Diritti
La classe dei cretini di Ernesto Galli Della Loggia
Ernesto Galli della Loggia ha trovato il modo, sul Corriere della Sera del 12 gennaio, di suggerire la formazione di “classi per cretini”, nella scuola italiana, visto che “il mito dell’inclusione” ha prodotto “il risultato che conosciamo”, sul cui reale significato di una simile espressione Della Loggia sorvola, dando per scontato che tutti capiamo cosa intenda (quella italiana è una cattiva scuola che sforna cattivi studenti, I guess).
Nell’editoriale dal titolo “La strana amnesia sulle mire di Tito, la falsa inclusività della scuola”, Galli della Loggia sembra infatti scandalizzato dal fatto che in Italia “convivono regolarmente, accanto ad allievi cosiddetti normali, ragazzi disabili anche gravi con il loro insegnante personale di sostegno (perlopiù a digiuno di ogni nozione circa la loro disabilità), poi ragazzi con i Bes (Bisogni educativi speciali: dislessici, disgrafici, oggi cresciuti a vista d’occhio anche per insistenza delle famiglie) e dunque probabili titolari di un Pdp, Piano didattico personalizzato, e infine, sempre più numerosi, ragazzi stranieri incapaci di spiccicare una parola d’italiano”.
A questo punto, direi che la soluzione al problema sia solo quella di tornare alle classi differenziali, abolite da un governo democristiano, l’Andreotti III, grazie alla legge 517 del 4 agosto 1977, che permise ai ragazzi “in situazioni di handicap” – poi la definizione è cambiata – di accedere alle scuole elementari e medie come tutti i loro coetanei, senza finire nelle scuole speciali dov’erano destinati secondo la legislazione precedente.
Proviamo quindi a immaginare di mettere in pratica quello che di fatto suggerisce Galli Della Loggia nel suo articolo: prendiamo tutti i ragazzi che appartengono al suo lungo elenco di cretini, aggiungiamoci gli stranieri che non parlano bene l’italiano (chi decide se lo parlano bene? Mah..), li espelliamo dalle sezioni dove ci sono dei ragazzi normali (normali, in che senso? Mah…) e li spostiamo tutti nelle sezioni dedicate ai cretini (anche nella stessa scuola, per non perdere troppo tempo).
Facciamo l’appello in ogni sezione “normale” e chiamiamo ad alta voce i cretini, che si devono alzare in piedi, lasciare la loro classe e raggiungere le nuove sezioni loro dedicate, così da non disturbare i normali processi di apprendimento dei ragazzi normali (sempre ammesso che sia possibile trovare una definizione condivisa di “normale”). Che cosa succederà ai ragazzi che verranno espulsi dalle sezioni per ragazzi normali?
So qual è la risposta, perchè ho potuto conoscere due allievi (ebrei) della scuola romana di Via Celimontana, che venne frettolosamente organizzata dalla comunità ebraica di Roma per accogliere i ragazzi espulsi dalle scuole pubbliche italiane dopo le leggi razziali del 1938. Frequentavano tutti e due il liceo Visconti di Roma, e nel settembre del ’38 venne impedito a entrambi di tornare a scuola. Furono, in parole povere, separati dai loro compagni di classe, che non potevano più neanche frequentare. Certo, non erano cretini certificati da un BES (Bisogni Educativi Speciali), erano solo “ebrei”, fatto che oggi non porterebbe mai a un’espulsione dalla scuola, ma allora venne loro impedito di frequentare il liceo a cui erano iscritti.
La scuola differenziale (per ebrei) di Via Celimontana non bastò a rimediare al lutto dell’espulsione, e uno dei due ragazzi, che oggi ci ha lasciato, mi raccontò come tutta la sua vita fu improntata al senso di esclusione nato dalle leggi del Duce, che avevano colpito dei ragazzi innocenti che nulla sapevano delle teorie sulla razza di Mussolini. Peppino, questo era il suo nome, è rimasto un uomo triste per tutta la sua vita, camminava addirittura con la schiena piegata, come se dovesse nascondersi sotto il peso della vergogna di essere ebreo.
Ma Ernesto Galli Della Loggia non è antisemita, per carità, lui propone solo di dividere il grano dalla pula, i “normali” dai cretini, gli italiani dagli stranieri che parlano male la nostra lingua, per concentrarli (immagino) in classi dove degli insegnanti esclusivamente dedicati a loro spiegheranno i programmi con la lentezza necessaria (forse anche a voce più alta, dovessero mai esserci dei sordastri nelle classi in questione), fin dalla prima elementare, senza far perdere tempo prezioso ai ragazzi delle classi per “normali”, che potranno finalmente seguire i programmi con la giusta accelerazione, senza il rischio di rallentare per colpa della zavorra che dovrebbero portarsi dietro.
Mi piacerebbe far sapere a Galli Della Loggia che in Italia esistono già delle classi differenziali per cretini, dove abbondano tra l’altro le bocciature: gli istituti tecnici e professionali. Gli vorrei ricordare che il Ministro Valditara ha già pensato ai suddetti ragazzi, che frequentano scuole di serie B, abbassando la durata degli studi da cinque a quattro anni, e sottraendo 400 ore allo studio per mandarli a lavorare in fabbrica (gratis), grazie ai cosiddetti PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento).
La scuola italiana è in rivolta, soprattutto i professori, che hanno capito come ci sia poco da guadagnare (anche per loro) nelle scuole per cretini: meno ore di lezione = meno professori.
Ma in fondo è meglio così: che i cattivi studenti non perdano tempo sui libri quando il loro destino è già scritto. Che vadano subito a lavorare, senza farci perdere altro tempo (a noi che siamo normali).
P. S.
Io non sono normale, perché sono dislessica, quindi avrei fatto la fine di Peppino.
P. S.
Se la scuola italiana ha cattivi risultati nei test internazionali OCSE-PISA, smettiamo di darne la colpa agli studenti, ma indaghiamo invece le ragioni degli scostamenti tra le valutazioni internazionali e quelle offerte dai nostri insegnanti. Com’è possibile che un ragazzo con un pessimo punteggio nell’INVALSI prenda 100 e lode alla maturità? Non bisognerebbe esaminare le ragioni per cui gli insegnanti sbagliano così clamorosamente a valutare i loro studenti? Soprattutto quando questi “errori di valutazione” sono concentrati in aree specifiche del paese? E non dovrebbe essere questo il VERO lavoro del Ministero dell’Istruzione?
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