Diritti

Sinigallia (Arca): “La tragedia degli ucraini durerà più della guerra”

5 Aprile 2022

La guerra in Ucraina non si ferma. Cresce l’emergenza umanitaria, sono molte le organizzazioni che si stanno mobilitando per portare il loro sostegno rispondendo alla numerose esigenze e ai bisogni della popolazione colpita dal conflitto. Si va dalla raccolta di materiali e beni di prima necessità, all’assistenza sanitaria, alle campagne di raccolta fondi, all’accoglienza di profughi.  Tra queste Fondazione Progetto ARCA da sempre in prima linea sui temi di solidarietà e accoglienza non poteva far mancare il suo apporto. Incontro il Presidente Alberto Sinigallia nei locali messi a disposizione dalle Ferrovie dello Stato della Stazione Centrale di Milano, dove è stato attrezzato il punto di accoglienza per accogliere i profughi vittime della guerra.

In cosa consiste la vostra missione in Ucraina?

Abbiamo diviso gli aiuti in Ucraina in tre fasi. La prima attività si è svolta sul territorio ucraino, al suo interno e negli immediati confini. Abbiamo aperto e attrezzato un centro in Romania per accogliere oltre 10 mila persone in uscita per un primo intervento, le stesse poi hanno proseguito il viaggio con i pullman, per raggiungere le diverse destinazioni che li ricongiungessero alle loro famiglie. In questo momento stiamo intervenendo all’interno dell’Ucraina sia dalla parte rumena sia dalla parte polacca, lì stiamo montando tende e strutture da 500 a 1.000 metri quadrati, dando da mangiare a oltre 2.000 persone al giorno e da dormire a 300 persone circa. Tenete presente che in una piccola città da 200 mila abitanti ai confini con la Romania, ci sono almeno 120 mila sfollati, persone scappate dalle città bombardate e distrutte, ma che non vogliono allontanarsi troppo con la speranza di rientrare nel loro Paese al termine del conflitto. Distribuiamo cibo e bevande calde alle persone che si trovano in coda per ore al freddo ai valichi di frontiera. In Italia invece nell’hub della Stazione Centrale di Milano ci dedichiamo alla primissima accoglienza per le persone appena arrivate prostate dal viaggio. Dopo il ristoro, devono sottoporsi al tampone e al controllo vaccinale; la maggior parte purtroppo sono vaccinate con il vaccino sputnik non riconosciuto in Europa. Qui in una settimana sono arrivate già più di 1.000 persone, questo spazio è stato appositamente creato come centro di prima accoglienza e successivo  smistamento delle persone. Alcune di loro procedono il viaggio in Europa la maggior parte raggiungono parenti e amici in Italia, altre vengono destinate ai centri di accoglienza. Per questo stiamo aprendo dei centri residenziali da 30, 40 posti letto dove le persone stazioneranno per pochi giorni, in attesa che la Prefettura le  prenda in carico o che si ricongiungano con le loro famiglie. Nella nostra Abbazia di Mirasole, e in un paio di altri nostri centri in città, abbiamo messo a disposizione oltre 50 posti per l’accoglienza a lungo termine, per un periodo medio lungo, 6 mesi, un anno, a persone che qui in Italia non hanno nessuno e decideranno se ritornare in Ucraina o rimanere nel nostro Paese. Questo in sintesi quello che sta facendo Fondazione Progetto Arca per l’emergenza Ucraina.

Quali sono state le fasi dell’organizzazione?

La prima fase è stata logistica. A sole 72 ore dall’inizio della guerra avevamo già pronti nei nostri magazzini, tende, brandine, sacchi a pelo, il tutto è stato caricato su 5 convogli che sono arrivati a Siret in Romania, ai confini con l’Ucraina. Da lì uscivano migliaia di persone al giorno. La grande quantità di merci e di beni di prima necessità ci ha costretto ad affittare dei magazzini sul posto, precisamente uno in Polonia e uno in Romania, in zone a ridosso del confine con l’Ucraina. C’è poi il problema della lingua, gli ucraini non parlano inglese, avevamo la necessità di avere interpreti che ci permettessero di comunicare con loro. È più facile trovare un ucraino che parli italiano piuttosto che inglese. Altra cosa importante è l’organizzazione di tutte le persone, si tratta di volontari, infermieri, medici, psicologi, non dimentichiamoci che molti bambini sono stati vittime di traumi, molti hanno perso tutto, amici, famiglia, la casa e necessitano di un assistenza particolare. L’organizzazione sul personale diventa fondamentale.

