Diritti
La legge deve cambiare!
Montgomery, Alabama, 1° dicembre 1955: terminata la giornata lavorativa, la quarantaduenne Rosa Parks, di pelle nera e di professione sarta, prende l’autobus 2857, diretta a casa.
Si siede in una fila centrale, ma quando dopo poche fermate sale un passeggero bianco, il conducente le chiede di alzarsi per lasciargli il posto, come impongono le regole. Rosa le regole le conosce bene: i neri siedono dietro, i bianchi davanti, mentre i posti centrali sono misti e si possono usare solo se tutti gli altri sono occupati, ma la precedenza spetta sempre ai bianchi.
«No» risponde Rosa, militante dei diritti civili in un’associazione afro americana, lei non intende alzarsi. Quel rifiuto la trasforma in un’eroina dei diritti dei neri, impegnati nella lotta contro la segregazione che opprimeva l’Alabama e altri Stati del Sud, diventando il propellente dello storico boicottaggio dei bus a Montgomery guidato da Martin Luther King.
E’ in libreria in questi giorni una grapich novel edita da Becco Giallo che ne ripropone la storia.
Ho raccolto qualche considerazione dall’autrice e dal disegnatore.
Mariapaola Pesce, genovese classe 1965; dopo il liceo classico e studi in lettere moderne ha lavorato come responsabile settore ragazzi della libreria di famiglia. Qui ha cominciato a tenere i primi con corsi di formazione per aspiranti scrittori. Dopo una lunga parentesi come formatrice e coach aziendale, è tornata al primo amore, dedicandosi stavolta alla scrittura. Per Becco Giallo ha scritto una biografia a fumetti di Angela Davis.
1. Il racconto è avvincente, documentato e insieme ricco di fantasia, incorniciato da un viaggio nel traffico cittadino di un ragazzo dei nostri giorni che ascolta il racconto di un un taxista anziano protagonista delle vicende passate. Perché raccontare Rosa Parks oggi?
In parte perché in Italia la sua figura è molto ben narrata in albi e biografie per bambini, mentre per adulti c’è poco, se non niente addirittura. Ma soprattutto perché in questo momento più che mai ho la sensazione che la strada che ha intrapreso sia ben lontana dall’essere arrivata a destinazione. Il movimento dei Black Lives Matter non dovrebbe avere ragione di esistere, se la battaglia che lei e i sui compagni e il reverendo King hanno combattuto anni fa fosse stata vinta…e invece ci troviamo ancora ad assistere a ingiustizie, violenze, incomprensioni e sopraffazioni, che trovano nuove giustificazioni: ci vogliono testimonianza e memoria, per mantenere sempre viva l’attenzione su temi così importanti.
2. Il racconto mette in luce che la vittoria di Rosa Parks non è solo frutto dell’azione di una donna straordinaria. È l’intera comunità afro americana che si schiera con lei e partecipa alla rivendicazione. Oggi la causa ambientale ha raccolto grande adesioni soprattutto tra i giovani. È davvero un’arma formidabile l’unità di intenti?
Di certo lo è stata all’epoca di Rosa, o durante la resistenza in Italia: tante persone si sono unite sotto un ideale, hanno lottato insieme per un risultato collettivo…In generale la forza del gruppo è enorme, moltiplica quella del singolo e ne potenzia il risultato. Oggi mi spaventa un po’ il fatto che dietro a tanti movimenti siano intuibili interessi economici: la difesa del clima diventa bandiera per vendere prodotti e servizi, apparire più che agire… E anche i movimenti politici spesso sono agglomerati di singoli che non rinunciano ad essere protagonisti a scapito dell’ideale. Resto però convinta che l’unità di intenti abbia un potere incredibile!
3. “Siate amorevoli abbastanza da assorbire il male e comprensivi abbastanza per trasformare un nemico in un amico”. Così scrive Martin Luther King in una lettera ai cittadini neri di Montgomery nel 1956, quando ci si preparava a usare, per la prima volta, autobus non segregati.È stata la non violenza a cambiare l’America. La scintilla accesa da Rosa Parks è diventata un incendio…Secondo te è ancora oggi adeguata la non violenza come metodo di lotta?
