Costume

La Chiesa non è omofoba. E nemmeno io a pensarci bene

20 Ottobre 2015

Negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare sulle questioni legate alla famiglia, alla sessualità ed al gender. Anche a sproposito e con un atteggiamento di forte preconcetto verso la Chiesa Cattolica, che è arrivato in alcuni casi a screditarla come istituzione di carattere universale, caratteristica che richiama in maniera evidente il suo stesso nome. Ma ci sono stati due sinodi importanti sul tema della famiglia, uno dei quali tuttora in corso. E c’è un Papa che sta restituendo all’istituzione ecclesiastica quella credibilità che essa aveva perso in seguito a vicende sullo stile di Vatileaks. Allora atei, agnostici, non credenti e disillusi in generale hanno deciso di darsi un gran bel d’affare nel gettare addosso alla Chiesa un’immagine che più retrograda non si può. Forse la Chiesa stessa, a dire il vero, da parte sua, in qualcosa ha pure ecceduto, vedi la storia dell’ideologia del gender, ideologia che forse non è mai stata teorizzata nei termini in cui la declama la Chiesa o che comunque non sembra emergere in maniera così evidente come alcuni sostengono per esempio a proposito della recente riforma sulla ‘buona scuola’. E anche questo, compresa però anche un po’ di confusione sui termini, ha contribuito evidentemente a gettare un altro po’ di benzina sul fuoco.

Ma andiamo ai fatti più recenti. Sulla sessualità il pensiero del Vaticano è ben noto da tempo. Basti vedere alle voci ‘contraccezione’ e ‘fecondazione artificiale’. Sul gender invece la questione è molto più nebulosa. Perché il termine fa riferimento al dibattito sul genere. Ma la questione sembra essere improvvisamente esplosa verso pratiche, giudicate ovviamente pericolose, di educazione alla sessualità in cui si andrebbe ad affermare la parità di genere fino al punto di considerare completamente fungibili il ruolo dell’uomo e della donna. Quindi, stando così le cose, avere genitori dello stesso sesso per un bambino che differenza fa??? Fino all’estremo di considerare il genere disponibile e modificabile da parte della persona stessa, in una sorta di autodeterminazione creaturale che suscita ovviamente forti perplessità. Ne sono seguite varie segnalazioni di testi scolastici in cui questo interscambio di ruoli maschio/femmina è teorizzato per i più piccoli con disegni esemplificativi di coppie felici della loro omosessualità. Quindi, al di là di tutte le estremizzazioni, qualcosa sta avvenendo. E la Chiesa, in questo caso giustamente, cerca di fare da argine, in quanto essa interpreta il suo ruolo di guardiano dei valori tradizionali in maniera estensiva, spingendosi anche oltre alle sole questioni di fede. Questo perché la Chiesa stessa nel suo magistero si rifà ad un’idea di ordine naturale che sarebbe insito nella creazione stessa di cui l’uomo in primis deve essere custode.

I fondamenti dell’esistenza di un ordine naturale delle cose risalgono alla filosofia aristotelica. In Aristotele il termine “natura” non indica ciò che fanno gli animali o ciò che avviene nella natura. La natura è il principio, presente in ogni cosa, quindi anche nella persona umana, che guida la crescita e lo sviluppo della realtà in cui è presente, mirando a raggiungere il fine che è proprio di quella determinata realtà. Nel caso della persona umana, essendo essa non solo corpo ma anche spirito, e quindi ragione, agire secondo la propria natura significa raggiungere il fine che è conforme alla propria natura razionale. Fa da cappello a tutto questo ragionamento il fatto che secondo la legge naturale i fini della sessualità umana sono due: procreativo e unitivo. Va da sé che il fine procreativo nell’ambito dell’omosessualità non può essere raggiunto. E livello unitivo la Chiesa Cattolica comunque ha sempre distinto tra tendenza omosessuale e pratica omosessuale, condannando come peccato non tanto la tendenza, quanto la pratica dell’omosessualità. Ma come d’altronde ha sempre condannato, coerentemente, come ‘poco consoni’ nelle coppie eterosessuali i comportamenti sessuali che fossero del tutto estranei al fine procreativo. In entrambi i casi si è venuta poi ad imporre una modernità nei costumi sessuali su cui la Chiesa stessa si sta interrogando proprio anche con il sinodo in corso in questi giorni, se non altro per avviare al suo interno un dibattito più moderno di quanto si possa comunemente pensare.