Hub Sottopasso Mortirolo – Stazione Centrale Milano

Qualche numero (soldi raccolti, beni portati al confine, n° convogli, persone che siete riusciti ad aiutare… )

Molte aziende e molti privati hanno risposto alle richieste di aiuto, tutto quello che facciamo viene offerto gratuitamente grazie al contributo dei sostenitori, parliamo di 200-300 mila euro da parte dei cittadini e altrettanti offerti dalle aziende. Con le aziende cerchiamo di fare programmi a medio lungo termine, con Ikea ad esempio stiamo approntando un’intera palazzina che sarà in grado di ospitare una ventina di mamme con bambini e molte di queste avranno poi la possibilità di lavorare presso la loro sede di Corsico. Stiamo portando al confine, con una certa frequenza, decine e decine di tir, ognuno di questi carica dalle 12 alle 20 tonnellate di merci. L’altro ieri è partito dalla fiera di Milano un convoglio di otto tir diretto alla fiera di Varsavia, luogo che accoglie oltre 10.000 persone al giorno, di questi, sette sono di Fondazione Progetto Arca e contengono beni di prima necessità, pannolini, omogenizzati, tantissimi generi alimentari. Ci sono circa 10 milioni di sfollati in Ucraina, di questi, 2 milioni hanno varcato il confine, i restanti sono ancora all’interno di scuole, ospedali, strutture diverse e hanno come primaria necessità quella di alimentarsi.

Come proseguirà la missione in Italia?

Finita la guerra, terminerà questa fase di primo soccorso che stiamo facendo ora, in gran parte qui nell’hub del sottopasso Mortirolo della Stazione Centrale. Si passerà poi ad un’accoglienza nei nostri centri per periodi brevi o più lunghi in caso di particolari necessità. In Polonia siamo molto attivi sia all’esterno sia all’interno del confine, con tende e cucine mobili in grado di servire fino a 2.000-3.000 pasti al giorno. Si tratta di strutture mobili che potranno essere rimosse e montate nuovamente nelle zone che necessiteranno della ricostruzione una volta terminata la guerra.

Hub Sottopasso Mortirolo – Stazione Centrale Milano

Terminata la guerra, invece, la missione in Ucraina continuerà? Come?

Questa a mio avviso sarà la parte più complicata perché terminerà la fase emotiva, si spegneranno i riflettori e l’Ucraina non occuperà più così intensamente gli spazi mediatici. Da lì partirà la complicata fase di ricostruzione di molte città completamente distrutte, un’economia da rifondare, ci vorranno anni per questo. Come sai la nostra mission è sui senza dimora, sulla povertà e sul primo intervento, il nostro pay off è “il primo aiuto sempre”, noi ci siamo mossi rapidamente ma non siamo una ONG e non ci stabiliremo in Ucraina in modo continuativo, noi interveniamo nella fase iniziale, lo abbiamo fatto in Africa, in Siria, in situazioni di guerra dove poi intervengono i governi e le ONG con tempi burocratici molto più lunghi. La nostra è un’organizzazione piccola snella e veloce che ha tra i suoi punti di forza la velocità di intervento. In ogni caso in Ucraina ci saremo fin quando ci sarà bisogno, ma in genere le fasi di ricostruzione non appartengono a noi ma ai governi con l’aiuto delle ONG. Colgo questa occasione per esprimere un sincero ringraziamento a tutte le aziende che ci hanno aiutato e a tutti i sostenitori privati, oltre ai volontari e a tutti i nostri dipendenti che hanno duplicato il loro lavoro. Le cose che abbiamo fatto, non avendo uno staff dedicato, sono il frutto dell’opera di volontari e collaboratori che avevano già delle mansioni che in ogni caso andavano comunque svolte. Chi restava doveva coprire ruoli e compiti di chi si era recato nei luoghi di guerra lavorando il doppio del solito. E’ chiaro che la guerra continua e la nostra attività non si ferma per cui mi appello a chi ci legge per continuare a sostenerci.

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