhistory.org/2016/05/t4-and-public-disability-history-in.html (against people with disabilities)
[10] https://jetsettimes.com/eternal-layovers/the-laser-man-swedish-murderer-who-targeted-immigrants/
[11] https://www.euronews.com/2022/02/01/far-right-extremist-anders-breivik-who-killed-77-people-in-2011-has-parole-request-rejecte
[12] https://www.statista.com/statistics/523293/immigration-to-sweden/
[13] https://journals.sagepub.com/doi/full/10.1177/2056305120981059
[14] https://www.wikiwand.com/en/Swedish_National_Socialist_Party
[15] https://www.diva-portal.org/smash/get/diva2:1016618/FULLTEXT01.pdf “Två auktoritära ideologiers utbredning i Sverige och Norrbotten under 1930-talet och fram till Andra världskrigets slut – med fokus på Piteåbygden” – Maria Berglund – 2004 Historia
[16] https://www.diva-portal.org/smash/get/diva2:1016618/FULLTEXT01.pdf “Två auktoritära ideologiers utbredning i Sverige och Norrbotten under 1930-talet och fram till Andra världskrigets slut – med fokus på Piteåbygden” – Maria Berglund – 2004 Historia
[17] https://www.diva-portal.org/smash/get/diva2:1016618/FULLTEXT01.pdf “Två auktoritära ideologiers utbredning i Sverige och Norrbotten under 1930-talet och fram till Andra världskrigets slut – med fokus på Piteåbygden” – Maria Berglund – 2004 Historia
[18] https://www.diva-portal.org/smash/get/diva2:1016618/FULLTEXT01.pdf “Två auktoritära ideologiers utbredning i Sverige och Norrbotten under 1930-talet och fram till Andra världskrigets slut – med fokus på Piteåbygden” – Maria Berglund – 2004 Historia
[19] https://www.diva-portal.org/smash/get/diva2:1016618/FULLTEXT01.pdf “Två auktoritära ideologiers utbredning i Sverige och Norrbotten under 1930-talet och fram till Andra världskrigets slut – med fokus på Piteåbygden” – Maria Berglund – 2004 Historia
[20] https://www.aerzteblatt.de/archiv/7893/Zwangssterilisationen-in-Skandinavien-Weitverbreitete-Ideologie-der-Eugenik
[21] https://www.aerzteblatt.de/archiv/7893/Zwangssterilisationen-in-Skandinavien-Weitverbreitete-Ideologie-der-Eugenik
[22] https://ehne.fr/en/encyclopedia/themes/political-europe/political-models-make-europe-modern-era/black-international-in-europe-1945-late-1980s
[23] https://www.google.it/books/edition/Colin_Jordan_and_Britain_s_Neo_Nazi_Move/6E-jDQAAQBAJ?hl=it&gbpv=0 “Colin Jordan and Britain’s Neo-Nazi Movement” – Paul Jackson · 2016
[24] https://www.diva-portal.org/smash/get/diva2:1242846/FULLTEXT02
[25] https://www.diva-portal.org/smash/get/diva2:1242846/FULLTEXT02 ; “Extremistisk ideologi i den retoriska kampen om sanningen – fallet Nordiska motståndsrörelsen på sociala medier och i lokalpress” Helena Blomberg, Mälardalens högskola, Lars Båtefalk, Högskolan Dalarna, Jonas Stier – Interkulturellt utvecklingscentrum Dalarna (IKUD) – 2018
[26] https://sverigesradio.se/artikel/4874050
[27] https://dbpedia.org/page/National_Socialist_Front
[28] https://dbpedia.org/page/National_Socialist_Front
[29] https://lup.lub.lu.se/luur/download?func=downloadFile&recordOId=8979949&fileOId=8979951
[30] https://novus.se/valjarbarometer-arkiv/novus-svt-valjarbarometer-29-juni-2021-sd-v-okar-samt-c-tappar-efter-misstroendeomrostningen/
[31] https://val.digital/
[32] https://sweden.se/culture/history/sweden-and-migration
[33] https://www.migrationsverket.se/Om-Migrationsverket/Migration-till-Sverige/Historik.html
[34] https://www.oecd.org/sweden/38164205.pdf “The Integration of Immigrants into the Labour Market: the Case of Sweden” – Directorate for Employement, Labour and Social Affairs, Georges Lemaître – 21/02/2007
[35] https://www.migrationsverket.se/English/About-the-Migration-Agency/Migration-to-Sweden/History.html
[36] https://www.migrationsverket.se/English/About-the-Migration-Agency/Migration-to-Sweden/History.html
[37] https://www.migrationsverket.se/English/About-the-Migration-Agency/Statistics/Asylum.html#Text1
[38] https://www.oecd.org/sweden/38164205.pdf “The Integration of Immigrants into the Labour Market: the Case of Sweden” – Directorate for Employement, Labour and Social Affairs, Georges Lemaître – 21/02/2007
[39] https://www.migrationsverket.se/English/About-the-Migration-Agency/Statistics/Asylum.html#Text1
[40] https://www.migrationsverket.se/English/About-the-Migration-Agency/Statistics/Asylum.html#Text1
[41] https://ec.europa.eu/info/business-economy-euro/euro-area/euro/eu-countries-and-euro/sweden-and-euro_en#:~:text=Sweden%20joined%20the%20European%20Union,it%20meets%20the%20necessary%20conditions.