D’altronde il sacramento del matrimonio fa parte di quel depositum fidei su cui si regge tutto l’insegnamento della Chiesa. Per cui nel diritto canonico vengono elencate le caratteristiche necessarie affinché il matrimonio canonico sia valido. Esso infatti deve essere eterosessuale (tra uomo e una donna), uno (cioè che respinga ogni forma di poligamia o di poliandria), indissolubile (quindi, che escluda ogni forma di divorzio) e fecondo (ovvero, aperto alla trasmissione della vita). Ora, quando queste caratteristiche sono rispettate un matrimonio è valido e – se celebrato, nelle forme previste dal diritto canonico, tra due battezzati cattolici – è ipso facto anche un sacramento. Ecco, partendo da questo, qualsiasi accusa di omofobia alla Chiesa risulta pretestuosa, perché il tema dell’omosessualità dal lato del matrimonio canonico è sicuramente irricevibile per motivi quanto mai ovvi. Altro discorso è aprire la pastorale ordinaria della Chiesa anche alle persone omosessuali ed avviare con loro un dialogo. Non è da escludere che accanto alla famiglia tradizionale oggi si possa parlare di ‘famiglie’ di varia tipologia. Le ragioni della convivenza sono comuni a tutti e nessuno, nemmeno la Chiesa, vuole negare niente a nessuno. Senza contare che i suoi pronunciamenti dovrebbero valere e importare solo a coloro che si professano cattolici, in quanto aderenti e convinti di appartenere alla Chiesa di Roma. Fuori da questa cerchia risulta assai strano qualsiasi accanimento contro un messaggio che è fortemente indirizzato ad educare coloro che cercano nella migliore tradizione cattolica una norma di vita. Che poi questo messaggio, data la sua universalità, possa fare bene anche oltre questa cerchia naturale non è assolutamente da escludere.

A questo punto il concetto di omofobia per come viene utilizzato dalla propaganda ateista e agnostica è errato. Ed è errato perché la Chiesa non ha paura degli omosessuali. Se è vero che ci sono due tesi che mirano alla legittimazione dell’omosessualità, in nessuno dei due casi mi sembra che si possano ravvisare motivi di omofobia da parte della Chiesa. La prima tesi la possiamo definire “genetica”, la seconda “culturale”. La prima afferma che nell’omosessualità ci sarebbero fattori genetici. Ma è una tesi facilmente confutabile. Infatti, diversi studi scientifici escludono la possibilità di una causa biologica dell’omosessualità. La seconda tesi è quella espressa dalla cosiddetta ideologia di genere. Si tratta di una teoria che afferma che il genere non sarebbe né naturale né legato all’identità sessuale. La società imporrebbe agli uomini di comportarsi in un determinato modo e avere determinati gusti e alle donne di comportarsi in maniera differente e avere altri gusti. Insomma, questi gusti e comportamenti non avrebbero nulla di radicato nell’identità sessuale delle persone. Secondo i sostenitori di questa ideologia, i generi sarebbero cinque: maschile, femminile, omosessuale, bisessuale, transgender e l’uomo sarebbe moralmente autorizzato a scegliere e a cambiare il proprio genere. Bene, in entrambi i casi credo che sia fuori luogo parlare di paura verso l’omosessualità. Queste ‘accuse’ a volte sono state rivolte anche a me personalmente quando in alcuni post sui social network ho condiviso articoli o posizioni che ha espresso la Chiesa su questi argomenti e che condivido. E allora non è solo la Chiesa ad essere ‘pericolosamente’ omofoba, ma anche il sottoscritto e tutti coloro che a quel pronunciamento prestano consenso. E siamo visti come mine vaganti!!!

Allora vi spiego perché nemmeno io mi sento omofobo e perché queste accuse non fanno altro che creare confusione e sono allo stesso tempo causa di divisione. Il primo motivo è puramente concettuale. Se dobbiamo definire alcuni termini come ‘matrimonio’, ‘famiglia’, ‘sessualità’ e ‘fecondità’ non possiamo non tenere conto del fatto che la filiazione è un atto naturale che deriva dall’unione di un uomo e di una donna. I due unendosi possono procreare e generare una famiglia. Questo ordine naturale delle cose è talmente insito nella natura umana che niente dall’esterno, fortunatamente, è in grado di poterne modificare il corso. Il secondo è dialogico ed è legato al fatto che con tutte queste istanze poste dalla modernità la Chiesa è necessariamente in dialogo perché è il suo stesso ‘spirito’ a metterla in questa posizione. Eventuali resistenze curiali o dell’establishment poco possono rispetto a questa forza trascendente che la anima nel suo profondo. In terzo luogo la Chiesa è fatta di tanti uomini di buona volontà che sono i suoi presbiteri, i suoi vescovi, il Papa e tutti i battezzati che ne fanno parte. Gente che culturalmente è anche robustamente formata per affrontare un dialogo di questo tipo. A dire il vero l’unico grande timore che può albergare all’interno di questa realtà in continuo divenire che è la Chiesa è il sacro timore per la libertà dell’uomo. Quella libertà che facilmente l’uomo stesso può arrivare a tradire perché a noi uomini non tutto è consentito, ci sono dei limiti posti dalla nostra naturale condizione di finitudine. Violarli non è solo pericoloso ma anche stupido. Ecco, allora io non mi ritengo uno stupido e credo che l’unica strada verso un nuovo umanesimo possa partire solo da questo immenso depositum fidei che ci offre la Chiesa stessa. E credo che ogni serio dibattito, oggi, non possa che cominciare da qui.

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