Io ne sento un gran bisogno: trovo che viviamo in un’epoca in cui la comunicazione è spesso estremamente aggressiva quando non addirittura violenta. Raramente parliamo di “difendere” qualcosa, di “tutelare”, ma di “combattere contro”; usiamo espressioni come “asfaltare” per intendere prevalere su persone che non la pensano come noi, creando una immagine così cruda e ostile…Se offriamo anche solo verbalmente immagini del genere, creiamo una mentalità violenta, che può tradursi in comportamenti irragionevoli e incontenibili. La non violenza offre lo spazio per la riflessione e il dibattito, per fare pulizia tra le cattive e false informazioni e i pregiudizi e per l’ascolto delle richieste di tutte le parti in causa!
4. Nei tuoi incontri coi ragazzi di oggi trovi passione per le “nuvole parlanti” e il loro volto attuale di grapich novel?
Sì! Sono abituati a coniugare immagini e parole, consumano video, film, serie tv. E sono molto più curiosi, appassionati e avidi di letture di quanto crediamo…e non cercano solo evasione o leggerezza!
Matteo Mancini milanese, classe 1994, dopo il liceo artistico frequenta il corso di illustrazione e fumetto tenuto da Max Bertolini (disegnatore presso Sergio Bonelli Editore) e poi comincia a fare pratica partecipando a concorsi, realizzando immagini e grafiche di locandine e manifesti per vari committenti, copertine e illustrazioni per piccole produzioni indipendenti. Nel 2017, per il cinquecentenario della Riforma Protestante, realizza una mostra di 10 illustrazioni esposta in Piazza Cordusio a Milano, raffigurante i personaggi principali. Si reca poi in Costa d’Avorio per documentare a fumetti la prima inaugurazione ufficiale di un progetto di rafforzamento ospedaliero in vari paesi africani e realizza le illustrazioni del libro Una Divisa per Nino.
1. Come è nata la tua passione per il disegno e l’illustrazione dei fumetti?
Disegno da quando ho memoria, i miei genitori raccontano che scarabocchiavo quando ancora mi esprimevo a versi! Ho sempre amato e disegnato fumetti e, sin da bambino, sapevo di voler fare il fumettista. Con gli anni, esplorando le varie possibilità che il disegno poteva avere in ambito editoriale, ho scoperto anche i libri illustrati: un modo diverso di narrare tramite le immagini, ma comunque appassionante e stimolante. Mi piace tenermi attivo su entrambi i fronti!
2. Personalmente riconosco molta originalità al tuo tratto perché “riempie” la pagina col colore e l’uso accorto delle sfumature. Quanto studio hai dovuto mettere per arrivare a trovare una strada così convincente?
Anzitutto ti ringrazio per queste belle osservazioni! In realtà sono completamente autodidatta per quanto riguarda l’utilizzo del colore, gli studi sul disegno che ho fatto si sono focalizzati perlopiù sull’utilizzo del bianco e nero, ma certi criteri di equilibrio, composizione, lettura dell’immagine ritengo siano universali. Ho cominciato a sperimentare con il colore appassionandomi ai lavori di Gipi, Manuele Fior (che mi ha ispirato nell’utilizzo della tempera a guazzo, che ho utilizzato per Rosa Parks), Simone Rea e molti altri!
3. Ti sei misurato con una storia di razzismo, non violenza, lotta per i diritti civili, emancipazione femminile e sociale…come hai “vissuto” le lotte che ti hanno chiesto di disegnare?
Nel corso degli anni sono diventato più sensibile a queste tematiche, anche grazie all’ambiente delle chiese protestanti (che frequento) dove le figure di Rosa Parks e Martin Luther King (entrambi protestanti) e la loro causa è molto sentita. Penso, più in generale, che ricordare l’esempio di questi personaggi sia cruciale oggi, in un mondo in cui la comunicazione social estremizza ogni concetto, divide le persone, elimina il dialogo e il confronto.
4. Una parola ai tuoi fans. Cosa bolle in pentola tra i tuoi impegni futuri?
Attualmente sto lavorando per la seconda volta con Francesca La Mantia al suo nuovo libro illustrato che, stavolta, parlerà di mafia, sempre per Gribaudo Editore. Sento un po’ di responsabilità perché è un racconto che porta la testimonianza della lotta di personaggi realmente esistiti e spero di rendere giustizia a questa storia!
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