Diritti

Perché l’Egitto ha scarcerato Patrick Zaki?

8 Dicembre 2021

Urla di gioia e abbracci. Patrick Zaki è finalmente libero. O meglio. Scarcerato ma ancora in attesa del processo, visto che non è stato assolto dalle accuse mosse dal governo egiziano. È comunque una buona notizia e la fine – per il momento, ma speriamo per sempre – di un calvario durato 22 mesi, in cui il ricercatore è stato recluso in Egitto, prima nel carcere di Tora al Cairo e poi a Mansura. La prossima udienza è fissata il 1° febbraio 2022 e fino a quel giorno Zaki non dovrà presentarsi neanche per l’obbligo di firma. Al netto del giustificato entusiasmo per la sorte dello studente di Bologna, che ora avrà davanti almeno un paio di mesi più tranquilli, ci si interroga sul tempismo della decisione dei giudici egiziani. Perché è arrivato ora, dopo quasi due anni di rinvii, il via libera alla scarcerazione di Zaki? Quanto è servito il lavoro della diplomazia italiana? Quali potrebbero essere le conseguenze? Certezze, ovviamente, non ce ne sono. Ma si può provare comunque a rispondere a queste domande.

Il trattato del Quirinale

L’asse politico Italia-Egitto, ormai è risaputo, è incrinato da tempo e non solo per il caso del ricercatore arrestato. Nonostante questo, i rapporti commerciali ed economici non si sono interrotti come nel caso dell’industria della Difesa, su cui tanto è stato scritto. Ma la scarcerazione sembra essere un gesto politico, che può essere ricondotto al più recente grande evento politico e internazionale che ha coinvolto il nostro Paese: il Trattato del Quirinale. L’intesa tra Roma e Parigi, siglata il 26 novembre da Mario Draghi ed Emmanuel Macron, tra le diverse conseguenze, ha avuto infatti quella di avvicinare i rispettivi interessi nel contesto del Mar Mediterraneo, o quantomeno allineare gli interessi italiani a quelli francesi. Negli ultimi anni i due Paesi hanno avuto pesanti disaccordi in politica estera e in alcuni casi si sono trovati l’una contro l’altra su dossier spinosi, tra tutti quello libico. Ora gli occhi dei due Paesi europei sembrerebbero puntati, grazie anche al Trattato del Quirinale, contro l’altro attore mediterraneo con ambizioni da superpotenza della regione, ovvero la Turchia, che – guarda caso – è ai ferri corti proprio con l’Egitto. Non è azzardato, quindi, pensare che dietro la decisione dei giudici egiziani su Zaki possa aver inciso questo fattore.

L’Italia e il futuro di Zaki

Il lavoro della diplomazia di Roma ha sicuramente aiutato. Al processo erano presenti due funzionari italiani che sono stati ringraziati da Patrick Zaki e dal padre per l’impegno del nostro Paese nel raggiungimento di questo primo obiettivo. Così come l’opinione pubblica italiana grazie ad associazioni e comuni, ha sempre continuato a tenere alta la guardia sul caso dello studente. Tramite una nota di Palazzo Chigi, Draghi ha espresso soddisfazione per la scarcerazione del ragazzo, sottolineando come la vicenda sia stata sempre seguita con la massima attenzione del governo italiano. Un lavoro che dovrà continuare, soprattutto in vista di febbraio.

Sul futuro di Zaki e sulle conseguenze possibili si sa ancora poco. Non è certo il giorno del suo rilascio e rischia ancora una condanna a cinque anni di carcere per un articolo scritto per denunciare le condizioni della popolazione copta in Egitto, rimarcando le colpe di Abdel Fattah Al-Sisi. C’è per esempio chi chiede all’Italia di trasferirlo all’interno della propria ambasciata egiziana, in modo da precludere alle forze di polizia del Cairo di riportarlo in carcere tra qualche settimana. Nei prossimi giorni probabilmente emergeranno più dettagli, e magari qualche condizione per cui è avvenuto questo rilascio. La speranza è che si tratti di un vero passo in avanti nelle relazioni tra Italia ed Egitto, che magari possa coinvolgere – in positivo – anche il caso di Giulio Regeni, il ricercatore ucciso dai servizi egiziani, su cui proprio il governo di Al-Sisi ha fatto calare un velo di omertà sui responsabili, ostacolando il lavoro della magistratura italiana.

(Fonte immagine: Egyptian Initiative for Personal Rights)

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