[42] https://www.migrationsverket.se/English/About-the-Migration-Agency/Migration-to-Sweden/History.html
[43] https://www.schengenvisainfo.com/schengen-agreement/
[44] https://www.legislationline.org/documents/id/3692
[45] https://www.migrationsverket.se/Om-Migrationsverket/Migration-till-Sverige/Historik.html
[46] https://www.migrationsverket.se/Om-Migrationsverket/Migration-till-Sverige/Historik.html
[47] https://www.statista.com/statistics/523293/immigration-to-sweden/
[48] https://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/MonthlyTrendsofNationalities-ArrivalstoGreeceItalyandSpain-31December2015.pdf
[49] https://www.vox.com/2015/9/27/9394959/syria-refugee-map
[50] https://www.pewresearch.org/global/2016/08/02/number-of-refugees-to-europe-surges-to-record-1-3-million-in-2015/
[51] https://www.unhcr.org/576408cd7.pdf
[52] https://www.fondapol.org/en/study/swedes/
[53] https://www.statista.com/statistics/523293/immigration-to-sweden/
[54] https://www.theguardian.com/world/2015/nov/24/sweden-asylum-seekers-refugees-policy-reversal
[55] https://sverigesradio.se/avsnitt/973826
[56] https://www.independent.co.uk/news/people/refugee-crisis-sweden-deputy-prime-minister-cries-as-she-announces-uturn-on-asylum-policy-a6749531.html
[57] https://www.bbc.com/news/world-europe-34794422
[58] https://www.usnews.com/news/best-countries/sweden
[59] https://blogs.lse.ac.uk/europpblog/2013/02/02/swedish-welfare-state/
[60] https://www.ilo.org/global/research/publications/WCMS_449934/lang–en/index.htm
[61] https://www.sodertalje.se/kommun-och-politik/statistik-och-nyckeltal/snabbstatistik-sodertalje/
[62] https://www.scb.se/hitta-statistik/statistik-efter-amne/befolkning/befolkningens-sammansattning/befolkningsstatistik/pong/tabell-och-diagram/topplistor-kommuner/andel-personer-med-utlandsk-bakgrund/
[63] https://socialeurope.eu/theyre-taking-our-jobs-really
[64] https://sverigesradio.se/artikel/dodskjutningarna-okar-mer-i-sverige-an-i-andra-lander
[65] https://www.brookings.edu/research/the-rise-of-sweden-democrats-and-the-end-of-swedish-exceptionalism/
[66] https://sverigesradio.se/artikel/dodskjutningarna-okar-mer-i-sverige-an-i-andra-lander
[67] https://www.ilpost.it/2021/12/08/svezia-gang-criminali/
[68] https://www.forbes.com/sites/lisakim/2021/10/22/swedens-brutal-gang-problem-heres-what-officials-blame-it-on/?sh=43777918a281
[69] https://www.diva-portal.org/smash/get/diva2:1242846/FULLTEXT02
[70] https://www.repubblica.it/esteri/2020/08/29/news/svezia_corteo_anti-musulmani_violenza_e_scontri_con_la_polizia-265748114/
[71] https://www.dw.com/en/refugee-influx-weighs-on-swedish-towns/a-18971517
[72] https://www.repubblica.it/esteri/2020/08/29/news/svezia_corteo_anti-musulmani_violenza_e_scontri_con_la_polizia-265748114/
[73] https://bra.se/statistik/statistiska-undersokningar/hatbrottsstatistik.html
[74] https://www.expressen.se/nyheter/krim/uppgifter-einar-jagad-av-maskerade-man-sen-skots-han-ihjal/
[75] https://www.newstatesman.com/world/europe/2021/12/the-biggest-challenge-for-swedens-new-prime-minister-tackling-rampant-gang-crime
[76] https://www.regeringen.se/regeringens-politik/samlat-grepp-mot-rasism-och-hatbrott/insatser-mot-rasism-liknande-former-av-fientlighet-och-hatbrott/
[77] https://www.levandehistoria.se/english
[78] https://www.regeringen.se/regeringens-politik/samlat-grepp-mot-rasism-och-hatbrott/insatser-mot-rasism-liknande-former-av-fientlighet-och-hatbrott/
[79] https://www.regeringen.se/regeringens-politik/samlat-grepp-mot-rasism-och-hatbrott/insatser-mot-rasism-liknande-former-av-fientlighet-och-hatbrott/
[80] https://www.bbc.com/news/world-europe-34794422
[81] https://www.transparency.org/en/cpi/2021
[82] https://www.transportarbetaren.se/myndigheter-varnar-for-okad-brottslighet-i-arbetslivet/
[83] https://www.dn.se/sverige/rekordhog-langtidsarbetsloshet-i-stockholms-lan/
[84] https://www.publikt.se/nyhet/migrationsverket-forbereder-ny-flyktingvag-24151
[85] https://cild.eu/wp-content/uploads/2021/10/ReportCPR_Web.pdf
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