Diritti

La lingua settaria che non comunica

4 Ottobre 2022

“And the people bowed and prayed
To the neon god they made
And the sign flashed out its warning
In the words that it was forming
And the sign said, “The words of the prophets
Are written on the subway walls
And tenement halls
And whispered in the sounds of silence”

Ricordate l’armata Brancaleone?
La cosa più difficile da insegnare ad un bambino e anche ad un adulto è l’uso della lingua. Un bambino dovrà imparare a strutturare un testo in modo comprensibile, e spesso ciò che appare comprensibile a lui, alla lettura di un estraneo adulto non lo è affatto. Compito dell’insegnante nella scuola elementare sarà, allora, quello di insegnargli a comporre un testo, a dover indagare e comincia a chiedergli cosa avrebbe voluto esprimere. La lingua al di là di come è usata, se si è più o meno bravi a fare acrobazie linguistiche, se si è particolarmente votati alla prosa o alla poesia, dovrebbe assolvere una funzione fondamentale: saper comunicare. Lo sa benissimo chi è abituato a redigere verbali, bugiardini farmaceutici, circolari. Una lingua deve essere funzionale più manierata, deve essere capace di esprimere con chiarezza il messaggio.

La non chiarezza linguistica è spesso utilizzata da cosche mafiose e dagli adepti ad attività malavitose che utilizzano codici linguistici a mò di pizzini, forme di messaggi poco riconoscibili a meno che non fai parte del clan. Pensiamo a termini cosa nostra o la famiglia. Sicuramente le famiglie sono caratterizzate da un certo vissuto, custodiscono segreti, il fatto che un clan camorristico si definisce famiglia significa che proprio come una famiglia condivide un vissuto che trova espressione in un linguaggio che, in quanto è cosa nostra, non può diventare oggetto di comprensione per un loro. L’aggettivo nostra indica che, tra l’altro, anche un mezzo di comunicazione come la lingua, espugnata dal valore comune – la lingua è di tutti i parlanti- diviene così specificamente settoriale che se non sei un adepto della setta non potrai mai decifrare.

Una lingua che non comunica è una lingua settaria, autoritaria, non ha esigenza di far comprendere un messaggio, ha interesse che quel messaggio resti oscuro perché in realtà sta veicolando un’istruzione, un comandamento, un ordine. Si avvale spesso di disfemismi. Figura retorica che, diversa dall’eufemismo, sostituisce come uso abituale o come coniazione una parola normale, spesso gradevole o affettuosa, con altra per sé stessa sgradevole o offensiva, dando all’espressione tono ostile: per es: ragazze… tutte in coppietta col loro vigliacco (per ‘innamorato’) (Pavese), questi birbanti, per ‘bambini vivaci’. Esautorandola dalla sua funzione primaria, l’uomo è l’unico essere animale dotato di parola, si espropria la lingua da ciò che le è proprio: il contegno linguistico, la gentilezza nei confronti degli altri.

Oggi si parla di catcalling, le molestie di strada consistono principalmente in molestie sessuali, commenti indesiderati, gesti, strombazzi, fischi, inseguimenti, avances sessuali persistenti e palpeggiamento da parte di estranei, in aree pubbliche o aperte al pubblico, come strade, centri commerciali, mezzi di trasporto e parchi. Un termine che nel significato originario si riferiva al verso che i gatti fanno di notte, il catcalling esiste dalla seconda metà del Seicento, si è poi evoluto a fine Settecento in “grido”, un suono simile a un “lamento” come espressione per indicare l’atto di fischiare a teatro gli artisti sgraditi.

Personalmente sono una che per strada ha sempre alzato il dito medio a commenti indesiderati, pur sapendo che dato il tasso di brutalità e violenza nella mia città, quel gesto potrebbe non passare indenne. Istintivamente reagisco così, credo che qualsiasi sia l’abbigliamento indossato o la forma fisica di una donna, nessuno abbia il diritto di fare apprezzamenti volgari in modo pubblico.

C’è un confine tra il pubblico e il privato, tra ciò che va detto e ciò che va ritenuto riservato, scavalcare quel confine, abolirlo, significa consentire l’accesso all’occhio estraneo di quanto solitamente si tiene chiuso nelle pareti domestiche. Immaginate se per un attacco di improvvisa calura, non è facile immaginarlo visto l’estate torrida appena trascorsa, mi denuderei e facessi un bel bagno nella fontana di Trevi. Mi pare che la scena del film in cui una procace Anita Ekberg sotto gli occhi di un meravigliato ed estasiato Marcello Mastroianni vi entrava dentro, invitandolo col gesto delle braccia a seguirlo, sia stato girato con l’attrice che era vestita. Il fatto che fosse procace non ha certamente indotto il regista a pensare di denudarla. Quella scena è passata alla storia per la sua bellezza, sensualità, senza cadere nel volgare e basso erotismo.

Per ritornare alla calura estiva, le temperature eccessivamente elevate non giustificherebbero una totale messa a nudo della persona, la causa non giustificherebbe ciò che comunque e senza mezzi termini verrebbe considerato un atto osceno in luogo pubblico. Esiste un senso del pudore che non va violato, una dignità che non va infranta. Come mai, diversamente dagli olandesi che preferiscono usare grandi vetrate spesso prive di tende dove l’occhio indiscreto può tranquillamente sbirciare cosa accade in un appartamento, qui. Nella nostra cultura si usa usare tende per non consentire a quanto c’è fuori di entrare in casa? Sicuramente, in quel popolo, le facciate strette di appartamenti che si sviluppano solo all’interno, non consentirebbero una quantità di luce necessaria che illumini lo spazio interno, ma, è pur vero, che hanno un senso del pudore più basso del nostro, può capitare di vederli camminare nudi per casa senza che avvertono il minimo senso del fastidio.

Se questo tratto culturale non ci appartiene, quindi, dovremmo far attenzione a quel limite che trasforma un apprezzamento volgare e indesiderato in violenza, perché è violenza qualsiasi rottura del limite senza il consenso.
Situazioni altrettanto riprovevoli che le donne si trovano a vivere nel quotidiano, sono oggi all’ordine del giorno sui social, sfogatoio di rabbia, ire, frustrazioni, ricettacolo della peggior immondizia che partorisce la nostra mente.

Se Trump ha costruito un muro sui confini del Messico per impedire l’accesso di quel popolo negli Stati Uniti, oggi i muri dei profili facebook sono rigorosamente aperti in modo che nessuno spettatore possa mai non essere aggiornato dell’ultima notizia gustosa, la gourmandise, che quanto più è piccante tanto vieta che ci sia un effetto soporifero. Al pari di Alex, il drugo In “Arancia Meccanica”, si costringe il pubblico intero a tenerli bene aperti gli occhi, affinché l’effetto della violenza possa non essere dimenticato e determinare non solo profondo sdegno, ma in chi quella punizione la subisce pur non avendo mai commesso azioni criminali, un cambiamento di vita dettata dalla memoria di quella profonda recrudescenza.

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