Diritti
La Lega trapiantata al Sud riscopre il maschilismo in stile ventennio
In quel di Crotone, con l’8 marzo in avvicinamento, la Lega Giovani Salvini Premier, ossia l’indigenato scelto per fare la guardia canina al verbo antimeridionalista (pardon, sovranista), ha colto al volo l’opportunità per avvertirci su come noi tutti dovremmo concepire il ruolo della donna nel 2019. E lo ha fatto con un manifesto intitolato “8 Marzo: chi offende la dignità della donna?”. Suddiviso in 7 pratiche risposte, l’una più sensazionale dell’altra.
Eccone qualche assaggio: “Chi sostiene una cultura politica che rivendica una sempre più marcata e assoluta autodeterminazione della donna che suscita un atteggiamento rancoroso nei riguardi dell’uomo”; “Chi contrasta culturalmente il ruolo naturale della donna volto alla promozione e al sostegno della vita e della famiglia”; “Chi strumentalizza la donna, come anche i migranti e i gay con finalità meramente ideologiche”; eccetera.
In sostanza, gli sbarbatelli leghisti del Mezzogiorno, che ne sanno a pacchi di storia, politica ed emancipazione femminile, c’hanno ricordato che quel relitto fascistoide chiamato “argomentazione dell’angelo del focolare” può tornare di grande attualità, anzi, deve. E questo perché l’autodeterminazione, cioè la facoltà di disporre autonomamente della propria vita, andrebbe a ledere la dignità della donne.
Tradotto nell’unica formula che padroneggiano: aiutiamole a casa loro, magari barricandole; che scodellino figli e non rompano i coglioni; ecc.
Per i più attenti, una concezione della dignità femminile già in nuce nell’attacco di Massimiliano Galli – consigliere comunale leghista della scuola di Terni – alla cantante Emma Marrone, rea di aver detto durante un suo concerto “aprite i porti!”: “Forse faresti bene ad aprire le tue cosce facendoti pagare, per esempio”.
“Un’iperbole” a parere dell’ottimo Galli. Una scherzosa iperbole per ricordare a Emma Marrone la sua vacanza dalla Dignità, quella rigorosamente in maiuscolo, distillata dalle fulgide menti leghiste. La stessa Dignità inseguita con coraggio da tutti i meridionali (ex discriminati?) devoti al nuovo corso salviniano. I quali, non a caso, l’hanno teorizzata.
In tal senso, trattandosi di terra pitagorica, potremmo definire questo revival dell’angelo del focolare come l’effetto della trasmigrazione dell’immondizia. Una reincarnazione (non la prima…), sin troppo somigliante, della miseria culturale del ventennio, quando anche l’immondizia viaggiava puntualissima: “Le donne sono angeli o demoni, nate per badare alla casa, mettere al mondo figli e portare le corna”. Considerazioni vintage che la stragrande maggioranza delle donne non vedeva l’ora di riscoprire, ne siamo certi.
Ma, in tutto ciò, come ha reagito la politica di vertice?
Così Salvini: “Non ne sapevo niente e non ne condivido alcuni contenuti. Lavoro per la piena parità di diritti e doveri per uomini e donne, per mamme e papà”. Quali siano poi i contenuti non condivisi non ci è dato saperlo.
Così le pentastellate delle alte sfere (dopo un’attenta valutazione costi-benefici, supponiamo): “Scioccante, ci riporta indietro di decenni”; “Sembra di ritornare nel Medioevo o leggere un manifesto dei fondamentalisti islamici. Tutto questo non è nel contratto di governo”. A quanto pare i rigurgiti fascisti di una sezione locale della Lega non erano previsti dal contratto di governo…
Considerazione finale: quel che più preoccupa di questa immondizia è la sua libera e spensierata circolazione, lo sdoganamento, l’assenza di una stigmatizzazione unanime, il pensarsi a suo agio.
Considerazione finale numero 2: nel 2019 e alla luce di quanto impunemente accaduto, abbiamo la sensazione (ma è solo una sensazione eh) che a offendere la dignità della donne non sia tanto l’emancipazione femminile, bensì, tutt’al più, l’eventuale sostegno alla Lega.
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