Costume
Il cyberbullismo e il bullismo
In cosa consiste la cura per chi si è ammalato, quali sono le premure necessarie alla guarigione? Dagli angoli stretti in cui abbiamo posizionato le nostre vite, le vite degli altri ci appaiono perfette, senza incrinature. Un bicchiere sbeccato di cui mostriamo solo il lato intero, la fragilità la copriamo, basta passarci una striscia di colla e la fessura si rimargina. Pronto all’uso successivo, magari non è il bicchiere che posizioneremo avanti nella cristalliera, lo metteremo un po’ in disparte, ma perché privarsene se serve al nostro scopo?
Ci sono stati momenti nella mia vita in cui sono giaciuta in un letto, immobile, presa da ansie, sconforto, incapacità di immaginarmela una vita. Un torpore fisico che nasceva da una sofferenza dell’animo, dalla mancanza di senso che rende tutte le giornate le stesse. La morte è un pensiero che ha pervaso la mia vita a lungo, soprattutto perché è stata preceduta da una lunga malattia. Mi ha logorata. Mi aveva logorato già il mio rapporto che richiedeva una dose di pazienza che non avevo più, mi ha logorato il suo abbandono, forse l’ennesima fuga da un dolore che lui non ha mai affrontato, la lunga malattia e morte della madre. Il mio non l’ha digerito, ha preferito consegnarmelo completamente, come un peso che non gli apparteneva, una volontà di prendere le distanze da una vita in cui sentirsi libero, distanza da quel vincolo che avrebbe comportato responsabilità.
Forse è per questo che si scrivono poesie per riversarci dentro mancanze, amputazioni, affetti persi, delusioni. Per un uomo la poesia è vaneggiamento da cortigiana, occupazione di donne che non hanno niente da fare nella vita. L’insegnante moderno non è altro che l’istitutrice che un tempo dava lezioni ai figli delle famiglie ricche. L’empatia e i miti greci diventano, allora, un libro che vendiamo in una libreria che è la copertura di misfatti che riguardano letti e b&b, le panchine letterarie sono l’avamposto di incontri combinati dove poter fregare e sfregare corpi smaniosi, i vestiti bianchi indossati sono un capo talmente logoro dopo i tanti risciacqui a cui sono stati sottoposti.
La nostra colazione a base di caffè molto schiumato o macchiato include l’ipocrisia di chi vende libri che trattano di pietà umana, soccorso ai migranti, lavoro operaio, mentre l’unica opera che siamo capaci di edificare è un altare perenne alla menzogna, all’accondiscendenza a cattive abitudini che schiacciano doti umane.
Una persona guarisce attraverso la cura, quella cantata da Battiato, non quella battuta attraverso attacchi d’odio, parole ostili, diffamazioni. Usare la verga era un metodo educativo utilizzato per un’educazione siberiana, nella realtà le persone si rompono, cadono a pezzi. La violenza è la violazione di ogni codice etico e umano, è lo zelo con cui si continua a bullizzare persone su un social, ad aprire vecchie ferite.
La pace presuppone il dialogo e il confronto, la ricerca di una via di convergenza di interessi reciproci, sapere usare le parole, non copiandole dai libri all’occasione, saperle dosare e contestualizzarle in modo appropriato. Le scelte paradossali sono un ombrello che possono riparare nel breve tempo, ma poi come tutti i prodotti di cineseria, mostrano le loro falle al soffiare di venti più forti o giornate di sole intenso.
Chi ha sempre deriso gli altri e si è scelto una vita comoda, ha un orologio che batte sempre la stesso tempo, frequenta camere a ora perché ha reso il comodato d’uso la strategia attraverso cui si serve di un bene a tempo determinato. Cerca di evadere dalla mediocrità della vita che si è scelto, quella in cui non è facile respirare. Tenta di liberarsi dalla corazza che ha dovuto indossare per aderire all’ordine e evitare di mostrarsi nella sua nudità, affacciandosi dalla sua bella “Camera con vista”. Un romanzo di Forster bellissimo, per chi i libri è abituati solo a venderli e cibarsi con toast, esiste una versione filmica.
Nelle aziende si lanciano marchi, non marchette, curando la linea pubblicitaria in modo accurato, lavorando sulla psicologia dell’eventuale consumatore, rendendo il prodotto da inserire sul mercato, appetibile. Il brand, non ha nulla a che fare con il banditismo. Se volessi promuovere una linea di cosmesi, sarebbe opportuno mostrare un canotto poggiato sulla testa di una donna che sconsolata vede l’amore allontanarsi, una frequentatrice di boschi che cura bene le sue curve, perché si sa, essere amanti dell’alta velocità aggiunge sale alla vita.
Contenuti forti, crimini violenti, efferatezze e situazioni macabre, non restano contenuti arginati dalla pellicola televisiva, le serie tv creano dipendenza, non annoiano e possiamo a nostro piacimento inserirci colpi di scena, trovate, che lascerebbero senza fiato il più accanito dei cinefili.
La rete, dice molto di noi, dice così tanto che spesso datori di lavoro controllano profili facebook per farsi un’idea della psicologia dell’utente. Esiste un confine tra la realtà e il gioco, tra finzione e lesione, tra scherzo e massacro, un confine evidente che non può essere sommerso.
Il lavoro culturale, è quel lavoro che fa emergere temi che ci sembrano scontati, ma che purtroppo ancora oggi sono di pregnante attualità perché ancora oggi la donna riveste un ruolo subalterno che l’immaginario di un uomo vuole ancora costretta ad assumere posizioni supine.
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