Diritti
Iran: Asra, picchiata a morte a 16 anni perché non ha cantato l’inno
L’odore del sangue innocente, anche se si tenta di camuffarlo con la fragranza posticcia dell’indifferenza e dell’ipocrisia, continua a seguirci e a pervadere le nostre narici, la nostra anima
In Iran e in molte altre regioni del Medio-Oriente, gli ultimi decenni, sono trascorsi in un silenzio quasi surreale, mentre il numero delle morti innocenti, massacrate in nome di una prevaricazione maschilista malata, continuava a salire esponenzialmente.
E, quando le donne, ormai al limite delle forze, hanno deciso di provare a mettere fine ad una agonia esistenziale, in cui il destino è tristemente segnato solo per il fatto di nascere in una Terra tanto noverca, eppure bellissima, la coda demoniaca della tirannide minacciata, per paura di essere cancellata, ha cominciato ad agitarsi con tutta la perversione e brutalità di cui è capace.
Le proteste coraggiose, la determinazione e la voglia di lottare per vivere con dignità, delle giovanissime donne iraniane, hanno coinvolto il resto del mondo che, nel passato, si è macchiato di un crimine assai grave, quale è l’indifferenza di stare a guardare, giudicare laconicamente e poi, comodamente, volgere lo sguardo altrove, credendo di godere di una sorta di immunità contro la barbarie.
L’eco della voce straziata delle donne dell’Iran, che rivendicano il loro diritto ad esistere, incute paura agli orchi, denominati Ayatollah, e così, continuano ad ordire trappole per zittire chi grida il suo coraggio, restringendo in un carcere una promettente atleta, rea di non aver indossato il velo mentre scalava in una competizione agonistica, e a giustiziare perfino una studentessa di sedici anni, Asra Panahi, picchiandola a morte mentre era a scuola, solo per non aver voluto cantare l’inno in onore del sultano arido e con il cuore intriso di sangue, che impone il rispetto di un protocollo infernale. Le forze di polizia hanno fatto letteralmente irruzione durante le lezioni, chiedendo alle studentesse presenti di cantare una lode all‘Ayatollah Khamenei. Al rifiuto di Asra di altre studentesse, le autorità hanno iniziato a picchiare le giovani in maniera così violenta da farle finire in ospedale, dove Asra è morta.
Già, 16 anni ed una vita tutta da percorrere, da riempire e colorare di sogni, speranze, traguardi, sentimenti ed emozioni. Nel liceo femminile Shahed ad Ardabil (Iran nord-occidentale) che frequentava, Il sindacato degli insegnanti ha raccontato il pestaggio, mentre le autorità negano spudoratamente, nella stessa identica maniera del caso di Masha Amini. Sale a 215 il bilancio delle vittime a causa della furia ceca di questi signori armati di follia.
Ma, la vergona per antonomasia, proviene dall’impenetrabile velo di omertà e menzogne che i funzionari diplomatici ed istituzionali iraniani continuano a stendere per coprire lo sterminio al femminile che perpetrano da anni ormai, e soprattutto, costringendo i familiari delle giovani uccise, come lo zio di Asra, a sostenere in tv che la morte della nipote sarebbe da imputare ad una malformazione cardiaca congenita.
La persecuzione sembra essere rivolta esclusivamente contro lo strato più istruito ed in evoluzione del tessuto sociale iraniano come quello delle studentesse, arrivando ad organizzare vere e proprie spedizioni punitive. Le immagini che ritraggono ragazze che protestano contro una dittatura teocratica ed insensibile sono tantissime, e questa è la minaccia più concreta e pericolosa che possa esistere per un Governo che è l’ombra di sé stesso, zeppo di crimini commessi e privo di coscienza civile. Intanto, le insegnanti hanno chiesto a gran voce le dimissioni del ministro dell’Istruzione Yousef Nouri. Mentre le piazze dell’Iran continuano a bruciare, giovani donne a morire e la nostra lingua…a tacere!
L’odore del sangue innocente, anche se si tenta di camuffarlo con la fragranza posticcia dell’indifferenza e dell’ipocrisia, continua a seguirci e a pervadere le nostre narici, la nostra anima.
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