Diritti

La Macerata solidale, assediata dalla provincia fascista

5 Febbraio 2018

Sono 31020 gli stranieri che vivono in provincia di Macerata, un territorio popolato da 316996 abitanti. Soltanto 3879 sono gli stranieri che invece hanno dimora nel capoluogo omonimo, abitato da 41865 persone, e luogo dell’attentato per mano del ventottenne neofascista Luca Traini, ora in arresto con l’accusa di strage aggravata dal razzismo.

Giancarlo Giulianelli, avvocato dell’uomo, ha rilasciato oggi dichiarazioni preoccupanti, in cui afferma che l’azione del suo assistito è scellerata ma che ci troviamo di fronte ad un problema politico. «Politicamente c’è un problema – dice il legale -, la gente mi ferma per darmi solidarietà verso Luca».

Luca Traini «voleva ucciderli tutti» gli stranieri, dopo aver ascoltato alla radio un servizio sul caso di Pamela Mastropietro, diciottenne assassinata (probabilmente da un nigeriano) e ritrovata proprio a Macerata. A casa dell’uomo, a Tolentino, sono stati ritrovati diversi oggetti, libri, riviste, dvd, riconducibili al mondo dell’estrema destra. Traini era stato peraltro candidato con la Lega alle amministrative di Corridonia ma mai eletto. Forza Nuova, secondo quanto affermato dal segretario Fiore, metterà a disposizione dell’uomo un pool di avvocati.

Gli stranieri, quelli che Traini voleva uccidere per vendicare Pamela, al primo gennaio 2017, secondo l’stat, a Macerata, comune governato dall’avvocato Romano Carancini (PD) al secondo mandato, rappresentano il 9,2% della popolazione residente. La comunità straniera più numerosa qui non arriva però dall’Africa ma è quella proveniente dalla Romania con il 12,9% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall’Albania (9,6%) e dalla Repubblica di Macedonia (8,8%). Il 48,57% degli immigrati arriva infatti da paesi europei, il 23,3% dall’Africa. Stiamo parlando di 904 africani, un numero poco coerente con la narrazione dell’invasione a cui siamo abituati. I paesi principali da cui provengono sono Nigeria, Marocco e Tunisia. Infine, il 18,12% degli stranieri in città proviene invece dall’Asia e il 10% dall’America.

In seguito alla sparatoria di sabato mattina, domenica 4 febbraio, intorno alle 17, si sono raccolti diversi cittadini, in quella che è diventata una manifestazione spontanea, presso i giardini Armando Diaz. Un evento di cui si è parlato purtroppo molto poco. Studenti, famiglie, bambini e ragazzi, ma anche anziani, si sono riuniti per ribadire la loro solidarietà nei confronti degli stranieri colpiti dai proiettili di Traini, a dimostrazione del fatto che se da un lato siamo costretti ad assistere a fenomeni di violenza e odio razziale, dall’altra parte possiamo contare su un buon numero di cittadini antifascisti che quest’odio lo rifiuta quotidianamente e ci tiene anche a ribadirlo.

Manifestazione spontanea antifascista in solidarietà agli stranieri colpiti da Traini, foto di Federico Bollini

Ma che aria tira a Macerata? Ne ho parlato con Federico Bollini, psicologo che lavora come educatore per il comune del capoluogo marchigiano e per diversi servizi socio-sanitari e socio-assistenziali che operano sul territorio.

Come sta vivendo la città questo momento?
Quello che si è verificato sabato mattina è stato un atto di terrorismo, generalmente al terrorismo c’è chi risponde con la paura, chi con la rabbia, chi con lo sconforto. Macerata si è sempre considerata una realtà pacifica (è la città della pace) ma in realtà conosco persone, soprattutto di una certa età, che girano armate o hanno un arma in casa. La paura per loro regna sovrana, anche se fanno fatica ad ammetterlo. Si percepisce e vive in città anche un certo senso di precarietà relativo ai fatti del terremoto di un anno e mezzo fa. Sembrerà ormai lontano come discorso, ma Macerata ha visto aumentare in poco tempo i suoi abitanti, ci sono molte persone in alloggi ancora temporanei, tutto è immobilizzato e il consumo di psicofarmaci è aumentato in questo territorio.

Purtroppo, l’aria che tira è particolarmente pesante: c’è, come in molte province italiane, una certa paura del diverso (anche io che vivo qui da sei anni tondi fatico a integrarmi socialmente con la realtà maceratese). La maggior parte degli immigrati non sono inseriti in contesti lavorativi, sono concentrati in alcune zone della città e spesso fanno da sfondo o si rendono protagonisti di situazioni di microcriminalità. Di conseguenza poi vengono additati come la causa di ogni problema.

Hai la sensazione che i maceratesi giustifichino quanto accaduto oppure che lo condannino?
Le voci della strada tendono troppo spesso a giustificare o addirittura appoggiare gli eventi di sabato mattina, ma devo dire che c’è una buona parte di popolazione che ha dato una risposta di condanna dell’accaduto, chiamandolo per come è in realtà: terrorismo politico di stampo fascista. La manifestazione di domenica e quelle che seguiranno ne sono la prova. Assisto mio malgrado a una polarizzazione delle idee e delle interpretazioni degli ultimi eventi (la morte di Pamela e l’attentato di sabato).

Quindi non definiresti Macerata una città accogliente?
Macerata è una città accogliente, ma siamo in provincia e viviamo in un periodo di crisi, dove le tensioni sociali sono alle stelle… quindi è una situazione che pochi sopportano. Infine, conta moltissimo quella che è la percezione del fenomeno. I richiedenti asilo stranieri qui in generale riflettono le percentuali registrate nel resto del territorio italiano ma in realtà il fenomeno appare esacerbato dal fatto che, come dicevo prima, sono concentrati in alcune zone della città e spesso autori di comportamenti socialmente non accettati. Inoltre, questo territorio, come altri, offre poco a questi ragazzi che purtroppo finiscono spesso con l’abusare di droghe o alcol.

Vorrei però che si capisse, in un momento in cui media e giornali raccontano di destre xenofobe, odio, e nostalgie fasciste appartenenti ad una minoranza, che a Macerata, come nel resto d’Italia, l’antifascismo militante per le strade c’è, ed è anche intergenerazionale.

 

 

Immagine di copertina tratta da larucola.org

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